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Se i guariti possono vaccinarsi entro un anno, perché il green pass scade dopo sei mesi?

Il messaggio che arriva dal Governo è chiaro, e dice così: in teoria tu che hai avuto il Covid puoi vaccinarti entro un anno dalla guarigione, in pratica, però, se non ti vaccini entro sei mesi da quando ti sei infettato, resti senza green pass. Urge un chiarimento

di Sabina Pignataro

Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto che impone l’obbligo di vaccinazione per i lavoratori della scuola, dell’università e le Rsa; mentre la Camera ha votato sì alla conversione in legge del decreto che ha introdotto la certificazione verde su ampia scala, (quello del 23 luglio scorso entrato in vigore il 6 agosto).

Tra le novità contenute nel documento che ora passa all’esame del Senato ci sarebbe l’allungamento a dodici mesi della validità del green pass italiano per chi ha completato il ciclo vaccinale e per i guariti da Sars-CoV-2, a patto, però, che questi ultimi si siano vaccinati (basta una sola dose).

Per i guariti non ancora immunizzati, invece, la validità del green pass resta di sei mesi.

Tuttavia, questa scelta appare incoerente. Proviamo ad analizzarne il motivo:

Fino al 22 di luglio le linee guida ministeriali raccomandavano ai guariti di immunizzarsi a distanza "di almeno tre mesi ma non oltre i sei dalla data di guarigione". Il governo italiano, in linea con quanto previsto dal EU digital COVID certificate (il certificato europeo che facilita gli spostamenti tra gli Stati Membri europei), aveva per tanto previsto che il green pass fosse valido fino al 180esimo giorno dalla data del primo tampone positivo, a prescindere da quanto tempo fosse durata l’infezione. (Cioè, anche se una persona si fosse infettata a aprile, e fosse guarita a luglio, il suo green pass sarebbe scaduto comunque a ottobre).

A luglio però lo scenario è cambiato: visto il parere del Comitato tecnico scientifico, il Ministero della Salute, con una circolare firmata dal direttore generale Gianni Rezza, ha aggiornato le indicazioni chiarendo che per i guariti "è possibile considerare la somministrazione di un'unica dose di vaccino purché venga eseguita preferibilmente entro i 6 mesi dall'infezione e comunque non oltre 12 mesi dalla guarigione".


Lo sottolineiamo: per valutare qual è la finestra utile entro la quale vaccinarsi si conta dal giorno in cui si è guariti, mentre per verificare la durata del green pass si conta dal giorno dell’infezione.

Proseguiamo.

Nonostante questo aggiornamento, la validità del green pass è rimasta invariata per tutta l’estate. E anche in questi giorni, in cui i politici e i membri del Cts discutono su eventuali modifiche, resta uguale.

Il messaggio che arriva dal Governo è chiaro, e dice così: in teoria tu guarito puoi vaccinarti entro un anno da quando sei guarito, in pratica se non ti vaccini entro sei mesi da quando ti sei infettato, resti senza green pass e sei fritto. Il ché significa che a te sono interdetti i luoghi chiusi come ristoranti, musei, piscine e palestre; significa che se sei un docente non puoi insegnare e se hai bisogno di entrare in ospedale non lo puoi fare, se non sottoponendoti a tampone.


La domanda allora è questa: per quale motivo ai guariti è data la possibilità di vaccinarsi entro un anno, se poi non possono avere il green pass?


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