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Il robot riabilitativo che arriva a casa e supera i limiti della pandemia

La Fondazione e l’Università Campus Bio-Medico con Heaxel hanno avviato uno studio sperimentale - finanziato da Lazio Innova - per la tele-riabilitazione robotica domiciliare tramite icone che permetterà ai pazienti con esiti di ictus di ricevere terapia robotica riabilitativa direttamente al proprio domicilio, supervisionati dai propri familiari e monitorati in tempo reale da specialisti e sensori multiparametrici

di Redazione

È stata avviata con successo la collaborazione tra Fondazione Don Gnocchi (Fdg), Università Campus Bio-Medico di Roma (Ucbm) ed Heaxel per la qualificazione della prima piattaforma per la teleriabilitazione domiciliare di pazienti con esiti di ictus tramite il sistema robotico intelligente icone.

Inserito nell’ambito della Smart Specialisation Strategy Regionale (S3 – Biorobotica per la riabilitazione) per la business & life continuity e co-finanziato dall’Unione Europea tramite Lazio Innova, lo studio sperimentale, intende consentire a coloro che vivono una situazione di fragilità di ricevere terapia robotica riabilitativa direttamente al proprio domicilio in maniera sicura, efficace e stimolante grazie alla supervisione dei propri familiari (caregiver, in presenza), al controllo degli specialisti della riabilitazione (da remoto, grazie a device mobili) e all’ausilio dei dati raccolti in tempo reale da un set di sensori.

Un progetto che premia la complementarietà e le collaborazioni positive tra le varie realtà dell’équipe al fine di superare alcuni dei limiti imposti dalla pandemia in corso.

«La situazione che abbiamo vissuto ha di fatto impedito a molti pazienti cronici di svolgere fisioterapia in struttura per quasi un anno. Se avessimo potuto disporre di una piattaforma come questa, cruciale per superare i limiti del distanziamento sociale, molti non avrebbero registrato una perdita sensibile dei risultati ottenuti. Chi non dispone di un arto funzionale dovrebbe sempre continuare la riabilitazione per mantenere la mobilità dell’arto perché l’attività di mantenimento è importante tanto quanto quella del recupero», ha commentato la dottoressa Irene Aprile, medico responsabile del Centro S. Maria della Provvidenza e direttore del Dipartimento di Riabilitazione Neuromotoria della Fondazione Don Carlo Gnocchi.

Lo studio ha previsto il coinvolgimento di una ventina di pazienti in un periodo complessivo di 6 mesi.

Il setting prevede, da una parte, la somministrazione della terapia tramite il robot icone sviluppato da Heaxel e, dall’altra, l’integrazione di dispositivi mobili (tablet e smartphone) al fine di consentire al terapista della Fondazione di visualizzare in tempo reale le prestazioni dei pazienti come fosse in presenza e correggerli qualora opportuno. Completano il quadro la sensoristica integrata di icone e il kit di sensori indossabili predisposto da Ucbm (dai sensori di monitoraggio dei parametri fisiologici, quali battito cardiaco, frequenza respiratoria, e impedenza galvanica fino ai sensori magneto-inerziali per il monitoraggio della cinematica articolare durante l’esercizio riabilitativo). Un setting che permetterà all’équipe multi-disciplinare di selezionare il protocollo ottimale per il tele-consulto e la tele-riabilitazione da effettuare, a regime, con il solo robot riabilitativo icone senza la supervisione da remoto.

«Tutti i dati delle sessioni di terapia vengono quindi raccolti su cloud: in tempo reale quelli dei sensori integrati in icone e a inizio e a fine trattamento quelli acquisiti dai sensori indossabili», ha aggiunto la prof. ssa Loredana Zollo di Ucbm. «Questi, unitamente al feedback visivo del terapista, consentono di valutare in maniera oggettiva lo stato fisiologico e le prestazioni motorie del paziente, di modulare il trattamento riabilitativo e di adattare sempre più il robot al paziente che può, in ogni momento, comunicare eventuali difficoltà o affaticamento nello svolgimento della terapia».

Un setting sperimentale innovativo a cui icone, più di altri strumenti, si presta molto bene poiché progettato appositamente per trattamenti riabilitativi a domicilio non solo in modalità sincrona, come si è soliti fare in struttura, ma anche asincrona. Anche quando il terapista non dovesse presiedere a tutte le sedute, il paziente potrà infatti fruire comunque del programma stabilito dallo specialista e della supervisione del caregiver.
Il robot icone, trasportabile e compatto, all-in-one e plug-and-play, consente infatti un contatto fisico limitato e può essere utilizzato da pazienti che presentino un deficit motorio dell’arto superiore, una spasticità non grave e che siano in grado di interagire col robot mentre a video vengono illustrati i movimenti da svolgere sotto forma di giochi interattivi (exergames, exercise + videogames).

«Lo studio rappresenta in ottica futura una grande opportunità per la terapia domiciliare con assistenza a distanza e apre la strada a un accesso più paritario a questo tipo di prestazioni», ha commentato Filippo Lorenzi, ceo di Heaxel. «Basti pensare alle difficoltà che può incontrare un paziente che risiede in un piccolo paesino di provincia, lontano dai principali centri medici, così come chi vive in una città come la Roma metropolitana, dove gli spostamenti richiedono molto tempo. L’ingresso del robot nelle case dei pazienti rappresenta un cambiamento davvero significativo poiché in futuro tutti avranno la possibilità di usufruire di trattamenti di questo tipo superando le diseguaglianze tra le diverse regioni e aree geografiche».

Immagini da Ufficio stampa