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Per una scuola aperta al mondo

Oggi si parla moltissimo di Educazione alla Cittadinanza Globale, con il rischio che questa sia una vetrina piena solo di belle parole e buone intenzioni. Le ong da trent'anni fanno attività di educazione allo sviluppo nelle scuole d'Italia: un'esperienza che permette di ideare co-progettazioni che partono dalla profonda conoscenza del territorio e dai reali bisogni

di Alessandra Botta

Da oltre trent’anni le ONG e le organizzazioni di cooperazione e di solidarietà internazionale affiancano ai loro interventi nei Paesi più svantaggiati attività di educazione allo sviluppo sul territorio italiano. Nel tempo, le attività si sono svolte negli ambiti più diversi, ma un impegno costante è stato certamente quello con le scuole, da quelle dell’infanzia all’Università.

Il documento “Strategia italiana per l’Educazione alla Cittadinanza Globale – ECG”, del 2018, firmato da Ministero degli Affari Esteri, Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e Ministero dell’Ambiente in collaborazione con la società civile e numerosi altri enti che si occupano di educazione e di istruzione, indica in modo chiaro come intendere l’educazione alla cittadinanza globale e quali strategie e strumenti applicare per realizzarla.

L’obiettivo della Strategia è molto chiaro: «una società complessa e interdipendente pone a cittadine e cittadini sfide in continuo mutamento in relazione alle conoscenze, capacità, valori e atteggiamenti che favoriscano un mondo sostenibile, equo e inclusivo». Sempre di più la capacità di “vivere insieme” ed essere solidali deve essere sviluppata attraverso la conoscenza e la comprensione degli altri e della loro storia, delle loro tradizioni e dei loro valori spirituali, e deve riconoscere come elemento fondante delle società di cui faranno parte le giovani generazioni e quelle future, la nostra crescente interdipendenza: i rischi e le sfide che da tempo siamo chiamati ad affrontare, devono necessariamente portare l’umanità ad attuare progetti comuni.

Oggi con la più adeguata definizione, Educazione alla Cittadinanza Globale, la nostra esperienza maturata collaborando con scuole, amministrazioni pubbliche, associazioni, cittadini permette di ideare co-progettazioni che partono dalla profonda conoscenza del territorio e dai reali bisogni. Ci piace sottolineare la nostra provenienza dalla cooperazione internazionale: la cultura globale applicata ai territori, il rispetto e il coinvolgimento e la promozione dei partner locali, l’incontro tra diversi, l’ascolto di tutti gli interlocutori. Tutto questo applicato alla relazione con le scuole e il territorio, che sono da considerarsi sempre strettamente connessi, acquista un valore, a nostro giudizio, irrinunciabile.

Ci sembra oggi indispensabile contribuire alla crescita di una mentalità collettiva che riconosca come l’incontro tra culture diverse sul nostro territorio sia ormai una realtà irreversibile: una visione del mondo basata sul rispetto e sul dialogo tra gli uni e gli altri, attraverso conoscenze e “contaminazioni” che danno spesso risultati inaspettati.

I nostri interventi hanno una caratteristica territoriale molto marcata: elemento che non costituisce certo una contraddizione con l’apertura verso mondo, dal momento che anche “a casa nostra” la cultura della conoscenza dell’ “altro” e dell’accoglienza ha le connotazioni più diverse. Comprenderne a fondo le caratteristiche politiche e sociali, costituisce un elemento basilare per poter calibrare gli interventi in modo adeguato e duraturo nel tempo, in grado di modificare, passo dopo passo, atteggiamenti che respingono o che sono indifferenti a quanto accade al di fuori del proprio ambito ristretto.

Non parliamo solamente di immigrazione, ma sempre più spesso di seconde e terze generazioni, italiani di fatto, ma con tradizioni familiari che hanno il diritto di poter tutelare e raccontare, che porta nelle scuole tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazze provenienti da luoghi “altri”, con cui relazionarsi, e che permette di affrontate i tanti temi globali, che non possono essere affrontati in modo “autarchico” dai singoli Stati, come la pandemia di Covid ci ha dimostrato! Parliamo di ambiente, di salute, di Agenda 2030, ma anche, e soprattutto, di diritti umani e di pace.

La scuola è il luogo ideale per leggere e connettere il mondo: ci sono gli alunni, le famiglie, la possibilità di formarsi, inseriti in un territorio con i propri cittadini, in relazione con le istituzioni e, grazie agli strumenti digitali utilizzati bene, si possono raggiungere grandi risultati. A questo riguardo le ONG, collegate con il mondo, possono offrire una formazione di alto livello.

È del tutto evidente che per affrontare nella scuola argomenti che sconfinano così tra il sociale e il politico, la relazione con insegnanti, dirigenza scolastica e genitori diventi di fondamentale importanza, pena il creare nei ragazzi pericolosi conflitti tra scuola e famiglia, o comunque con il loro mondo di riferimento. Nella relazione soprattutto con gli insegnanti e con la dirigenza scolastica si gioca quasi tutto il successo dei nostri interventi. Si tratta di una relazione che ha molto a che vedere con le nostre metodologie negli interventi di cooperazione internazionale: si tratta di progettare insieme, non di presentare pacchetti preconfezionati, neppure quelli che in altri contesti hanno funzionato con successo.

Come si diceva più sopra l’analisi del contesto sociale ha una importanza decisiva, che può avvenire solo con una conoscenza profonda dell’ambiente in cui i bambini e i ragazzi si muovono. Noi possiamo essere portatori di metodi e strumenti, che vanno però adattati e fatti propri dal mondo circostante, e non certamente “calati dall’alto”.

In questo modo sarà possibile far vivere ai più giovani esperienze che li possano aprire al mondo e renderli consapevoli che i grandi temi oggi sul tavolo sono globali.

Dall’incontro e dal confronto con gli insegnanti e i dirigenti più sensibili è possibile creare interventi di ampio respiro, di durata pluriennale e possibilità di diffusione sempre più ampia. In questo modo l’“educazione alla cittadinanza globale” diventa parte integrante dell’apprendimento, un elemento trasversale e non un corpo estraneo, estemporaneo, che scompare una volta terminato il progetto.

*Alessandra Botta per il Gruppo ECG – CoLomba
Rete delle organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionali della Lombardia

Foto Pexels


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