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Don Mazzi: «Caro Luca, bene il primo passo ma la strada è ancora lunga»

La lettera del presidente di Fondazione Exodus a Luca Morisi travolto dallo scandalo dei festini a base di droga nella villa del veronese: «Il primo passo lo hai fatto, ma sei ancora sul ciglio della stradina salviniana. Fai un salto e obbliga, chi ci sta, a ripulire l’intero quadro partitico degli ultimi decenni»

di Don Antonio Mazzi

Caro Luca, non tocca a me fare il prete veronese, perché lo ha già fatto il tuo cosiddetto capobastone Matteo, con un atteggiamento sorprendente e frutto, certamente, di interiorizzazioni dolorosamente fraterne che hanno suscitato in te il bisogno di ammissioni autentiche e faticosamente veritiere: “La vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo (la parola uomo la lascio scritta con tanta ironia ndr). Chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori… a tutte le persone che mi vogliono bene e a me stesso”.

I miei che hanno fatto cose simili, arrivano a perdonarsi dopo anni. Dico a perdonarsi, perché la scusa fa parte degli atteggiamenti ipocriti da sempre vissuti da loro. Mettendo, per cui, insieme la parola “bestia” alle altre tre parole – scusa, uomo e debolezza – la tua auto-confessione assume i toni del venerdì santo.

Per forza, quindi, l’indulgenza plenaria elargita dopo questa stralunante ammissione ci aiuta a collocare l’intero problema di tutti noi, della Lega e di te, dentro confini dai colori frammischiati a penombre tragicamente comiche.

Pensando, però, caro Luca, che tutto ciò avviene in campo politico, tutti, io per primo, facciamo fatica a lasciar correre sia il tutto gesto, ma soprattutto il gesto del tuo “capobastone”. Proviamo, invece, a capire insieme se da fatti simili possa uscire qualcosa di più pulito e di veramente quaresimale. Quando facciamo della cosa più importante per un popolo civile, un giochetto a guardie e ladri, usando un po' gli uni e un po' gli altri per scoprire dove sta la politica o meglio come viene intesa, non è sufficiente cancellare anni di Babele e di decapoli con due occhi stralunati e una faccia da trombato.

Il primo passo lo hai fatto, ma sei ancora sul ciglio della stradina salviniana. Fai un salto e obbliga, chi ci sta, a ripulire l’intero quadro partitico degli ultimi decenni. Una Italia così, non può vivere per molto tempo sulle spalle di Draghi. E se l’Italia riuscisse a ripescare le sue pagine veramente democratiche, eroiche e popolari, le spalle le avrebbe per cambiare. Poichè le mani, i piedi, il cuore siamo noi, se non c’è riuscito il Covid, potremmo riuscirci uno alla volta ciascuno di noi. Le pagine storiche di Lucio Quinzio Cincinnato, da contadino riccioluto delle bestie e cipolle, ritornato alle Aule del Senato romano, potrebbero riaprirsi.

*Don Antonio Mazzi, fondatore e presidente di Fondazione Exodus

Credit Foto Facebook


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