Cooperazione & Relazioni internazionali

“L’Europa agisca subito per il reinsediamento dei rifugiati afghani a rischio”

Alla vigilia del summit dei leader europei sulla crisi afghana del 7 ottobre, Oxfam insieme ad altre organizzazioni umanitarie chiede l’accoglienza di almeno 36mila profughi nei Paesi Ue entro il 2022 e un piano straordinario che preveda canali complementari sicuri per i tanti in cerca di salvezza nei Paesi confinanti. All’Italia si chiedono procedure efficaci per l’accoglienza dei profughi che arriveranno

di Redazione

I leader europei agiscano immediatamente per reinsediare nei Paesi dell’Unione i profughi afghani a rischio, aiutando concretamente i Paesi al confine che si stanno facendo carico dell’accoglienza di chi è fuggito dall’Afghanistan in cerca di salvezza. È questo l’appello lanciato da Oxfam insieme ad altre organizzazioni umanitarie (International Rescue Committee, Norwegian Refugee Council, JRS Europe, Refugees International, Comisión Española de Ayuda al Refugiado [CEAR], Child Circle, Danish Refugee Council, European Evangelical Alliance, Red Cross EU Office, Kids in Need of Defense [KIND], Amnesty International), alla vigilia del summit sulla crisi in programma il 7 ottobre. «L’Europa deve tenere fede agli impegni presi dopo il ritiro dello scorso agosto dal Paese, senza voltare le spalle al destino dei profughi afghani», ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le crisi umanitarie di Oxfam Italia. «Chiediamo che ci si attivi immediatamente per il reinsediamento, entro il prossimo anno, di almeno 36mila rifugiati a rischio, che sono già identificati dall’Unhcr, e dei tanti che si trovano negli stati alla frontiera con l’Afghanistan. Questa è l’unica soluzione per offrire un futuro a chi è già fuggito e consentire un’accoglienza dignitosa a chi lascerà il Paese nei prossimi mesi» .

Le organizzazioni firmatarie dell’appello chiedono infatti di accompagnare il reinsediamento dei profughi con il potenziamento di canali legali, che consentano a più persone possibile di mettersi in salvo in Europa.
«In aggiunta alle quote di rifugiati per cui sarà previsto il reinsediamento nei Paesi Ue, è fondamentale estendere meccanismi che prevedano un uso flessibile dei ricongiungimenti familiari, il rilascio di visti umanitari o per motivi di lavoro e studio, e l’introduzione di schemi di community sponsorship» aggiunge Pezzat.i «Senza queste misure, in tanti nei prossimi mesi saranno costretti a lunghissimi viaggi verso l’Europa alla mercé dei trafficanti di esseri umani, costretti a rischiare la vita ancora una volta».

In una nota l’organizzazione sottolinea come cruciale che “queste iniziative sono misure aggiuntive, che non devono essere utilizzate dagli Stati come pretesto per sottrarsi all’impegno sulle quote per il reinsediamento. Allo stesso modo è fondamentale che ai profughi afghani sia garantito un accesso pieno e trasparente alla procedura di asilo una volta arrivati in Europa”.

«Questi canali di ingresso complementari non possono sostituire il diritto di afghani e altri richiedenti asilo di cercare protezione in Europa, indipendentemente da come vi siano arrivati», conclude Pezzati. «Tutte le richieste di asilo respinte che riguardano cittadini afghani devono essere riesaminati con urgenza, i rimpatri devono essere formalmente sospesi in linea con il principio di non-refoulement e qualsiasi ostacolo posto all’accesso alle procedure di asilo o all’accoglienza in Europa deve essere indagato e sanzionato dalle istituzioni dell'Ue. Nelle ultime settimane, la Commissione europea, il Parlamento europeo, le regioni e le città, la società civile hanno mostrato solidarietà ai rifugiati afghani, i leader europei facciano altrettanto».

Infine all’Italia – a seguito della prima riunione del Tavolo di coordinamento istituito dal Governo sulla crisi afghana – Oxfam e le altre organizzazione chiedono «che strutturi una rapida collaborazione tra il Ministero degli Interni e quello degli Esteri, affinché vengano definite procedure operative efficienti in grado di rispondere ai bisogni delle persone vulnerabili che devono arrivare nel nostro Paese».

In apertura un'immagine di Moria – Lesbo photo credits Violeta Dimitrakopoulou-Oxfam


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