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Il Nobel per la Pace va a due ai giornalisti che si battono per la libertà di espressione

Sono Maria Ressa (Filippine) e Dmitry Muratov (Russia). «Un giornalismo libero, indipendente e basato sui fatti serve a proteggere dall'abuso di potere, dalle bugie e dalla propaganda di guerra. La libertà di espressione e la libertà di informazione sono prerequisiti cruciali per la democrazia e proteggono dalla guerra e dai conflitti. L'assegnazione del premio Nobel per la pace a Ressa e Muratov vuole sottolineare l'importanza di proteggere e difendere questi diritti fondamentali». Nel mondo, nel 2021, 24 giornalisti uccisi

di Redazione

Va ai giornalisti che si battono per la libertà di espressione, precondizione di pace duratura, il premio Nobel per la pace 2021. Il Nobel è stato assegnato a Maria Ressa e Dmitry Muratov, «per la loro coraggiosa lotta per la libertà di espressione nelle Filippine e in Russia». Il comitato del Nobel, nella motivazione del premio, citano «i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una precondizione per la democrazia e la pace duratura» e il fatto che essi «sono i rappresentanti di tutti i giornalisti che si battono per questo ideale in un mondo in cui la democrazia e la libertà di stampa affrontano condizioni sempre più avverse».

Maria Ressa, classe 1963, vive nelle Filippine, denunciando gli abusi di potere, l'uso della violenza e il crescente autoritarismo. Nel 2012, ha co-fondato Rappler, una media company digitale per il giornalismo investigativo, che ancora dirige. Come giornalista e CEO di Rappler, ha dimostrato di essere un impavido difensore della libertà di espressione. Rappler ha preso fortemente posizione nella controversa campagna antidroga del regime di Duterte, che ha fatto così tanti morti – scrive il Comitato – «da far assomigliare la campagna a una guerra condotta contro la stessa popolazione del paese». Ressa e Rappler hanno documentato come i social media sono usati per diffondere notizie false, molestare gli oppositori e manipolare il discorso pubblico.

Dmitry Andreyevich Muratov, nato nle 1961, ha difeso per decenni la libertà di parola in Russia in condizioni sempre più difficili. Nel 1993 è stato uno dei fondatori del giornale indipendente Novaja Gazeta, gionale che ha diretto per 24 anni a partire dal 1995. Novaja Gazeta è il giornale più indipendente in Russia oggi: il giornalismo basato sui fatti e l'integrità professionale del giornale lo hanno reso un'importante fonte di informazioni su aspetti censurabili della società russa raramente menzionati da altri media, su argomenti che vanno dalla corruzione, la violenza della polizia, gli arresti illegali, i brogli elettorali e le "fabbriche di troll" all'uso delle forze militari russe sia dentro che fuori la Russia. Da quando è stato fondato, sei dei suoi giornalisti sono stati uccisi, compresa Anna Politkovskaja.

«Un giornalismo libero, indipendente e basato sui fatti serve a proteggere dall'abuso di potere, dalle bugie e dalla propaganda di guerra. Il Comitato norvegese per il Nobel è convinto che la libertà di espressione e la libertà di informazione aiutino a garantire un pubblico informato. Questi diritti sono prerequisiti cruciali per la democrazia e proteggono dalla guerra e dai conflitti. L'assegnazione del premio Nobel per la pace a Maria Ressa e Dmitry Muratov vuole sottolineare l'importanza di proteggere e difendere questi diritti fondamentali. Senza la libertà di espressione e la libertà di stampa, sarà difficile promuovere con successo la fraternità tra le nazioni, il disarmo e un migliore ordine mondiale per avere successo nel nostro tempo», si legge nella nota del Comitato dei Nobel.

Reporters sans frontières conta 24 giornalisti e 4 collaboratori uccisi nel mondo nel 2021 (i numeri più alti in Messico e India, 3 per paese) e oltre 450 persone imprigionate, nel mondo, in questo momento: 350 giornalisti, 97 citizen journalist e 13 collaboratori.

I ritratti sono di Niklas Elmehed © Nobel Prize Outreach.


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