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Atlantia, dieci giorni di volontariato pagati dall’azienda

La novità è prevista da uno specifico accordo firmato giovedì 7 ottobre da Atlantia e tutti i sindacati. Per ora l’intesa riguarda i circa 150 dipendenti della holding ma è intenzione del gruppo, che ha promosso l’intesa, favorire la sua estensione in tutte le sue società in Italia (13mila dipendenti) e all’estero. In allegato il testo dell'accordo

di Redazione

Fare volontariato pagati dall’azienda, senza perderci cioè un euro dallo stipendio. La novità è prevista da uno specifico accordo firmato giovedì 7 ottobre da Atlantia e tutti i sindacati. Per ora l’intesa riguarda i circa 150 dipendenti della holding ma è intenzione del gruppo, che ha promosso l’intesa, favorire la sua estensione in tutte le sue società in Italia (13mila dipendenti) e all’estero.

Un accordo unico nel suo genere che, è scritto nell'accordo firmato da tutti i sindacati, “è strumento di realizzazione di un modello cittadinanza attiva tra le lavoratrici e i lavoratori”, un punto di partenza, sostengono i sindacati, da estendere anche ad altri settori. È il segretario nazionale della Uiltrasporti, Marco Verzari, a sottolineare il significato dell'intesa raggiunta tra Atlantia e sindacati che riconosce ai dipendenti del gruppo fino ad ulteriori 10 giorni retribuiti per collaborare con associazioni, enti e istituti che svolgono attività benefiche caritatevoli, assistenziali, sociali, religiose, artistiche, culturali, sportive e ambientali. "L'accordo – dice Verzari – già nel nome mostra la sua importanza: è un nuovo modello di cittadinanza attiva. Di fatto, il lavoro già di per sé riveste una importanza fondamentale per la società e il fatto che lo si associ anche all'attività che le persone svolgono nella vita sociale del Paese è altrettanto fondamentale".

"L'accordo – sottolinea Verzari – mira proprio a questo consentendo alle lavoratrici e ai lavoratori di Atlantia di avere 10 giornate retribuite in più rispetto a quanto già stabilito dal contratto per potersi dedicare a una serie di attività nel sociale. E' un accordo unico nel suo genere ma propedeutico alla crescita di questa sensibilità perché la parola solidarietà non si traduca in elemosina ma sia un concorso comune al bene sociale. E' un punto di partenza importantissimo che va seguito anche in altri settori".

Al Corriere, Nicola Pelà, Human capital & organization director, dice: «Siamo i primi in Italia a fare una cosa del genere. Avremmo potuto deciderlo con un regolamento unilaterale – aggiunge – ma abbiamo voluto coinvolgere i sindacati, cui riconosciamo grande importanza. Con questa intesa, che spero si estenda progressivamente a tutti i dipendenti del gruppo, vogliamo che i valori che permeano il mondo non profit siano anche appannaggio del mondo profit. Infine, ci mettiamo in sintonia con i nostri dipendenti, che in un caso su tre hanno meno di 30 anni e sono molto sensibili ai valori espressi dall’azienda».

In allegato il testo dell'accordo


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