Cooperazione & Relazioni internazionali

Cooperazione pubblica allo sviluppo: usciamo dalla mediocrità

Link2007 invita il presidente Draghi e i ministri Di Maio e Franco a dare una svolta alla politica italiana, fin dal prossimo documento di bilancio, e a destinare lo 0,30% del reddito nazionale lordo alle politiche di cooperazione, ponendosi in linea con la media delle erogazioni dei paesi Ocse-Dac. L’Italia invece negli ultimi anni ha sempre più ridotto i fondi

di Redazione

Link 2007 rivolge un motivato e documentato appello (qui e in allegato in fondo pagina) al presidente Draghi e ai ministri Di Maio e Franco perché sia data una svolta alla politica di cooperazione internazionale per lo sviluppo fin dalla prossima legge di bilancio. Maggiore o minore cooperazione significa infatti maggiore o minore presenza solidaristica nel mondo, giustizia, opportunità di dialogo, rilevanza politica, partnership economica, peso sulle questioni globali, possibilità di accordi su materie di interesse reciproco e temi prioritari per la pace e la sicurezza.

L’Italia – si legge in una nota stampa – stenta a dare alla cooperazione internazionale una visione di lungo periodo, con precise programmazioni e con la strategia, lo slancio e l’impegno che sono richiesti dalle necessità e opportunità dei paesi partner e nostre: investimenti per la crescita e la qualità di numerosi e diversificati settori, infrastrutture, agricoltura sostenibile, settore manifatturiero, inclusione di genere, formazione, educazione, salute, digitalizzazione, rimozione di squilibri economici e sociali e più equa distribuzione delle risorse, transizione ecologica, riconversione del debito per garantire liquidità a paesi schiacciati dal suo peso, fiscalità. E tanto altro, per potere mettere a frutto le enormi potenzialità e capacità presenti in aree e paesi di nostro interesse e per realizzare, insieme e con pari dignità, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.

L’impegno finanziario dell’Italia – membro del G7 – per la cooperazione pubblica allo sviluppo (Cps) è appena sufficiente a mantenere uno stentato galleggiamento tra i sette grandi, posizionandosi al 10° posto tra i 30 paesi Ocse-Dac (che adottano principi, standard e obiettivi comuni nella Cps). Mentre in rapporto al Rnl si situa al 20° posto, dopo Paesi come Irlanda, Austria, Islanda, Ungheria, Nuova Zelanda, Spagna.

Invece di continuare la progressione per superare nel 2020 lo 0,30% del RNL raggiungendo la media delle erogazioni dei paesi Ocse-Dac come indicato dalla legge 125/2014, i fondi italiani hanno subìto un crollo che ha riportato la percentuale rispetto al RNL allo 0,22% sia nel 2019 che nel 2020 e probabilmente anche nel 2021. In parallelo sovrabbondano gli “impegni” governativi per un graduale aumento delle risorse fino a giungere allo 0.70% del RNL come concordato internazionalmente. Poca visione e coerenza politica: ne va della credibilità del nostro Paese.

Paesi Ocse-Dac per fondi destinati alla CPS in rapporto al RNL – Tabella elaborata da Openpolis su dati Ocse e Maeci (dal documento Link 2007)

Lo strumento multilaterale rappresenta il 73% della Cps complessiva (2020). Ma anche la restante parte bilaterale è spesso attuata attraverso organizzazioni e agenzie multilaterali, con lo strumento denominato cooperazione “multi-bilaterale”.
«In sostanza l’Italia tende a delegare la propria cooperazione internazionale per lo sviluppo, quella che la legge definisce parte integrante e qualificante della politica estera italiana», afferma il presidente Roberto Ridolfi. «La parte della cooperazione bilaterale dell’Italia basata sull’azione e l’incontro diretti, non mediati, nei Paesi in sviluppo, sulla conoscenza pluridecennale dei territori, delle comunità e realtà locali, oltre a rivelarsi meno costosa, coinvolge soggetti italiani della società civile, organizzazioni delle diaspore, università, enti regionali e territoriali, imprese che hanno saputo stabilire relazioni paritarie, durature e di reciproco interesse, risulta più efficace e i risultati sono verificati e valutati. Purtroppo, questa cooperazione bilaterale diretta rimane limitata ad un 5% della Cps complessiva. E ciò è chiaramente inaccettabile».

Per Link 2007 il multilateralismo rimane indubbiamente fondamentale di fronte a sfide globali che solo insieme, come comunità internazionale, possono essere affrontate pena l’irrilevanza delle risposte. L’Italia ha impegni multilaterali che deve onorare ma che non devono sostituire, come sta purtroppo avvenendo, le iniziative realizzate direttamente dai soggetti pubblici e privati italiani – da quel “sistema Italia” ripetutamente menzionato – nei Paesi in sviluppo con importanti e diffuse presenze particolarmente in Africa, nel Mediterraneo, nel Medio Oriente.

La cooperazione bilaterale diretta deve essere rafforzata non a scapito di quella multilaterale -conclude la nota – ma attraverso un significativo aumento delle risorse destinate alla Cps. La valutazione delle cifre riportate in dettaglio nel documento, deve informare la definizione della legge di bilancio. La Cps continuerà a non superare lo 0,22% del Rnl anche nel 2021. Per giungere allo 0,70% nel 2030, puntando seriamente agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, serve uno stanziamento nel 2022 pari allo 0,30% del Rnl, con una progressione annuale dello 0,05% fissata con norma di legge. Altrimenti continuerebbe a dominare l’incoerenza politica, come spesso nel passato.
È una sfida di alto valore politico che il Governo e il Parlamento devono saper raccogliere, passando finalmente dalle parole e dai solenni impegni, continuamente contraddetti, ai fatti, alla loro attuazione. In caso contrario rischiano di perdere il loro vero significato perfino le funzioni di ministro e di viceministro per la cooperazione internazionale e la visione e i contenuti della Legge 125/2014.

In apertura image by Charles Nambasi from Pixabay


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