Cooperazione & Relazioni internazionali

Minori stranieri non accompagnati, chi sono le famiglie dietro l’accoglienza

Grazie al progetto promosso e realizzato da Intersos, in collaborazione con Unhcr, 35 minori rifugiati potranno raggiungere il nostro Paese in maniera sicura, andare a scuola ed essere ospitati in famiglia. Due minori saranno accolti a casa di Alice Arpaia: «Siamo una famiglia di comunità, possiamo ospitare fino a 6 minori. Con i prossimi due arrivi saremo a 5. A volte ci chiedono “come fate?”. Come tutte le altre famiglie… solo ci mettiamo qualche settimana in più per comunicare nella stessa lingua», sorride

di Anna Spena

Tra qualche giorno a casa di Alice Arpaia e sui marito Federico arriveranno M ed A. Due dei 5 minori stranieri non accompagnati che sono già atterrati all’aeroporto di Torino lo scorso venerdì. M ed A sono tra i 35 selezionati del progetto “Pagelle in Tasca”, promosso e realizzato da Intersos, in collaborazione con Unhcr, che prevede l’ingresso in Italia con un visto per motivi di studio, a minori, originari del Darfur, Sudan, rifugiati in Niger.
Qui potranno continuare a studiare, e per farlo non dovranno rischiare la vita affidandola ai trafficanti per attraversare il Mar Mediterraneo. La borsa di studio di 12 mesi, i minori potranno conseguire la licenza media e successivamente scegliere se proseguire il proprio percorso nella scuola secondaria superiore o nella formazione professionale.

I primi 5 minori che sono già arrivati, finito il periodo di quarantena, saranno ospitati da famiglie affidatarie con un meccanismo di community sponsorship, che prevede anche il coinvolgimento di tutori volontari e del Comune di Torino oltre alle organizzazioni del privato sociale. Le famiglie riceveranno un supporto educativo, legale e psicologico.

«Siamo entusiasti e curiosi di questi nuovi arrivi», racconta Alice. «M ed A entreranno nel contesto variopinto della nostra casa». Alice e suo marito Federico, infatti, non sono nuovi all’accoglienza di minori. «Quando nel 2015 mori tragicamente il bambini Alan Kurdi, il vescovo di Torino fece un appello pubblico: “chi può apra la propria casa”. Noi non avevamo figli, e avevamo una casa grande. Ci siamo detti subito disponibili per accogliere ma immaginavo che sarebbe arrivato un adulto. Invece l’ufficio migranti della diocesi ci ha ricontattati dopo qualche settimana chiedendoci se fossimo disposti ad accogliere un minore non accompagnato. Così è arrivato a casa nostra il primo adolescente, ma dall’Albania».

Dopo quella prima accoglienza Alice e Federico hanno cambiato casa e hanno deciso di diventare una famiglia di comunità: «questo ci ha dato la possibilità si ripetere l’esperienza dell’accoglienza e farlo con più minori insieme, come una famiglia. Oggi in casa siamo cinque: io, mio marito, un ragazzo neo maggiorenne e due sedicenni. M ed A, che arriveranno tra qualche giorno, hanno entrambi 17 anni».

Le famiglie di comunità possono accogliere fino a sei minori: «non è sempre facile, non è tutto facile. Ma ne vale la pena. Davvero funzioniamo come tutte le altre famiglie: se i ragazzi prendono un brutto voto, ad esempio, non giocano alla play. In casa ognuno ha i suoi compiti, abbiamo un tabellone: chi sparecchia, chi apparecchia, chi butta la spazzatura. Tendenzialmente (sorridere ndr) per il bene della famiglia cucino sempre io».

Pagelle in Tasca rappresenta una grande opportunità, è la prima volta che in Italia un visto di studio per consentire l'ingresso sicuro in Italia a minori non accompagnati rifugiati, attualmente esclusi dalla maggior parte degli altri canali di ingresso regolari, quali per esempio i corridoi umanitari. Bambini e ragazzi rappresentano circa la metà degli oltre 80 milioni di persone in fuga nel mondo. Il desiderio di studiare e migliorare la propria vita è tra i motivi che li spinge ad intraprendere pericolosi viaggi verso l’Europa. Con questo progetto offriamo loro la possibilità non solo di arrivare in sicurezza ma anche di beneficiare di un’accoglienza in famiglia, la dimostrazione di quanto l’Italia sia all’avanguardia nella tutela dei rifugiati

Insieme a Intersos e a UNHCR, sono partner del progetto, il Comune di Torino, la rete CPIA Piemonte, l’Arcidiocesi di Torino e alcune organizzazioni locali, ed è stato firmato un protocollo d’intesa nazionale con i Ministeri degli Affari Esteri, dell’Interno e del Lavoro. ll progetto è stato realizzato con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana (nell’ambito della Campagna “Liberi di partire, liberi di restare” – Fondi 8 per mille Chiesa Cattolica), della Fondazione Migrantes, di Acri (nell’ambito del Progetto “Migranti”) e della Fondazione Compagnia di San Paolo.

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