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Cosa manca alla Riforma del Terzo settore perché diventi leva di cambiamento reale

«Non è azzardato affermare che Il punto di svolta per cambiare il nostro Paese sia esattamente questo e, una volta partito, nessuno fermerà più il Terzo Settore, che è Terzo nel nome ma non nel valore», sottolinea Gianluca Abbate, consigliere nazionale del Notariato con delega al Terzo settore lanciando l'appuntamento del 21 ottobre dal titolo "Terzo Settore e fragilità sociali - Riforme in Movimento”

di Gianluca Abbate

Con il varo del Codice del Terzo Settore, ha preso vita un progetto di innovazione sociale, agognato da anni, ma per troppo tempo relegato in un contesto di evanescenza, che mira a recepire finalmente le istanze delle categorie più fragili: una Riforma proiettata verso una risorsa straordinaria del nostro Paese, che comprende circa 360mila realtà operanti nel sociale, un milione di lavoratori e cinque milioni di volontari.

Qualcuno ha definito il Terzo Settore la vera frontiera del futuro. E probabilmente il Terzo Settore rappresenta anche la strada maestra per trasformare il dramma del Covid in un’opportunità.

La nostra società necessita, pertanto, di un nuovo capitalismo che non sia incentrato esclusivamente sul profitto ma che sia in grado di coniugare il profitto al bene comune. Il nuovo capitalismo ha bisogno, quindi, di una nuova finanza, capace di innervarsi in tutti i contesti socio-economici come un volano di sviluppo e, affinché ciò si realizzi, occorre siglare un vero patto sociale tra imprese, lavoratori e Terzo Settore. Una sfida decisamente ambiziosa che richiede il contributo fattivo di tutte le istituzioni coinvolte, tra cui il Notariato che, per volontà legislativa, assurge al difficile ruolo di protagonista.

Ma cosa manca per la partenza effettiva del percorso di cambiamento segnato dalla Riforma approvata nel 2017?

Il passaggio determinante è rappresentato dall’avvio del RUNTS, il Registro Unico degli Enti del Terzo Settore: se ne attende, infatti, l’operatività, essendo trascorso oltre un anno dal decreto istitutivo, ad opera del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Parimenti sono decorsi i sei mesi entro i quali le Regioni avrebbero dovuto perfezionare la trasmigrazione delle Aps e delle Odv già iscritte ai preesistenti registri territoriali. Correlativamente, occorrerà procedere quanto prima a notificare alla Commissione UE le nuove norme fiscali, introdotte dal Codice del Terzo Settore: solo in tal modo potrà decollare realmente il regime fiscale agevolativo per gli enti non profit, introdotto dalla Riforma.

È importante, però, anche porre l’accento sugli apprezzabili risultati normativi ottenuti in questi mesi: emblematiche sono state le recenti disposizioni attinenti alla definizione delle attività strumentali degli enti di cui all’articolo 6 del Codice, quelle relative al 5 per 1000 e alle donazioni di beni in natura.

In particolare, con riferimento a tale ultimo punto, gli ETS potranno ricevere non solo erogazioni liberali in denaro con un trattamento fiscale vantaggioso per il disponente, ma altresì lasciti e donazioni di beni in natura, mobili o immobili, il che comporterà un potenziamento nel perseguimento degli scopi statutari e nel finanziamento di tutti i progetti sociali.

Ancora, dal decreto “Sostegni bis” sono stati opportunamente espunti gli ostacoli per il via libera al “lending crowdfunding”, che si configura quale strumento fondamentale per il reperimento di fondi da parte degli ETS.

Il Notariato italiano ha deciso di essere in prima linea nell’attuazione della Riforma, proprio in considerazione del ruolo focale attribuito dal legislatore ai notai con riferimento alla costituzione e all’operatività degli enti non profit, protagonisti della gestione delle fragilità sociali.

Terzo Settore e Sociale sono, difatti, due facce della stessa medaglia e proprio di questo connubio inscindibile discuteremo – con un parterre d’eccezione, dal Ministro delle disabilità Erika Stefani e dalla Vicepresidente del Senato Anna Rossomando, ai senatori Elio Lannutti, Monica Cirinnà, Loredana De Petris, Fiammetta Modena, Nazario Pagano, agli Onorevoli Paola Balducci e Luigi Bobba – il prossimo 21 ottobre 2021, alle ore 10, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica, nell’evento "Terzo Settore e fragilità sociali – Riforme in Movimento”, nel corso della quale verrà presentato il testo “Gli adeguamenti statutari e il diritto transitorio del Terzo Settore” – edito da Giuffré – scritto a mia cura con la prefazione di Luigi Bobba, Presidente di Terzjus.

L’obiettivo cui mirare è una tangibile evoluzione normativa in materia di tutela dei diritti civili e di senso civico nell’applicazione delle norme; a tale riguardo, il Notariato – a mezzo della Commissione Nazionale Terzo Settore/Sociale, che presiedo – invoca un intervento legislativo riformatore al fine di consentire, ad esempio a coloro che, a causa di patologie degenerative, si esprimono tramite puntatore oculare e sintetizzatore vocale, di manifestare liberamente la propria volontà negoziale in atti pubblici.

E se guardiamo alle risorse appostate nel PNRR per la non autosufficienza, per il servizio civile, per la povertà educativa minorile, per l’utilizzo degli immobili confiscati alle mafie, per la formazione duale, per il welfare di comunità, per l’housing sociale, per il recupero delle periferie, abbiamo la prova concreta di quanto Terzo Settore, sociale e tutela dei diritti civili influiscano sul PIL del nostro Paese, oltre a contribuire alla formazione di una nuova coscienza etica collettiva.

Non v’è dubbio che l’emergenza epidemiologica iniziata nel 2020 si sia abbattuta con violenza sul processo di attuazione della Riforma del Terzo Settore, riverberandosi sugli adeguamenti statutari degli enti preesistenti, sulla costituzione dei nuovi ETS (dalle reti associative agli enti filantropici) e sulla strutturazione del Registro unico nazionale, ma è anche vero che il Terzo Settore sopravvive agli strascichi tragici della pandemia con un decisivo capitale reputazionale, che deriva da una presenza costante e capillare sul territorio, da un lavoro portato avanti con granitica determinazione nella gestione delle fragilità sociali e da una preziosa attitudine alla cooperazione con la PA.

Ed è proprio in relazione a questa spinta propulsiva che proviene dal sociale, che appare di lapalissiana importanza il richiamo – fatto anche dal Presidente Draghi – al disposto dell’articolo 55 del CTS, secondo cui, in attuazione ai principi di sussidiarietà, cooperazione, efficienza ed economicità, copertura finanziaria e patrimoniale, responsabilità e unicità dell'amministrazione, le istituzioni pubbliche, nell'esercizio delle proprie funzioni di programmazione e organizzazione a livello territoriale degli interventi e dei servizi di interesse generale, devono assicurare il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo settore, attraverso forme di co-programmazione e co-progettazione.

Non è azzardato affermare che Il punto di svolta per cambiare il nostro Paese sia esattamente questo e, una volta partito, nessuno fermerà più il Terzo Settore, che è Terzo nel nome ma non nel valore.


*Gianluca Abbate, consigliere nazionale del Notariato con delega al Terzo settore e al sociale


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