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Medicina e tecnologie digitali d’avanguardia: dalla Calabria, per la Calabria?

“Il piano di studi prevede complessivamente 387 crediti” spiega Marcello Maggiolini, ordinario di Patologia Generale Unical e coordinatore del corso. “Buona parte sono già in comune tra le due lauree: basta aggiungere cinque insegnamenti, 27 crediti formativi, per conseguire anche la triennale in Ingegneria Informatica, alla fine dei sei anni o in periodi successivi”.

di Redazione

“Sono rimasta e ho fatto questa scelta perché la pandemia ci ha aiutato a scoprire la situazione del nostro sistema sanitario, nazionale e regionale. Credo e spero che la nostra formazione aiuti la nostra terra, anche se penso che la nostra terra non sia pronta alla nostra preparazione. Spero che una buona percentuale dei miei colleghi resti e che non ci faremo piegare dalle condizioni del nostro territorio”.

Ad Alessia trema la voce, ma va fino in fondo. È in aula insieme agli altri studenti neoiscritti al corso di laurea in “Medicina e Tecnologie Digitali”, realizzato dall’Università della Calabria e l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro. Inaugurato l’11 ottobre scorso con l’intervento della ministra dell’università e della ricerca Maria Cristina Messa, il corso interateneo è l’unico in Italia a consentire il conseguimento della laurea magistrale in “Medicina e Chirurgia” e triennale in “Ingegneria Informatica – curriculum bioinformatico”.

“Il piano di studi prevede complessivamente 387 crediti” spiega Marcello Maggiolini, ordinario di Patologia Generale Unical e coordinatore del corso. “Buona parte sono già in comune tra le due lauree: basta aggiungere cinque insegnamenti, 27 crediti formativi, per conseguire anche la triennale in Ingegneria Informatica, alla fine dei sei anni o in periodi successivi”.

A un percorso che comprende telemedicina, management sanitario, biochimica, bioinformatica, IA e machine learning, bioingegneria industriale e biomeccanica si aggiungono quindi architetture di calcolo e sistemi operativi, tecniche di programmazione informatica, elettronica e sensoristica, elettromagnetismo e teoria dei circuiti, bioingegneria chimica per la robotica.

Dopo Milano (corso “Medicina e Ingegneria Biomedica” di Humanitas-Politecnico di Milano) e Roma (corso “Medicina e Chirurgia HT” della “Sapienza” con triennale in Ingegneria Clinica), si apre tra Cosenza e Catanzaro una nuova possibilità per gli studenti che vogliano conseguire un doppio titolo tra tecnologie e salute. Nel frattempo, il 13 ottobre scorso, la Camera ha approvato la proposta di legge che sopprime il divieto di iscrizione contemporanea a più università e facoltà e che, se approvata anche dal Senato, comporterà un riassetto strutturale dei piani formativi di tutti gli atenei italiani.

“Vorrei aiutare le persone, il primo obiettivo di un medico” afferma il neo-immatricolato Gianbattista. “Finora ho visto tanta competenza: al termine degli studi mi piacerebbe progettare un sistema informatico che aiuti nella diagnosi delle malattie. Le aspettative sono alte, occorre rimboccarsi le maniche”. Azzurra si è invece iscritta dopo un’esperienza personale: “ho avuto un paziente oncologico in casa, è riuscita ad evitare la caduta dei capelli grazie ad un casco refrigerante co-progettato da medici e ingegneri. Un medico di formazione classica non potrebbe farlo da solo, invece noi sì”.

Alessia, Gianbattista, Azzurra con altri 47 colleghi frequenteranno i primi tre anni ad Arcavacata di Rende (Cs), sede del campus Unical, e i successivi tre al Policlinico Universitario “Mater Domini”, nel campus di Germaneto (Cz) dell’università “Magna Graecia”. Diventeranno medici dal 2027, specialisti dal 2031, quindi eserciteranno l’attività professionale per almeno altri quarant’anni, fino alle soglie del 2070.

Probabilmente vedranno la piena affermazione del paradigma della “P4 Medicine” formulato dall’Institute for System Biology di Seattle, ovvero della medicina delle 4P: Preventiva, Partecipativa, Personalizzata e Predittiva.

Preventiva, perché capace di prevenire le malattie individuando i fattori di rischio sulla singola persona con screening specifici e sulla base di abitudini personali; Partecipativa, perché fondata su una nuova relazione tra medico e paziente, partner di cura; Personalizzata, perché idonea a strutturare diagnosi e terapie “su misura”; Predittiva, perché in grado di predire su ciascun individuo il manifestarsi di una malattia o il grado di successo di una terapia a partire dall’elaborazione dei profili biomolecolari e clinici.

“La malattia non si considera più in senso lato, ma sempre di più come singola alterazione sul singolo paziente” sottolinea Maggiolini, che con il suo gruppo di ricerca conduce studi sui geni coinvolti nel tumore al seno. “Occorre utilizzare bene le metodologie di analisi dei big data in ambito sanitario, per la diagnosi precoce, per l’imaging di qualità, per le valutazioni molecolari raffinate e aderenti allo stato della patologia del paziente. Gli operatori dovranno quindi essere in grado di capire le biotecnologie e utilizzarle in modo consapevole, perché la decisione clinica spetterà sempre al medico”.

Negli ultimi 50 anni, la medicina è passata dalla diagnosi per palpazione e pura interpretazione semeiotica, ovvero dei segni della malattia, all’avvento della tac, della risonanza magnetica, dei prelievi specifici del sangue e dei tessuti, fino ai robot chirurgici, ai dispositivi IoT di telemedicina e telemonitoraggio, alla condivisione dati in tempo reale.

“La tecnologia può consentire anche alle periferie di mantenere la qualità di assistenza sanitaria di località ritenute al centro del mondo: informatizzare, mettere in rete servizi e professionalità significa ottimizzare i processi, attivare economie di scale per un accesso alle cure in termini immediati e appropriati” afferma Maggiolini “L’appropriatezza diagnostico-terapeutica genera salute e risparmi non indifferenti”.

In Calabria, il Sistema Informativo Sanitario Regionale (Sec-Sisr), avviato nel 2013, non è mai entrato davvero a pieno regime. La regione, dal 2009, è in piano di rientro sanitario: più tasse per i cittadini, per pagare un debito che non si riesce a quantificare per intero. Secondo la Corte dei Conti, in dieci anni il deficit si è ridotto di poco più di 6 milioni di euro, da 104 a 98 milioni, e i debiti scaduti verso i fornitori superano i 604 milioni più interessi. Ma sono cifre parziali, perché, si sottolinea, gli ultimi atti ufficiali di bilancio della sanità regionale risalgono al 2014 e l’Asp di Reggio, sciolta per infiltrazioni mafiose come quella di Catanzaro, non approva bilanci in forma scritta dal 2013. L’ultimo punteggio di erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza regionali, verificato dal Comitato apposito del Ministero per la Salute, è 125, sotto la soglia minima di accettabilità, 160.

Questi ragazzi eserciteranno la professione in Calabria? “Dipende da come il tessuto sociale, territoriale e politico saprà recepire le spinte innovative che provengono dall’università” chiosa Maggiolini. “Noi ci siamo messi in gioco, interagendo con colleghi di diversi ambiti disciplinari e tra due atenei: una sfida approvata dall’Anvur, l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario, che l’ha valutata positivamente. Auspichiamo che questo sforzo trovi riscontro sul territorio, soprattutto da chi gestisce l’assistenza sanitaria in ambito regionale, per un’ottimizzazione delle professionalità acquisite a vantaggio della salute dei cittadini”.