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«Vaccini, equiparare le comunità per minori a Rsa e ospedali»

Il grido d'allarme di Anna Melis, presidente di una cooperativa sociale di Cagliari che gestisce alcune strutture in vari territori della Sardegna. «Occorre maggiore chiarezza. Si parla tanto della terza dose, ma ancora non sappiamo come e cosa fare per i nostri operatori e i giovanissimi ospiti. Noi siamo più esposti degli istituti per anziani, in quanto veniamo a contatto con più persone all'esterno»

di Luigi Alfonso

«Siamo arrivati ​​quasi alla fine del 2021 e ci ritroviamo punto a capo. Le comunità per minori, per quanto riguarda la prevenzione del Covid-19, non sono considerate alla stregua di ospedali e Rsa. È una cosa inaccettabile e incomprensibile». Anna Melis , presidente della cooperativa sociale La Vela Blu di Cagliari , è più sconsolata che adirata. Ma la sua determinazione non è venuta a mancare. Alcuni mesi fa, esattamente lo scorso giugno, era salita alla ribalta delle cronache per una sua clamorosa protesta: aveva indetto lo sciopero della fame a oltranza per richiamare l'attenzione degli organismi preposti alle vaccinazioni. «La nostra cooperativa – racconta lei – gestisce alcune comunità residenziali che hanno differenti caratteristiche: una, socio-educativa, sta a Esterzili e accoglie minori con bisogni speciali. L'altra è integrata, ha sede ad Aritzo ed è riservata a minori con disturbi del comportamento. Inoltre gestiamo due centri diurni a Cagliari. Lo scorso giugno, ad Aritzo, sei dei nostri ragazzi sono risultati positivi al Covid-19. Ci siamo trovati in grande difficoltà, eravamo un po' abbandonati a noi stessi. Quando poi è rimbalzata la notizia sulle pagine dei quotidiani regionali, per fortuna si sono accorti di noi. Devo ringraziare la sensibilità di dirigenti e personale dell'Hub di Sorgono , che da quel momento ci sta seguendo con estrema attenzione. Lo stesso sta facendo l'Hub di Isili per la struttura di Esterzili dove, per fortuna, non abbiamo avuto neppure un caso di positività».

Il passato è alle spalle ma il presente non fa sorridere. Anna Melis ci spiega perché. «Ad oggi siamo tutti vaccinati con due dosi, operatori e ospiti, esclusi i minori di 12 anni. Non è una scelta, bensì una necessità perché ci occupiamo di numerosi bambini e ragazzi in età compresa tra i 4 ei 18 anni. Paradossalmente è una fascia d'età più delicata di quella di anziani e vecchi, perché ogni giorno vengono a contatto con tante persone, innanzi tutto a scuola e, chi può, con i familiari. Ora vorremmo capire che cosa è previsto per tutti noi, e cioè se la terza dose è consigliata e opportuna oppure no. Se lo è, vorrei capire capire quando e come potremo gestire la situazione. Le comunità sono autentiche polveriere, purtroppo questa enorme confusione non aiuta a comprendere che cosa fare, neppure per i nostri operatori, alcuni dei quali hanno particolari patologie».

Melis ricorda i momenti drammatici vissuti alcuni mesi addietro. «Ai primi sintomi influenzali, siamo tenuti a isolare i casi sospetti sino all'esito del tampone. Oggi è più semplice, con quelli rapidi i tempi si sono ridotti enormemente. Tuttavia, abbiamo dovuto tenere isolati in camera ragazzi che presentano disturbi dell'umore e del comportamento: alcuni ospiti con disturbi comportamentali gravi volevano scappare, altri volevano uscire a tutti i costi dalla stanza. Siamo rimasti rinchiusi per 22 giorni, sono stati giorni terribili che non vorrei mai più rivivere. Sembrano aspetti lievi, ma diventano molto pesanti da gestire quando si parla di minori con queste patologie».

« Le nostre comunità, per loro natura, dovrebbero essere aperte al mondo, per consentire ai ragazzi di crescere, confrontarsi e maturare. Comprendo la necessità di avere misure stringenti, ma non capisco perché ancora non si sia trovata la soluzione per queste realtà. Abbiamo dovuto reinventare i nostri modelli educativi e di intervento. L'isolamento sociale per noi è disumano. Questi ragazzi, da una vita, sono costretti a sopportare il distanziamento sociale, oggi questa condizione è ancora più pesante. Immaginatevi quanto sia stato difficile far fare la didattica a distanza a nove minori contemporaneamente, che peraltro sono iscritti a cinque differenti scuole del territorio. Alla fine erano costretti ad abusare del computer o del tablet, l'esatto contrario di ciò che dovrebbero fare. Vale per tutti i minori, per loro ancora di più. I motivi sono facilmente comprensibili».

Anna Melis avanza una proposta che è più di un auspicio. «Governo, Regioni e Aziende sanitarie devono prevedere protocolli snelli, chiari, condivisi e uguali per tutti: ospedali, Rsa, case per anziani e comunità per minori. Se occorre la terza dose, bisogna averla subito. A partire dagli operatori, che sono molto esposti. Non possiamo andare avanti per inerzia. Per altri aspetti siamo parificati al settore sanitario, perché non per le vaccinazioni a favore di ospiti e personale?».