Economia & Impresa sociale 

Da Cagliari a Napoli? La via più breve passa per… Bergamo

Le peripezie dei sardi, a volte costretti a una continuità territoriale azzoppata e a girovagare per l'Italia (o addirittura per l'Europa) per sbarcare nella penisola. Quattro esempi che sintetizzano i paradossi di un modello di trasporti aerei completamente da rivedere e rimodulare

di Luigi Alfonso

L'insularità, in sé, non è necessariamente uno svantaggio. Lo diventa, tuttavia, quando una persona decide di varcare il Tirreno(nel nostro caso e deve scegliere il mezzo per scegliere). Le scelte sono due: la nave o l'aereo. La prima ha uno svantaggio, almeno per chi parte dalla Sardegna: in genere richiede una traversata di 9-12 ore circa, salvo che non la si possa effettuare con i traghetti veloci, per esempio da Olbia a Piombino (d'estate). Il secondo è decisamente più rapido ed economico, tuttavia, da un paio d'anni a questa parte la situazione dei trasporti nell'Isola è diventato paradossale. La continuità è parziale, per non dire inesistente, in quanto i voli diretti sono pochi, con le sole eccezioni dei collegamenti per gli scali di Roma e Milano, che infatti registrano voli strapieni. Peccato che, per continuità territoriale, si intenda uno strumento politico che metta i cittadini isolani nelle medesime condizioni di viaggiare dei connazionali della penisola, i quali possono scegliere con altri mezzi, anche privati. Possono sscegliere, insomma. Noi no. Le altre condizioni potrebbero: un numero congruo di collegamenti, orari comodi, tariffe fisse senza subdole opzioni camuffate con procedure poco chiare. Un discorso a parte, poi, andrebbe fatto per una persona con disabilità importante o, peggio ancora, per un paziente che va trasportato in barella.

Io, che la prossima settimana dovrò recarmi a Napoli per un'importante riunione di lavoro, mi sono mosso per tempo (un mese fa, non appena ho avuto la conferma della data) ma non ho trovato posto negli orari più comodi. In più, avrei dovuto prendere lo “shuttle” da Fiumicino alla stazione Termini e da lì un treno per Napoli Centrale, pagando da un minimo di 20 euro per la sola andata (quasi quattro ore complessive, volo a parte) sino a un massimo di 60 euro circa, sempre sola andata ma con la Freccia Rossa si va sicuramente più rapidi. A queste cifre bisogna aggiungere l'importo dell'aereo e poi moltiplicare per due, sempre che non si voglia restare nella penisola.

Non essendoci la possibilità di un volo diretto per Napoli il giorno che sarebbe servito a me, ho dovuto cercare soluzioni alternative. Alla fine, la migliore e più economica è risultata quella del volo Cagliari Elmas-Napoli Capodichino con sbarco intermedio a Bergamo Orio al Serio. Al ritorno, percorso inverso. Totale complessivo: meno di 70 euro. Partenza all'ora di pranzo, arrivo nel capoluogo partenopeo intorno alle 18. Ho scoperto che il fratello di una collega campana, che studia all'Università di Sassari, per tornare dai suoi familiari deve fare lo stesso percorso, ovviamente partendo dal più vicino aeroporto di Alghero Fertilia.

È andata peggio ad altri conoscenti. Il presidente di un'importante organizzazione di volontariato della Sardegna, due settimane fa, avrebbe dovuto recarsi a Roma per un evento di rilievo nazionale. I voli erano tutti pieni, così si è rivolto ad un'agenzia di viaggi che ha fatto una ricerca minuziosa per arrivare all'unica soluzione possibile per quelle date. Sarebbe dovuto partire da Cagliari per Budapest e poi dirigersi a Roma. Al rientro, invece, Roma-Oporto-Cagliari. Ha rinunciato a partire.

La cugina del mio caro amico Pietro, invece, abita a Bitti, nel cuore della Sardegna. L'aeroporto più vicino è quello di Olbia ma ha dovuto recarsi ad Alghero, perché dal “Costa Smeralda” non c'erano voli utili. Per andare a Trieste ha dovuto prendere l'aereo per Bruxelles e poi andare a Treviso, dove ha preso il treno per Trieste. L'unica alternativa sarebbe stata il diretto per Venezia, la domenica sera, ma acquistato l'intero week end. Una follia.

La Sardegna è un'isola meravigliosa. Sarebbe il paradiso terrestre, se ci fosse il lavoro per tutti e una convergenza di interessi politici ed economici per il bene della collettività. Soprattutto, se per muoversi non bisognasse fare i salti mortali. Sino a un paio d'anni riuscivamo a viaggiare più agevolmente, grazie anche ai vettori economici che hanno fatto un notevole balzo in avanti rispetto al passato, anche se talvolta a discapito del comfort. Ora non è più così. Ma sembra che, al momento, ci siano problemi più importanti a cui pensare.