Welfare & Lavoro

Il cibo del mondo che offre riscatto

Una cena colorata e piena di energia ha chiuso in bellezza il laboratorio di cucina multietnica che, per due mesi e mezzo, ha coinvolto sei ragazzi seguiti dal Centro Diurno Polifunzionale dell’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni di Palermo. Nella cucina di Moltivolti, impresa sociale che sorge nel cuore del centro storico di Palermo, i provetti cuochi si sono sperimentati nella preparazione di piatti provienienti dalle tante culture che animano questo spazio a pochi passi dal mercato di Ballarò, imparando a fare gruppo e a "viversi" senza confini

di Gilda Sciortino

Respirare i profumi e i colori di paesi dalla storia e dalle tradizioni diverse dalla nostra, alzando il livello di autostima attraverso la cucina. Un percorso,.”Il Mondo in Cucina”, che ha coinvolto 6 ragazzi di età compresa tra ii 16 e i 24 anni afferenti al Centro Diurno Polifunzionale dell’’USSM, l’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni di Palermo, che, dopo 2 mesi e mezzo e 50 ore di formazione, non solo hanno conseguito l’attestato Haccp che potranno spendere nel mondo del lavoro, ma hanno anche appreso tecniche e competenze di cucina internazionale. Un elemento in più per loro, reso possibile dalla collaborazione con Moltivolti, impresa sociale specializzata nella produzione di “cibo dal mondo”, dove si sono svolti gli incontri pratici e il momento di restituzione finale con una cena che ha allietato non solo i palati ma anche i cuori.

«L’amministrazione ha sperimentato negli anni che la cucina interessa particolarmente a i ragazzi – spiega Adriana Ragusa, funzionaria della professionalità pedagogica dell’USSM – perché, grazie a essa, i ragazzi scoprono le loro attitudini e capacità nascoste, alzando il livello di autostima. Grazie a Moltivolti, poi, sono entrati in contatto con una realtà dalla quale stavano lontani, ma solo perché non la conoscevano. Qui respiri veramente un’aria speciale. Il laboratorio è servito anche a farli lavorare in brigata, a coordinarsi e a fare gruppo. Dobbiamo,però, ringraziare anche il nostro direttore, Salvatore Inguì, per essere sempre avanti rispetto alle proposte da mettere in campo, così come Maria Caterina Bonfiglio e Roberta Raja, rispettivamente funzionaria di servizio sociale e assistente di area pedagogica, preziosissime nel supportare i ragazzi. Una sinergia fondamentale quando si lavora nei servizi come il nostro».

Esperienze importanti che fanno la differenza.

«Tutti i ragazzi inseriti nel circuito penale – afferma Claudia Caramanna, procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Palermo -, grazie a esperienze del genere hanno l’opportunità di imparare un mestiere. Vengono valorizzati perché da autori di reato diventano protagonisti, mettendosi in gioco e avendo la possibilità di spendere ciò che hanno imparato nel momento in cui usciranno dal circuito penale. Il nostro non è mai un percorso repressivo, ma punta al recupero e al reinserimento. Siamo, quindi, felici quando otteniamo tali risultati. Certo, le percentuali non sono altissime, ma in tanti casi ci si riesce e dà ancora più senso al nostro lavoro. I loro occhi oggi parlano da soli e questo ci riempie il cuore».

Una collaborazione, quella attivata tra l’USSM e Moltivolti, che dimostra quanto sia giusta la direzione intrapresa.

«Ciò che sta alla base del progetto di cucina multietnica – spiega il tutor, Gabriele Di Maio – è certamente un percorso che mira a dare ai ragazzi strumenti concreti come l’attestato Haccp. Ma è anche un lavoro pedagogico ed educativo che punta alle relazioni: a Moltivolti, tra culture diverse, e con persone che hanno percorsi di vita diversi tra di loro. Quando lavoriamo in territori difficili ci accorgiamo di quanta ricchezza porta la diversità. Ci riferiamo a realtà in cui si parla sempre di bisogni e mai di desideri. Ecco, questo un altro punto su cui insistiamo perché i desideri, i sogni, hanno la capacità di mettere in moto, di riattivare, dando strumenti nuovi per reagire alla vita. I nostri ragazzi hanno imparato come si prepara un piatto di un altro paese, ma anche come lo si crea insieme. E questo abbatte ogni barriera».

E per dimostrare quella voglia di continuità che non sempre si riesce a mettere in pratica quando i progetti hanno un inizio e una fine, serve chi prospetta scenari futuri.

«Voglio essere molto concreto – esordisce Claudio Arestivo, una delle anime di Moltivolti, rivolgendosi direttamente ai ragazzi – e lanciare una sfida. A breve da noi arriverà la famiglia di Shapoor, il nostro cuoco afghano che vi ha seguito in questi mesi, che lui non vede da 25 anni. Faremo una grande festa e, poiché ci sarà da cucinare per tantissime persone, ci piacerebbe che ci foste anche voi nella nostra cucina. Mi aspetto di vedervi, pronti a condividere con noi la vostra voglia di cambiare il mondo».

Una provocazione, un invito a continuare a fare squadra, raccolto con un timido sorriso da questa piccola brigata di giovani cuochi.

«Ci piacerebbe, anche perché è stato bello fare questa esperienza che ci ha dato tanto – rispondono quasi in coro i ragazzi – soprattutto perché abbiamo fatto subito amicizia con tutti. Non pensavamo di riuscirci ma, grazie e Shapoor e a quanti ci hanno sostenuto, abbiamo raccolto un successo inaspettato, Qualcuno di noi già lavora in una cucina, ma per gli altri potrebbe essere la strada da intraprendere. Ora,però, è il momento di assaggiare quel che abbiamo preparato tutti insieme. Speriamo che vi piaccia».


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