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Economia & Impresa sociale 

I volti di Legacoopsociali. Il nord

La due giorni del quinto Congresso Nazionale di Bologna vedrà sul palco alternarsi sindaci, ministri, esperti. Ma il vero cuore cooperativo è in platea. Roberta Tumiatti, torinese, si occupa di accoglienza: «Oggi la cooperazione sociale in molti settori è l’unico modo per andare da qualche parte. Per rispondere davvero ai bisogni»

di Lorenzo Maria Alvaro

Bologna – «La cosa più bella di essere qui al Congresso Nazionale è tornare dopo due anni a vedere le persone fisicamente».

Così Roberta Tumiatti, presidente della cooperativa Pietra Alta Servizi, e della cooperativa sociale Alfieri «entrambe parte del Consorzio La Valdocco», racconta la sua partecipazione alla due giorni di Legacoopsociali. «Sono membro uscente del comitato direttivo di Legacoopsociali Piemonte e membro della direzione nazionale di Legacoopsociale dove mi occupo di coordinare il gruppo nazionale sull’accoglienza».

A Torino, Tumiatti, si occupa «di accoglienza di cittadini stranieri, richiedenti e titolari di protezione internazionale. Quindi facciamo sia prima che seconda accoglienza. La nostra attenzione prevalente è su soggetti vulnerabili: donne, bambini, minori non accompagnati e nuclei familiari monoparentali».

A tal riguardo la presidente, seppure premettendo che l’intervento Lamorgese abbia portato dei passi avanti, sottolinea: «quello che a mio avviso, sul tema delle migrazioni, è il vero problema non è tanto che ci siano stati dei miglioramenti di legge, che comunque non sono ancora abbastanza ma che manca completamente l’ambito dell’inclusività Il dramma è stato poi che con la pandemia abbiamo assistito di una totale assenza di attenzione al tema, fagocitata da altri problemi, che purtroppo continua ancora oggi».

Sui migranti i temi che come cooperante ritiene centrali «sono i temi lavorativo e abitativo. Negli anni con l’accoglienza diffusa si è riusciti a garantire il lavoro alle persone migranti, il problema si poneva dopo, quando queste persone non riuscivano a trovare una casa in affitto. Trasformandoli in senza fissa dimora. La casa rimane un tema centrale».

Cooperandare in qualche modo significa proprio questo. Oggi la cooperazione in molti settori è l’unico modo per andare da qualche parte

«Cooperandare in qualche modo significa proprio questo. Oggi la cooperazione in molti settori è l’unico modo per andare da qualche parte. Per rispondere davvero ai bisogni», continua Tumiatti, «non solo quello dei migranti. Penso anche alla questione dell’emancipazione femminile e della comunità Lgbtq+, entrambi con il modo cooperativo, quindi non solo per inquadrare un fenomeno ma promuovendo e costruendo il cambiamento sui territori».

Un esempio? «A Torino abbiamo due ostelli di ricezione extra alberghiera. Li abbiamo dovuti chiudere per il covid. Ma li abbiamo immediatamente convertiti in luoghi di accoglienza per senzatetto, rendendoci conto della quantità di persone che erano per strada. Un progetto reso possibile da un bando della Compagnia di Sanpaolo».

Solo la cooperazione sociale tiene oggi insieme argomenti che sembrano in contrapposizione. Rammenda invece di strappare

Ed è proprio il modus operandi e vivendi della cooperazione sociale che ha portato Roberta a lavorar e in questo settore e ad essere qui oggi: «È l’unico contesto in cui il diritto individuale e il diritto collettivo vengono tenuti insieme. Solo la cooperazione sociale tiene oggi insieme argomenti che sembrano in contrapposizione. Rammenda invece di strappare».


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