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Sull’infanzia ci vuole una commissione d’inchiesta

È la richiesta che Paolo Siani, vice-presidente della Bicamerale Infanzia, ha lanciato nel corso della presentazione del Rapporto del Gruppo CRC: «La pandemia ha notevolmente accentuato il disagio giovanile, chi lavora con i bambini lo sa benissimo e lo ha visto da subito. Non lo vede però la politica». Tra le proposte, anche quella di una Agenzia per l'Infanzia che si occupi del monitoraggio del fondi del Pnrr e un investimento in prevenzione e home visiting

di Sara De Carli

Una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’infanzia: l’ha chiesta questa mattina l’onorevole Paolo Siani, vice-presidente della Bicamerale Infanzia, intervenendo alla presentazione del Rapporto del Gruppo CRC “I diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia. I dati regione per regione”.

«Nei miei 3 anni in Parlamento mi sono convinto che l’infanzia non è proprio nei radar della politica né dei partiti, non c’è. Ho parlato spesso dei diritti dei bambini e tutti riconoscono che è importante ma poi li mettono sempre in secondo piano. La mozione infanzia che abbiamo promosso e che è stata votata all’unanimità ad aprile da tutta la Camera, per porre al centro dell’attenzione del Parlamento le diseguaglianze che ci sono per i bambini e le bambine nel nostro Paese, ma non vedo ancora ricadute. Insieme ad alcuni colleghi abbiamo quindi deciso di chiedere al Presidente della camera di nominare una commissione parlamentare d’inchiesta sull’infanzia. Un anno di lavoro per porre all’attenzione della politica quel disagio giovanile che la pandemia ha notevolmente accentuato, come chi lavora con i bambini sa benissimo e ha visto da subito. Non lo vede però la politica», ha detto.

Sotto la lente anche la reale capacità progettuale e di partecipazione ai bandi di molti enti locali: «In Parlamento stiamo lavorando sul Pnrr, con le tabelle che pongono le regioni del Sud al centro ad esempio del finanziamento per gli asili nido, con più fondi che vanno là dove ci sono meno nidi: una cosa ovvia, che però finora non è stata fatta. E questa è una notizia positiva, importante: si dà finalmente la possibilità a tutti di avere gli stessi diritti. Ma dov’è il problema? Molti sindaci stanno segnalando che per avere questi soldi bisogna affrontare un iter difficile, senza cui questi soldi non arriveranno dove devono arrivare. I mille tecnici che ora verranno assunti devono andare nelle regioni e nei comuni che in questo momento non hanno la capacità di progettare e partecipare ai bandi, è così, non c’è altra strada. Se non si danno ai Comuni questi strumenti, i soldi resteranno nelle nostre tabelle ma non arriveranno ai bambini».

Ecco allora le due proposte che ha fatto l’onorevole Siani: «La prima è una Agenzia per l’Infanzia, unità di missione, chiamiamola come vogliamo, comunque qualcuno che in questo momento storico e nei prossimi almeno sei anni valuti tutto ciò che si fa per l’infanzia e monitori, tenga “nel radar” tutti i soldi che arrivano alle regioni e come vengono spesi. Almeno per monitorare le risorse del Pnrr. Quanti soldi sono arrivati? Quanti ne abbiamo spesi? Come li stiamo spendendo? Dobbiamo saperlo tra sei mesi e poi tra un anno e poi tra diciotto mesi. E se queste risorse non vengono spese, dobbiamo averne consapevolezza tra sei mesi, non tra cinque anni. Questa Agenzia in questo momento è di enorme importanza per fare un monitoraggio preciso. Abbiamo una opportunità enorme ma ho paura che non venga compresa fino in fondo e che ce la perdiamo».

La seconda proposta di Siani va nell’ottica della prevenzione, perfetto per riempire di significato quelle Case della Comunità che al momento si stanno configurando più che altro come dei grandi poliambulatori. «Dobbiamo occuparci dei bambini non quando manifestano disagio, ma prima che il disagio si manifesti: lo sappiamo tutti, da tempo. Questo è facile da fare: significa intercettare le mamme in gravidanza e seguire i bambini alla nascita. Adesso abbiamo il Family Act e l’Assegno Unico Universale, abbiamo cioè strumenti da dare alle famiglie. Se noi con una quota del Pnrr dessimo alle famiglie un tutor, un facilitatore che fa visite domiciliari, che si collega con le famiglie, che mette in rete i servizi che pure esistono e vi orienta le famiglie… faremmo un lavoro più semplice e certamente più produttivo».

Alla mattinata sono intervenute Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Mariastella Gelmini ministro per gli Affari regionali e le autonomie (con un messaggio), Filomena Calenda, coordinatore vicario della Commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni. A presentare il rapporto, Arianna Saulini (portavoce del Gruppo CRC), Maurizio Bonati (IRCCS Mario Negri), Tullia Musatti (Gruppo Nidi e Infanzia) e Donatella Turri (Caritas Italiana).

Il rapporto può essere scaricato gratuitamente dal sito www.gruppocrc.net e nelle prossime settimane verrà presentato sui territori, regione per regione.


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