Famiglia & Minori

A Casa Don Puglisi il Natale ha il gusto di una casa

A Casa Don Puglisi, a Modica, il Natale è ancora più dolce grazie ai bambini che la abitano insieme alle mamme e alle donne, le cui storie di vita parlano attraverso percorsi di violenza e solitudine. I disegni che hanno realizzato sono, infatti, diventate le scatole nelle quali sono contenuti golosi panettoni al cioccolato, al pistacchio e con i canditi al limone, simbolo di un'accoglienza che parla diverse culture e religioni

di Gilda Sciortino

Che il Natale sia soprattutto la festa dei più piccoli lo dimostrano i pacchi dono che si possono trovare alla base degli alberi di Natale che illuminano le nostre abitazioni, ma anche la loro voglia di riempire con i colori dell’arcobaleno il mondo attorno a loro.

È anche quello che accade quando si varca la soglia di Casa Don Puglisi, a Modica, in provincia di Ragusa, dove il Natale è accogliente come le case che i bambini hanno disegnato, trasformandole in scatole piene di colore per i Panettoni solidali che allieteranno le giornate di festa.

«Un progetto di “Solidarietà che nutre”- spiega Maurilio Assenza, direttore di “Casa Don Puglisi” simbolo del senso profondo che ha la casa per le persone che ospita. Grazie ai bambini abbiamo pensato, per questo Natale, a un packaging speciale, scatole a forma di casa, come quella in cui da 31 anni accogliamo le mamme con i loro piccoli. Pensiamo ogni giorno a loro costruendo anche un progetto che è un vero percorso di uscita dalle difficoltà. Al momento, abbiamo 28 tra mamme e donne sole, insieme a 15 bambini. Mentre tra le mura della Casa i piccoli vengono accompagnati nella crescita, educati ai giochi e seguiti nello studio, nel nostro laboratorio e nella nostra Bottega le mamme imparano un mestiere e sperimentano una progressiva autonomia».

Da un lato un lungo percorso di accoglienza e relazione, dall’altro un progetto di economia civile che vede camminare tutti insieme.

« È un cammino sperimentale – prosegue Assenza – perché si parte dal rifiuto che queste donne hanno avuto dalla società. La scatola disegnata dai bambini è un messaggio che lanciamo anche alla città rispetto al fatto che le nostre case devono colorarsi di luce e calore. Praticamente quello che vivono a "Casa Don Puglisi". Fondamentale che si capisca anche perché da noi c’è la forte presenza di diverse culture e religioni, cosa che ci serve per creare condivisione ed empatia. Ricordiamo che, dove c’è disagio, salta il rapporto con Dio. Questo andarsi incontro ci aiuta a recuperare la relazione».

Progetto sperimentale, anche perché non vuole e non può tipizzare.

«La nostra è una casa che pensa alla ripartenza, lavorando su situazioni veramente drammatiche, borderline, storie di vita molto complesse con tentativi continui di rimettere in modo le singole esperienze. I percorsi di vita si intrecciano tra di loro e con noi, con la città, con il territorio. La Casa porta il nome di Don Pino Puglisi, ma il suo taglio è più teologico che religioso. Lavoriamo sulle singole umanità, ognuna delle quali ci aiuta a crescere e diventare migliori».

Il panettone, quindi, diventa lo strumento per accogliersi a vicenda, pensando e ipotizzando percorsi personalizzati. È anche un aiuto alla quotidianità che si può dare ricevendone buone azioni. Buone come solo il classico dolce di queste feste sa offrire. Bontà che non solo consentono di trascorrere diversamente il Natale, ma anche di regalare alle donne e ai bambini che abitano "Casa Don Puglisi" una normalità nella quale il dolore e le violenze subite possano essere un lontano ricordo.


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