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Introdotto l’obbligo del regime Iva per tutte le associazioni: «colpita la solidarietà»

La Camera ha approvato in via definitiva il “Decreto fiscale”: dal 1° gennaio 2022 tutte le associazioni avranno l’obbligo di apertura della partita Iva. L'appello di Vanessa Pallucchi: «Una norma irragionevolmente vessatoria, senza peraltro alcun vantaggio per il bilancio dello Stato. Si corregga subito in Legge di Bilancio»

di Redazione

Nel pomeriggio di ieri la Camera ha approvato in via definitiva il “Decreto fiscale” recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili, approvando così pure la tanto contestata norma in base alla quale anche le attività svolte da enti non profit che non svolgono attività commerciale, saranno sottoposte al regime IVA dal 1° gennaio 2022. Questo significa per migliaia di enti l’obbligo di apertura della partita Iva, sopportando i costi di tenuta della contabilità, ulteriori oneri e adempimenti burocratici. Una scena già vista un anno fa, questa volta però purtroppo con un finale diverso.

«Un anno fa tutto il Terzo settore si mobilitò ottenendo che questa stessa norma fosse eliminata dalla legge di Bilancio», dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore. «Poi la scorsa settimana ci siamo ritrovati, in sede di conversione del DL Fiscale in Senato, nella stessa situazione di prima. Ci sono più ragioni per cancellare questa disposizione perché oltre ad arrecare un ingiusto danno alle associazioni, soprattutto a quelle più piccole, senza peraltro alcun vantaggio per il bilancio dello Stato, non è raccordata con la legislazione fiscale del Terzo settore oggi in vigore. Inoltre, arriva proprio mentre sono in corso gli adempimenti per le iscrizioni al Registro unico nazionale del Terzo settore».

Nei giorni scorsi molti esponenti politici di tutti gli schieramenti hanno assicurato il loro impegno per far ritirare quella che la Portavoce non esita a definire una «norma irragionevolmente vessatoria» e si sono ovviamente levate le proteste di tutte le associazione che sono già in grave affanno per gli effetti subiti dalla crisi pandemica: «Ci auguriamo che alle parole seguano i fatti: esiste la possibilità di riparare a questo errore nella legge di bilancio ora in discussione», conclude Vanessa Pallucchi.


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