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L’impatto del Covid sul lavoro degli stranieri

Secondo il Rapporto annuale 2021 della “Fondazione Leone Moressa”, il tasso di occupazione degli immigrati per la prima volta è inferiore a quello dei lavoratori italiani. Eppure sono aumentate le imprese guidate da stranieri. E il contributo dell’economia dell’immigrazione continua a essere determinante

di Redazione

«La crisi Covid finora ha colpito soprattutto i lavoratori precari e le filiere caratterizzate da ampio utilizzo di lavoro stagionale (es. turismo, agricoltura). Per questo, gli stranieri hanno subito una perdita del tasso di occupazione (-3,7 punti) molto più forte rispetto a quella degli Italiani (-0,6 punti). Nonostante questo, gli stranieri producono il 9% del PIL e risultano determinanti in molti settori».

L’ultimo rapporto della Fondazione Leone Moressa sull’economia dell’immigrazione presentato alla Camera dei deputati, contribuisce a sfatare molti miti sugli stranieri nel nostro Paese ed evidenzia come la crisi legata alla pandemia abbia colpito in particolare i lavoratori immigrati, soprattutto le donne. Per la prima volta, dopo molti anni, i dati relativi all’economia dell’immigrazione sono negativi, accompagnati anche da un calo dei permessi di soggiorno per lavoro. Mentre cresce però la quota di imprenditori stranieri.

A destare certamente il maggior interesse è il calo degli occupati: per la prima volta il tasso di occupazione degli stranieri (57,3 per cento) è inferiore a quello degli italiani (58,2 per cento). A livello territoriale, si nota come la percentuale sia diminuita maggiormente nel Nord Ovest e nelle Isole, mentre nel Nord Est si è registrata la più alta diminuzione nel tasso di occupazione degli italiani (-1,3 punti).

«La ragione è semplice: gli stranieri sono stati quelli che hanno risentito di più della pandemia, in quanto le loro occupazioni non erano tutelate dal blocco licenziamenti», sottolinea Di Pasquale. «Ovviamente non c’è solo questo. Notiamo come gli occupati italiani siano diminuiti dell’1,4 per cento, gli stranieri del 6,4: hanno certamente pagato anche la concentrazione maggiore nei settori più esposti alla crisi, come la ristorazione».

A risentirne sono state soprattutto le donne. «Se i posti di lavoro persi nel 2020 sono stati 456mila e un terzo ha riguardato lavoratori stranieri, la maggior parte erano CONTINUA A LEGGERE SU MORNING FUTURE.COM


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