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Ok definitivo all’assegno unico

Il Consiglio dei Ministri di oggi ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che istituisce l’assegno unico e universale. La domanda per l'assegno potrà essere presentata dal 1° gennaio 2022 e andrà poi rinnovata ogni anno. Il pagamento dell’assegno verrà corrisposto da marzo

di Redazione

Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva l’assegno unico e universale, in attuazione della delega conferita al Governo in aprile. «È un giorno importante che segna la scelta di concretezza del nostro Paese: rimettiamo al centro le bambine e i bambini, investiamo nelle famiglie, attiviamo il futuro delle nostre comunità», ha twittato la ministra Elena Bonetti. L’assegno è riconosciuto ai nuclei familiari per ogni figlio minorenne a carico e decorre dal settimo mese di gravidanza. La domanda per il riconoscimento dell'assegno, che ha validità annuale e va pertanto rinnovata ogni anno, potrà essere presentata a decorrere dal 1° gennaio 2022. La presentazione della domanda avviene in modalità telematica all'INPS ovvero presso gli istituti di patronato e verrà pagato da marzo. Qui il testo del decreto legislativo 21 dicembre 2021, n. 230, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2021 e in vigore dal 21 dicembre 2021). L'assegno pieno per i figli minorenni vale 175 euro mensili a figlio (con Isee pari o inferiore a 15mila euro) e decresce al crescere dell'Isee: da 40mila euro di Isee in poi l'importo resta fisso a 50 euro al mese per figlio. Per i figli con disabilità e dal terzo in poi sono pòreviste maggiorazioni.

Nei giorni scorsi era arrivato il parere favorevole della commissione Bilancio (21 dicembre) e Affari sociali (16 dicembre). «Tra le novità principali introdotte nel testo approvato a seguito delle osservazioni delle Camere, i trattamenti in favore di figli disabili maggiorenni. Per i figli disabili tra 18 e 21 anni, la maggiorazione prevista è stata incrementata da 50 euro mensili a 80 euro mensili. È previsto che i genitori di figli disabili con più di 21 anni, pur percependo l’assegno, potranno continuare a fruire della detrazione fiscale per figli a carico», dice oggi il Governo.

In particolare, il parere favorevole della Affari sociali, redatto dal relatore Stefano Lepri, ha avanzato alcune osservazioni, frutto anche delle audizioni parlamentari. La relazione di Lepri evidenzia da un lato che le scelte adottate confermano e precisano gli obiettivi generali perseguiti dal Parlamento con il riordino: sostenere la natalità e la genitorialità, alimentare indirettamente i servizi di welfare, mantenere un equilibrio previdenziale sul lungo periodo, contrastare la povertà minorile, riequilibrare il peso della spesa pubblica a favore delle famiglie, dei minori e dei giovani. L'assegno «si rivela una misura semplice, abrogandone ben otto; continua, perché erogata a prescindere dalla condizione lavorativa; equa, perché i figli sono trattati allo stesso modo e con una maggiorazione a partire dal terzo; universale, in quanto riconosciuta anche ad autonomi, liberi professionisti e incapienti; robusta, perché quasi quattro famiglie su cinque ottengono vantaggi rispetto alla situazione attuale, mentre i pochi svantaggiati saranno comunque tutelati».

Ecco le principali criticità che erano state evidenziate.

1/ In riferimento alle previsioni riconosciute ai figli con disabilità, si evidenzia come oggi gli assegni al nucleo familiare non cessino per i maggiorenni, qualora essi siano totalmente e permanentemente inabili al lavoro. Si richiede pertanto di rivedere gli importi determinati al compimento della maggiore età, e poi dopo i 21 anni, che dovranno risultare più elevati. Infatti, mentre per i figli normodotati l'abbattimento dell'importo alla maggiore età è giustificato con il fatto che l'assegno unico sostituisce le sole detrazioni, nel caso di figli inabili al lavoro la nuova misura sostituirebbe insieme sia le detrazioni che gli assegni familiari. Non si può quindi affidarsi alla mera «clausola di salvaguardia», peraltro finora prevista a termine, per i figli con disabilità: con gli importi attualmente previsti nell'atto del Governo sottoposto a parere essi risultano, infatti, maggiormente tutelati prima della maggiore età, ma non dopo.

2/ Pare opportuno non considerare negli indicatori di situazione reddituale e patrimoniale dell'ISEE le somme ricevute a titolo risarcitorio, poiché esse sono appunto riconosciute a causa della menomazione e non dovrebbero essere computate nel reddito o nel patrimonio del richiedente.

3/Appare discutibile che il patrimonio destinato dalle famiglie con figli disabili al cosiddetto «dopo di noi» debba anch'esso essere considerato nell'ISEE e con lo stesso coefficiente previsto per gli altri beni patrimoniali; si propone pertanto una diversa considerazione di questi beni, purché vincolati allo scopo di proteggere i figli quando non potranno più contare sui loro genitori

4/ È utile che venga precisato nel decreto legislativo come il nuovo bonus disabili – previsto nella legge di bilancio 2021 e definito con recente decreto, la cui prestazione viene riconosciuta per il triennio 2021-2023 con un importo di 150 euro fino a un massimo di 500 euro mensili – sia pienamente cumulabile con l'assegno unico e universale.

5/ La prevista e opportuna maggiorazione nel caso in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro è certamente coerente con le indicazioni della delega. Tuttavia nell'attuale formulazione non si prevede – e quindi si suggerisce di considerarla – l'erogazione dell'importo direttamente al secondo percettore di reddito effettivo o potenziale, cosa che verosimilmente aiuterebbe a rendere meglio percepibile l'incentivo alla ricerca o al mantenimento del lavoro.

6/ Rispetto alle possibili situazioni in cui la somma degli importi delle misure attualmente vigenti superi l'importo dell'assegno unico e universale, poiché la volontà del legislatore, espressa anche con l'approvazione di ordini del giorno, è che nessuno debba perderci, non si comprende il motivo per cui la copertura integrale sia prevista solo per il primo anno, se non per ragioni di contenimento della spesa. Pare invece ragionevole, come anche da più parti sollecitato, che almeno per un triennio la copertura sia integrale, poi gradualmente decrescente.

7/ Il finanziamento della misura registra un incremento di circa il 50 per cento rispetto alla spesa storica 2020. Si tratta di una crescita importante, di sei miliardi circa, che consentirà di ampliare molto la platea dei beneficiari e di far guadagnare, rispetto alla situazione attuale, il 77 per cento dei nuclei familiari. Resta tuttavia necessario garantire a tutti la copertura delle eventuali perdite. Si chiede pertanto di considerare un innalzamento della soglia ISEE sopra la quale non scatta più la salvaguardia, nonché di garantire una copertura integrale almeno fino al medio periodo.
8/ Si prende atto – viste le risorse limitate seppur molto crescenti – della inevitabile scelta di applicare una certa selettività oltre una certa soglia, peraltro in coerenza con la selettività prevista dagli attuali assegni familiari e dalle detrazioni. Non poche osservazioni raccolte si sono poi concentrate sul peso, considerato eccessivo, della componente patrimoniale entro il calcolo dell'ISEE. Una maggiore potenziale disponibilità economica potrà essere accertata già nel corso del prossimo anno. Le stime di spesa oggi contenute nella relazione tecnica sembrano infatti basate, comprensibilmente, su prudenziali valutazioni del numero di domande che saranno presentate.

9/In conclusione, si ritiene che i possibili risparmi rispetto alla spesa stimata e le auspicabili maggiori risorse che il Parlamento vorrà destinare alla misura dovrebbero essere principalmente destinati a garantire le salvaguardie, a ridurre il coefficiente che valorizza la componente patrimoniale ISEE e a limitare la selettività oggi prevista.


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