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Adozioni: via il Tribunale dei Minorenni per l’idoneità

Sono solo Italia e Belgio, in tutta Europa, a ricorrere ancora a una idoneità giudiziaria. Negli altri Paesi a dichiarare l'idoneità di una coppia all'adozione sono i servizi sociali: gli stessi a cui di fatto si affidano anche i nostri Tribunali, dal momento che decidono l'idoneità in base alla loro relazione. Piuttosto servirebbe una formazione obbligatoria presso un ente autorizzato: percorso meno giudicante ma forse più selettivo

di Redazione

Le parole di Papa Francesco sull’adozione pongono una domanda precisa: qual è una possibile strada per cercare di invertire il trend che vede le adozioni in calo da anni, pur essendoci in Italia e nel mondo moltissimi bambini che attendono di vivere da figli? Forse prima ancora che parlare di burocrazia, costi, tempi… occorre partire dalle famiglie, a cui l’invito del Papa era rivolto. Le famiglie, prima di tutto, hanno bisogno di tornare a credere nell’adozione e per farlo hanno bisogno di un segnale concreto, che imprima un nuovo passo a tutto l’iter adottivo.

Per Ai.Bi. un’idea possibile è quella togliere il passaggio “inutile” dei Tribunali dei Minorenni per concedere l’idoneità all’adozione internazionale. Una prassi che fa perdere tantissimo tempo e che nulla aggiunge all’iter e l’istituzione stessa dell’adozione. Anzi, spesso è un segno dell’anti-cultura dell’accoglienza. Italia e Belgio d’altronde sono gli unici due Paesi in Europa per i quali l’idoneità all’adozione internazionale passa ancora dai Tribunali per i Minorenni: negli altri Paesi europei l'idoneità all'adozione viene rilasciata con provvedimento amministrativo dagli stessi Servizi Socio-Assistenziali degli Enti Locali. In Italia, d’altronde, per concedere l’idoneità incaricano proprio i Servizi competenti in materie psicosociali e poi decidono sulla base di quanto questi hanno riportato nella loro relazione, allungando la trafila dei controlli e in non pochi casi finendo per innescare anche prassi scandalose, come quelle dei decreti vincolati che volte finiscono per porre dei paletti che, di fatto, rendono impossibile l’adozione. «È quello che accade per esempio – spiega Marco Griffini, Presidente di Amici dei Bambini – quando i vincoli imposti dai Tribunali dei Minorenni sull’età dei bambini adottabili non rispecchiano assolutamente le esigenze che provengono dalla ‘domanda’ di famiglia da parte dei minori in stato di adottabilità». Di fatto, quindi, i decreti vincolati non rispettano la prevalenza del bene del minore, che dovrebbe sempre essere messa al primo posto. Questa “idoneità amministrativa” che sostuisce già in quasi tutta Europa l’idoneità giudiziaria non equivarrebbe ad “allentare” i controlli sulle coppie, dal momento che le coppie passano comunque attraverso i Servizi Sociali e successivamente tutte sono chiamate ad affidarsi a un Ente Autorizzato.

Una seconda strada suggerita da Ai.Bi. allora è l’obbligo della formazione per le coppie proprio da parte degli enti autorizzati: i genitori adottivi che presentano domanda di disponibilità dovrebbero essere chiamati a frequentare, oltre a ciò che prevedono i singoli servizi sociali, anche un corso di formazione organizzato da un ente autorizzato, verificato e approvato dalla CAI. Una rivoluzione culturale che passi da principio regolatore della “selezione” a quello, ben più inclusivo, ma per certi versi anche più attento e selettivo, dell’accompagnamento.


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