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Sergio Mattarella, il presidente che ha provato a ricucire la comunità nazionale

Un viaggio nei discorsi e nelle iniziative del Presidente della Repubblica uscente che ha sempre avuto chiaro come sia fondamentale il ruolo della società civile e del volontariato: «È l'Italia che ricuce e che dà fiducia», perché senza il dono non si dà comunità

di Riccardo Bonacina

Credo sia opportuno sottolineare, per non disperderlo, il patrimonio di valori che il settennato di Sergio Mattarella lascia come eredità a chi lo seguirà e a tutti noi. In tanti hanno sottolineato il valore della sua Presidenza, i tanti lasciti morali e politici, persino chi voleva l’impeachment ora lo osanna e gli chiede di restare. E tutti abbiamo visto nelle ultime settimane le ovazioni ricevute dal capo dello Stato nei teatri e nei palazzetti dello sport.

C’è, però, un aspetto sino ad oggi pochissimo sottolineato che pure ha rappresentato il centro del suo ultimo discorso di fine anno (31 dicembre 2021) quando Mattarella ha detto che: “Il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica è quello che costruisce una Repubblica unita e solidale”. Perché, lo abbiano ben chiaro i 1009 grandi elettori, non c’è unità possibile senza la dimensione della solidarietà, e un capo dello Stato deve incarnare entrambe queste due dimensioni. Un compito, ha aggiunto il Presidente che gli “è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e società; e che la nostra Costituzione disegna in modo così puntuale. Questo legame va continuamente rinsaldato dall’azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini”.

La Repubblica come comunità di cittadini o dell’amicizia civica

Coscienza “del legame” dunque. Legame tra i cittadini e tra le istituzioni e cittadini. Come ha scritto Giovanni Moro, Mattarella ha provato a “ridefinire quella italiana come una comunità di destino". Direi, semplicemente una comunità. Non c’è unità possibile senza un senso di reciproca solidarietà, ha ripetuto Mattarella in ogni occasione possibile in questi sette anni, sottolineando così uno dei capisaldi della nostra Costituzione.

È da rileggere il bellissimo discorso di fine anno 2018. «Sentirsi "comunità" significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa "pensarsi" dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee rifiutare l'astio, l'insulto, l'intolleranza, che creano ostilità e timore.
So bene che alcuni diranno: questa è retorica dei buoni sentimenti, che la realtà è purtroppo un'altra; che vi sono tanti problemi e che bisogna pensare soprattutto alla sicurezza. Ma la sicurezza parte da qui: da un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e rispettino le regole del vivere comune. (…) Non dobbiamo aver timore di manifestare buoni sentimenti che rendono migliore la nostra società. (…) Qualche settimana fa a Torino alcuni bambini mi hanno consegnato la cittadinanza onoraria di un luogo immaginario, da loro definito Felicizia, per indicare l'amicizia come strada per la felicità
.».

Come spesso ha avuto modo di ripetere, fondamentale è il ruolo della società civile e del volontariato: «È l'Italia che ricuce e che dà fiducia», perché senza il dono non si dà comunità.

Il volontariato come patrimonio nazionale

Per questo la valorizzazione del volontariato è diventato un vero e proprio fil rouge del suo settennato. Mirabile è stato il suo intervento in occasione dell’inaugurazione dell’anno di Padova Capitale europea del volontariato, intervento in cui Mattarella ha sottolineato come sia sbagliato “considerare l’impegno volontario, e i valori che esso trasmette, appartengano ai tempi residuali della vita e che non incidano sulle strutture portanti del nostro modello sociale”.

Un discorso quello del 7 febbraio 2020 a Padova che val la pena rileggere: «Il volontariato è una energia irrinunziabile della società. Un patrimonio generato dalla comunità, che si riverbera sulla qualità delle nostre vite, a partire da coloro che si trovano in condizioni di bisogno, o faticano a superare ostacoli che si frappongono all’esercizio dei loro diritti. La generosità espressa dai volontari è frutto di una scelta della persona, messa di fronte a sfide e, talvolta, emergenze che la vita delle famiglie e delle comunità ci presenta. (…) Persone accanto ad altre persone, che vivono e sviluppano il senso della comunità, appunto, il senso dello “stare accanto”.

Commette un errore chi pensa che l’impegno volontario, e i valori che esso trasmette, appartengano ai tempi residuali della vita e che non incidano sulle strutture portanti del nostro modello sociale. Al contrario, la dimensione della gratuità, unita alla responsabilità civica e a un forte desiderio di condivisione, produce riflessi e crea interrelazioni con ogni altro ambito della vita sociale. I volontari sono diventati, in questi decenni, veri e propri corpi intermedi della Repubblica, pronti all’intervento di urgenza, impegnati nelle ricostruzioni delle lacerazioni patite dalle popolazioni, delle ferite presenti nel nostro tessuto sociale – e alle quali non sempre le istituzioni riescono a porre rimedio – nella gestione e nel perseguimento di obiettivi di sostenibilità ambientale.

Avete scelto un tema – “Ricuciamo insieme l’Italia” – che contiene significati profondi e che ha valenza di progetto per il futuro.

Trasformazioni impetuose stanno cambiando luoghi e spazi della vita civile, della comunicazione tra le persone, delle stesse relazioni tra le persone. Il donare volontariamente il proprio tempo, il proprio impegno, le proprie capacità mantiene un ruolo cruciale per la fiducia nel futuro, nel recupero di quel che di buono si è espresso nel corso del tempo, per la ripresa della vita.

Parliamo di valori antichi, ma sempre attuali. La gratuità; il dono di sé; il disinteresse; la condivisione. E, naturalmente, la costanza nell’azione. La continuità è un tratto essenziale del volontariato, che non intende essere occasionale; perché da tempo le molteplici anime del volontariato italiano hanno preso coscienza che la loro opera non è soltanto riparatrice.

La passione sconfigge l’indifferenza. Quell’indifferenza che inizia nei confronti delle difficoltà e delle sofferenze degli altri e che, nella storia, è giunta a manifestarsi cinicamente persino in presenza di crudeli persecuzioni. Quell’indifferenza cui ebbe a ribellarsi Padre Placido Cortese. Il volontariato sa esprimere questa passione sia nella quotidianità della prevenzione e del sostegno sia nei momenti eccezionali delle emergenze».

In occasione della Giornata internazionale del Volontariato dello scorso 5 dicembre Mattarella ha avuto modo di ribadire quanto il volontariato sa patrimonio irrinunciabile della Nazione: «Il volontariato è una straordinaria energia civile che aiuta le comunità ad affrontare le sfide del tempo e le sue difficoltà. Rinsalda i legami tra le persone, è vicino a chi si trova nel bisogno, riduce i divari sociali, promuove l’accoglienza e la sostenibilità. (..) Il rispetto dei diritti e delle libertà della persona, nella solidarietà, è il patrimonio più prezioso che dobbiamo trasferire alle nuove generazioni: e a questo patrimonio i volontari contribuiscono con passione e ideali, con la forza della loro testimonianza. Le istituzioni – locali, nazionali, internazionali – hanno nei volontari e nelle loro associazioni alleati importanti nell’affrontare i cambiamenti che si rendono necessari per costruire una società migliore».
Seguendo questo file rouge lungo il settennato Sergio Mattarella con discorsi e messaggi si è espresso sull'attribuzione dello status legale di cittadini alle seconde generazioni di immigrati; sulla eguaglianza di status sociale delle persone con disabilità o delle donne e dei giovani; su Internet come nuovo spazio pubblico, con le sue opportunità oltre che rischi; sulla centralità di forme di partecipazione alla vita pubblica diverse da quelle previste, come nel caso dell'attivismo civico. Lo ha fatto con discorsi e messaggi ma anche con iniziative inedite e originali come le onorificenze agli Esempi civili, conferiti, motu proprio, al Merito della Repubblica Italiana a cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l'impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l'attività in favore dell'inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità, del diritto alla salute e dei diritti dell'infanzia. Oltre trenta onorificenze l’anno che hanno proposto più di 200 biografie come esempi di “amicizia civica” e solidarietà vissuta. Nella serie di podcast voluti da Vita, “Le vite degli altri” trovate 10 storie esemplari che hanno ricevuto l’onorificenza.

Interessanti anche i profili che Mattarella ha scelto nel suo settennato per l’“Attestato d’Onore” che premia quei giovani minorenni che, per comportamento o attitudini, rappresentano un modello di buon cittadino.

I premiati si sono distinti nello studio, in attività culturali, scientifiche, artistiche, sportive, nel volontariato oppure hanno compiuto atti o adottato comportamenti ispirati a senso civico, altruismo e solidarietà.

Cosa resta da fare

Mattarella non si è poi trattenuto dal segnalare cosa la politica debba fare per non umiliare il patrimonio nazioanle di solidarietà e di nuove pratiche che stanno dando vita a forme di economia. Ancora a Padova nel 2020 il richiamo forte a completare una Riforma del Terzo settore datata luglio 2017: “Sta emergendo un’economia civile, costituita da un campo di forze molteplici, che può contribuire a definire un equilibrio migliore tra mercato, ambiente ed equità sociale, e può dare un apporto importante nella prospettiva della sostenibilità. L’augurio – in questo anno – è che si proceda nell’attuazione della legge sul Terzo settore, coinvolgendo i protagonisti, assicurando una piena collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, favorendo la partecipazione e il sostegno – anche economico – di una più vasta platea di cittadini, i quali non perdono occasione di dimostrare interesse, favore e coinvolgimento per la solidarietà che si organizza. Il valore che voi producete – e che rappresentate – è inestimabile”.

E poi la spinta ad una vera realizzazione del decreto legislativo 40/2017 che ha istituito il Servizio civile universale, che universale non è e che l’attuale ministra sta umiliando: “A questo impegno collettivo può essere d’aiuto il Servizio civile universale, che coinvolge ogni anno decine di migliaia di giovani, consentendo loro di fare utili esperienze e di sviluppare il talento in forme di impegno civico e solidale. Il Servizio civile universale può dare una mano a “ricucire”: per questo confidiamo che possa ridursi lo scarto tra le richieste dei giovani e i posti che si renderanno disponibili”.

@Foto Ufficio stampa Quirinale


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