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Boccali: sull’economia sociale nel Governo serve un approccio collaborativo

Dopo l'intervista di Vita alla viceministra all'Economia con delega all'economia sociale Laura Castelli, interviene l'esperto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per Terzo Settore ed economia sociale: «Il Ministro Orlando ha voluto fortemente aprire un tavolo di confronto con il Forum nazionale del Terzo settore nel quale sviluppare una disamina congiunta della fiscalità di vantaggio per il Terzo settore, al fine di individuare possibili interventi migliorativi: ora serve condivisione con il Ministero dell'Economia e delle Finanze»

di Wladimiro Boccali

Dopo l'intervista di Vita alla viceministra all'Economia con delega all'economia sociale Laura Castelli, interviene il l'esperto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per Terzo Settore ed economia sociale.


Il 4 dicembre del 2015 sei Paesi membri (Francia, Italia, Lussemburgo, Slovacchia, Slovenia e Spagna) sottoscrivono la Dichiarazione di Lussemburgo con l’obiettivo di spingere l’Unione europea a una comprensione comune della portata (a common understanding of the scope) dell’economia sociale rispettosa della sua diversità all’interno dei singoli Stati, a sostenere le imprese dell’economia sociale e ad attribuire particolare importanza allo sviluppo di un ecosistema finanziario adeguato.Nell'ultimo incontro tenutosi a Cascais in Portogallo nel luglio 2021, che ha visto l'adesione di altri Paesi membri, l'Italia ha assunto la Presidenza del Comitato di Monitoraggio ed avviato la programmazione di eventi nel nostro Paese che sarà presentata dopo un confronto con le Autonomie Locali e la Rappresentanza del Terzo Settore nelle prossime settimane. Contestualmente il Ministro del lavoro e delle Politche Sociali Andrea Orlando sarà presente ai prossimi appuntamenti europei in programma nei prossimi mesi a partire dalla riunione ministeriale del 17 febbraio a Parigi sull'Economia Sociale, all'incontro sulla dimensione internazionale dell'economia sociale ed infine all'appuntamento di Madrid dedica alla Legislazione sull'economia sociale in ambito europeo

In Italia l’elaborazione del Codice del Terzo settore e della disciplina dell’impresa sociale è stato il frutto di un lavoro corale, al quale hanno partecipato tutte le amministrazioni interessate, i soggetti del Terzo settore, il mondo accademico, gli ordini professionali. La collaborazione istituzionale è stata ancora più tangibile con riguardo alla disciplina fiscale contenuta nel Codice e nel d.lgs. n.112/2017, che è stata il punto di arrivo di un percorso di strettissima e costante interazione tra questa Amministrazione e il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Questa metodologia di lavoro è proseguita anche nella fase attuativa del Codice, mediante l’attivazione di un tavolo di confronto permanente tra le competenti strutture ministeriali e l’Agenzia delle entrate, finalizzato ad assicurare un approccio organico fra le stesse Amministrazioni nella disamina degli aspetti attuativi delle disposizioni, nell’individuazione di possibili interventi migliorativi, il tutto funzionale a garantire certezza del diritto agli operatori e uniformità applicativa. Peraltro, non potrebbe operarsi diversamente, in quanto il Terzo settore si caratterizza per la sua interdisciplinarietà, sicché la disciplina fiscale, che costituisce solo uno degli aspetti regolatori della materia (al pari di quello civilistico, del diritto amministrativo, del diritto commerciale, ecclesiastico, ecc.) non può essere trattato in modo avulso rispetto alle altre discipline che vengono in rilievo, pena la disorganicità del sistema normativo, in palese contraddizione con il principio direttivo della legge delega n. 106/2016 di garantire, attraverso la redazione del Codice, la coerenza giuridica, logica e sistematica. Pertanto, è auspicabile che il Governo, a partire dal MEF, abbia un approccio di tipo “collaborativo” al suo interno, favorendo le interazioni con le altre amministrazioni interessate e con le rappresentanze del Terzo Settore.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha sin dall’inizio improntato la sua azione oltre che al canone della leale collaborazione con le altre amministrazioni, a quello del dialogo sociale con le rappresentanze del Terzo settore. In questa prospettiva, il Ministro Orlando ha voluto fortemente aprire un tavolo di confronto con il Forum nazionale del Terzo settore ( formalmente riconosciuta, in applicazione dei criteri codicistici, come l’associazione di enti del Terzo settore maggiormente rappresentativa sul territorio nazionale, ricomprendendo al suo interno l’eterogeneità del Terzo settore italiano, dal volontariato, alla cooperazione sociale, all’associazionismo di promozione sociale), nel quale sviluppare una disamina congiunta della fiscalità di vantaggio per il Terzo settore, al fine di individuare possibili interventi migliorativi, nel rispetto dei principi e criteri direttivi della legge delega. A conclusione dei lavori, avvenuta ad ottobre del 2021, è stato elaborato un pacchetto organico di proposte di intervento normativo, sulle quali, in ossequio all’approccio plurale e allo spirito di leale collaborazione sopra richiamati, il Ministro Orlando ha richiesto al Ministro Franco l’attivazione del doveroso confronto con il MEF, al fine di verificare la compatibilità delle proposte con la disciplina degli aiuti di Stato e gli eventuali effetti finanziari.

In Italia esiste una chiara definizione giuridica di enti del Terzo settore, alla quale si è approdati al termine di un’esperienza giuridica trentennale, sulla quale non possono essere introdotti elementi di confusione. Peraltro, la stessa Corte costituzionale ci ricorda nella sentenza n. 131/2020 che gli ETS costituiscono “un insieme limitato di soggetti giuridici dotati di caratteri specifici, rivolti a «perseguire il bene comune, a svolgere attività di interesse generale , senza perseguire finalità lucrative soggettive, sottoposti a un sistema pubblicistico di registrazione e a rigorosi controlli” e, come tali, meritevoli di un trattamento giuridico differenziato (a partire dalle norme promozionali e di sostegno) rispetto alle altre organizzazioni, siano esse lucrative che non lucrative, che costituiscono espressione del pluralismo sociale che contraddistingue il nostro ordinamento costituzionale. In questo senso, bisogna mantenere ferma la chiara linea di demarcazione posta dal legislatore tra ciò che Terzo settore e ciò che non ne fa parte, perché sprovvisto dei requisiti costitutivi. Proprio mantenendo ferma questa linea di demarcazione, potranno essere compiutamente esplorate ed efficacemente praticate tutte le possibili interazioni tra il Terzo settore e le pubbliche amministrazioni, da un lato, e il mondo profit, dall’altro. Piuttosto, le sollecitazioni provenienti dal Piano d’azione sull’economia sociale varato il 9 dicembre 2021 dalla commissione UE devono indurre le Amministrazioni interessate a sviluppare azioni sinergiche volte a valorizzare, in ambito eurounitario, il livello di avanzamento dell’esperienza giuridica italiana, rispetto agli altri Stati membri, sia in termini di individuazione dei soggetti dell’economia sociale, sia di modalità relazionali con le pubbliche autorità. Non a caso, lo stesso Piano d’azione dà un esplicito riconoscimento in tal senso (vedi paragrafo 3.1). Anche su questo profilo, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali continuerà a caratterizzare la sua azione secondo la logica del massimo coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.

Rispetto alle Risorse destinate a questo mondo, i fondi gestiti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali (il Fondo per il finanziamento dei progetti e delle attività di interesse generale del Terzo settore di cui all’articolo 72 del Codice) e i fondi di cui all’articolo 73 del medesimo Codice hanno, viceversa, evidenziato un surplus di domanda da parte degli ETS, a fronte di un’insufficienza delle risorse assegnate dal legislatore.


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