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Sanità & Ricerca

Lettera ai curanti

In occasione della XXX Giornata Mondiale del Malato, il Direttore dell'Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Conferenza Episcopale Italiana, Massimo Angelelli, ha scritto ai 78 mila operatori sanitari presenti negli 93 strutture sanitarie di ispirazione cristiana attive in 16 regioni: “La gratitudine e la riconoscenza, il rispetto e la stima sono solo alcuni dei sentimenti che vogliamo esprimere a voi Curanti che da sempre, e negli ultimi tempi in modo decisamente più intenso”

di Redazione

In occasione della XXX Giornata Mondiale del Malato, il Direttore dell'Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Conferenza Episcopale Italiana, Massimo Angelelli (nella foto), ha scritto ai 78 mila operatori sanitari presenti negli 93 strutture sanitarie di ispirazione cristiana attive in 16 regioni e 43 province, con una forte presenza (23% dei posti letto totali) nel sottoinsieme costituito da Irccs (15) e Policlinici universitari (2) che rappresentano l'8,5% delle strutture di ricovero accreditate censite dal ministero della Salute. Ve ne riproponiamo ampi stralci:

La gratitudine e la riconoscenza, il rispetto e la stima sono solo alcuni dei sentimenti che vogliamo esprimere a voi Curanti che da sempre, e negli ultimi tempi in modo decisamente più intenso, vi prendete cura dei malati e dei sofferenti. Ciò che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, e continuiamo a vivere, vi vede impegnati fino all’estremo delle vostre risorse. Lo stress accumulato, il peso e la fatica, il disorientamento e la sensazione di impotenza di fronte ad una situazione globale, solo immaginata, hanno messo a dura prova la vostra dimensione professionale e personale. La XXX Giornata Mondiale del Malato, con il tema «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità», mette al centro la persona malata e le persone curanti ed è l’opportunità per indirizzarvi un pensiero grato e rendervi onore. Le nostre parole sono appena sufficienti per esprimere e apprezzare il vostro impegno. (…)

SITUAZIONE

Molti di voi sottolineano come la specializzazione medico-sanitaria sia diventata sempre più tecnologica e sempre meno umana; come la riduzione dell’umanesimo in medicina abbia comportato la quasi scomparsa della carità medica; come il dilagare di una pandemia abbia messo in luce alcune fragilità ormai consolidate del nostro sistema sanitario. Tra tutte, l’evidente mancanza di un numero adeguato di professionisti sanitari e un forte carattere di regionalizzazione che genera grandi differenze nell’offerta dei servizi. Vi è inoltre una netta separazione tra la sanità vissuta nelle zone rurali e nelle periferie e le forme maggiormente organizzate come nei centri metropolitani. Un modello che sembra generare una nuova categoria, che potremmo definire degli irraggiunti: coloro che, pur avendone diritto, non riescono o non vengono messi in condizione di accedere al Servizio Sanitario Nazionale. (..)

PREOCCUPAZIONI

I continui episodi di aggressione, in particolare nei pronto soccorso, generano nel personale sanitario un senso di solitudine e di abbandono che umilia sia la dimensione umana che quella professionale. In coloro che sono in prima linea vengono individuati obiettivi da colpire per responsabilità che non appartengono a loro. I decenni di tagli e mancata programmazione hanno contribuito a sortire anche questo effetto. Una preoccupazione che ci avete rappresentato è il crescente peso delle procedure burocratiche, che non sempre paiono essere a tutela della persona, ma piuttosto a protezione di specifici interessi. Ci manifestate, inoltre, una tensione che incrocia la dimensione personale con quella professionale: l’agire della collettività, della narrazione massmediatica e dei social, soprattutto quando assume caratteristiche aggressive o rivendicative, epiche o apocalittiche, ha una ricaduta anche sulla dimensione personale del professionista. Il vostro lavoro – a qualunque dimensione sanitaria appartenga, comprendendo anche i compiti direttivi, amministrativi e gestionali – talvolta vi vorrebbe regolati da impietose leggi del mero commercio. Il recupero della dimensione umana e spirituale della persona non è quindi secondario, ma costitutivo della realtà che voi siete. Infine, l’illusione che ogni farmaco e ogni terapia fossero facilmente a portata di mano si è scontrata con la necessità di riconsiderare il senso umano del limite. La fatica della ricerca scientifica, tecnica e tecnologica, che richiede costanza, viva intelligenza, geniale curiosità e risorse adeguate, viene sostenuta da tutti noi con piena fiducia e speranza perché tale impegno, pienamente orientato al bene dell’uomo, porti gli auspicati successi.

SPERANZA

Nonostante tutto, nell’ascoltarvi constatiamo come una delle costanti del vostro lavoro sia la speranza. Speranza nell’umano, speranza in Dio. Un primo segnale di speranza viene dai giovani, che scelgono le professioni sanitarie, nuovamente chiamati a coniugare scienza e fede. La loro credibilità professionale si misurerà sul bene che faranno e che vorranno realizzare. Per sostenere la loro crescita umana e professionale sarà opportuno integrare nei percorsi formativi quelle dimensioni etiche, umane e relazionali, oggi scarsamente presenti.

Una delle legittime attese del mondo dei Curanti è il miglioramento delle condizioni globali in cui svolgere il proprio ruolo professionale. Sicuramente parte delle aspettative sono riposte negli interventi che vengono progettati nelle strutture e nei luoghi sanitari, così come nelle strumentazioni e negli aggiornamenti tecnologici. Ancor di più, a nostro avviso, sarebbe opportuno investire in una rinnovata attenzione alle condizioni sociali ed economiche in cui voi, i nostri Curanti, operate; così come merita una seria riflessione il ripensamento della programmazione del numero di coloro che possono accedere ai percorsi formativi accademici. Il Paese ha bisogno di più professionisti della salute che vedano riconosciuto il loro ruolo e siano messi nelle condizioni di operare al meglio, per garantire una stabile sostenibilità del sistema universalistico di cura. La speranza, poi, nasce anche dall’incontro con i testimoni, con quanti mettono a disposizione un patrimonio spirituale che arricchisce chiunque li incontri. I santi della sanità sono santi della bellezza, della speranza e della cura. (…)

A tutti voi Curanti il nostro grazie: un ringraziamento fatto di preghiera e di attenzione, nei confronti vostri, dei vostri affetti e delle vostre famiglie, e di chi è affidato alle vostre cure. Siamo fratelli tutti, perché figli di un unico Dio.


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