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Il Terzo settore è il Capitale Sociale della Puglia

Con “PugliaCapitaleSociale 3.0” l’assessorato al Welfare regionale vuole favorire lo sviluppo della cittadinanza attiva e la promozione del welfare di comunità attraverso due le linee di finanziamento. A disposizione ci sono quasi 9 milioni di euro, con l’idea di sostenere le visioni progettuali di quelle realtà che vogliono migliorare il futuro e la qualità della vita di chi vive in condizioni di fragilità

di Emiliano Moccia

Il vero Capitale Sociale della Puglia sono le persone che animano le realtà del terzo settore, con le loro storie, le loro competenze, le loro attività solidali. Organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, Fondazioni. È a tutta questa ampia fascia di comunità che guarda l’assessorato al Welfare della Regione Puglia che sta presentando in giro per i territori l’avviso PugliaCapitaleSociale 3.0, che attraverso due le linee di finanziamento vuole favorire lo sviluppo della cittadinanza attiva e la promozione del welfare di comunità. A disposizione ci sono quasi 9 milioni di euro, 8.626.880 euro per la precisione, con l’idea di sostenere le visioni progettuali di quelle realtà che vogliono migliorare il futuro e la qualità della vita di chi vive in condizioni di fragilità.

Aiutare chi aiuta


«Abbiamo voluto innanzitutto aiutare chi aiuta e quindi riconoscere lo sforzo che tante associazioni pugliesi hanno fatto in quest'ultimo anno e mezzo. Molte di loro hanno addirittura incrementato le attività per sostenere le fasce più fragili della nostra popolazione, hanno sostenuto spesso ingenti spese ma, per effetto della pandemia, non hanno avuto alcuna entrata. Allo stesso tempo» ha detto l’assessora regionale al Welfare, Rosa Barone «chiediamo agli enti del terzo settore di dar vita a progetti innovativi che possano avere ricadute sociali, economiche e lavorative importanti sui territori. Vogliamo che siano come un fermento per tutte le aree interessate, pensando a progetti di cittadinanza attiva, di welfare di comunità, che possano generare quel capitale sociale essenziale per fare la differenza».

Le due linee di finanziamento

In questi giorni, quindi, stanno proseguedno gli appuntamenti organizzati – online ed in presenza – in collaborazione con i CSV pugliesi per illustrare alle associazioni gli obiettivi del bando e rispondere a tutte a tutte le domande. «Crediamo che il terzo settore sia centrale per la ripresa dopo due anni di pandemia, per questo abbiamo investito quasi 9 milioni in questo avviso e vogliamo che tutti i possibili beneficiari iscritti al registro regionale possano cogliere questa opportunità». La Linea A di finanziamento, dunque, scommette sulla capacità delle organizzazioni di terzo settore di produrre capitale sociale, adottando modalità innovative nelle comunità di appartenenza. Ciascun progetto potrà ricevere un contributo massimo di 40.000 euro. La Linea B, invece, vuole sostenere le attività ordinarie delle associazioni che nel corso del 2020 e del primo semestre 2021, per contenere la diffusione del contagio da COVID-19, non hanno potuto svolgere regolarmente la loro attività. Allo stesso tempo, la misura mira a sostenere le realtà del terzo settore che durante la pandemia hanno assunto un ruolo determinante nel garantire servizi di assistenza e di emergenza per aiutare le loro comunità di appartenenza. Il rimborso massimo previsto è di 8.000,00 euro per ciascun richiedente.

Interventi per minori sottoposti a provvedimenti penali


La promozione dell’avviso “PugliaCapitaleSociale 3.0” è anche un’occasione per l’assessorato per parlare delle altre iniziative che si stanno mettendo in campo in materia di welfare. Come il protocollo d’intesa sottoscritto tra la Regione Puglia e il Centro per la Giustizia Minorile per la Puglia e la Basilicata per la realizzazione d’interventi di inclusione sociale attiva rivolti a minori e giovani in età da lavoro, sottoposti a provvedimenti penali dell’Autorità Giudiziaria Minorile. «Il Protocollo vuole favorire nuove opportunità di crescita nei giovani a rischio di emarginazione sociale, culturale e formativa, attraverso la presa in carico integrata della persona» ha evidenziato l’assessora Barone. «Saranno attuati progetti personalizzati di inclusione sociale attiva che contribuiscano al potenziamento delle capacità dei ragazzi in situazioni di marginalità e discriminazione sociale, in modo da aumentare le possibilità di trovare occupazione». I destinatari del Protocollo, dunque, sono i giovani che abbiano assolto l’obbligo scolastico, di età non superiore ai 25 anni, sottoposti a provvedimenti penali dell’Autorità Giudiziaria Minorile e che siano stati individuati dal CGM Puglia come destinatari, a seguito di valutazione multidimensionale del bisogno. Tra le iniziative previste ci sono tirocini, corsi di formazione, laboratori per il rafforzamento delle competenze nella ricerca attiva di un lavoro. «La disoccupazione e la marginalizzazione sono terreno fertile per la criminalità organizzata: per contrastarla è necessario che i ragazzi capiscano che ci sono alternative e vengano accompagnati in percorsi che facilitino il loro ingresso nel mercato del lavoro». I giovani che aderiranno al progetto riceveranno un’indennità economica, con l’intenzione di replicare il modello ReD (Reddito di Dignità della Regione Puglia)

Il Reddito di Dignità


Proprio sulla misura avviata per promuovere l'inclusione sociale con un contributo economico destinato ai redditi delle persone in difficoltà, è tempo di bilanci. «Dal 2016 ad oggi sono state ammesse a beneficio oltre 32mila domande per una spesa complessiva di circa 60 milioni di euro» ha spiegato l’assessora Barone. «Il ReD prevede un'indennità economica mensile di 500 euro a fronte della sottoscrizione del Patto di inclusione e allo svolgimento delle prestazioni da questo previste. Sono stati sottoscritti ad oggi quasi 25mila Patti d’Inclusione (24.627), a cui se ne devono aggiungere altri 1.100 della misura in corso. Per quello che riguarda le manifestazioni di interesse da parte di imprese, enti pubblici, aziende del terzo settore intenzionate ad attivare percorsi di inclusione per i beneficiari, sono state presentate poco più di 1.900 domande ed attivati quasi 19mila tirocini». Il ReD, infine, prevede anche corsi di formazione da parte dei beneficiari che prevedono il rilascio di attestati certificanti i vari profili professionali.

Verso il V° Piano Regionale delle Politiche Sociali


Per completare tutti gli interventi pianificati, anche alla luce del Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa, l’assessorato al Welfare ha l’esigenza di far approvare quanto prima in Giunta il V Piano Regionale delle Politiche Sociali 2022-2024, che coinvolge 45 Ambiti Territoriali per un totale di 257 comuni. «Dobbiamo far sì che i Comuni, i principali attuatori delle misure del Welfare, siano messi nelle condizioni di intercettare i nuovi bisogni e le fragilità nate con la pandemia. Gli incontri che stiamo tenendo ci permettono di analizzare le criticità esistenti e capire quali sono gli interventi necessari per migliorare. Dagli incontri con gli Ambiti» conclude «è emersa la necessità di implementare il personale degli uffici e una maggiore omogeneità dell’offerta dei servizi territoriali perché solo così potremo intercettare i bisogni delle persone più fragili». L'invecchiamento della popolazione, le povertà, l'impatto della pandemia. La sfida della nuova programmazione parte soprattutto da queste criticità, con l’obiettivo di individuare strategie d’intervento che d’intesa con i Comuni siano in grado di potenziare i servizi e garantire la qualità degli interventi.