Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Picierno (Parlamento UE): accogliere l’Ucraina è il nostro “Whatever it Takes”

«La scelta di accogliere l’Ucraina nell’Unione Europea rappresenta una scelta coraggiosa per il futuro politico del nostro Continente». Lo sottolinea a Vita la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno. E sull'accoglienza dei migranti, spiega, la direttiva 2001/55 ci consentirà di superare le divergente sul trattato di Dublino, ma «va stabilito un nuovo principio di transito e distribuzione»

di Sabina Pignataro

«La scelta di accogliere l’Ucraina nell’Unione Europea non è dettata da una reazione emotiva del momento ma rappresenta una scelta coraggiosa per il futuro politico del nostro Continente». Lo sottolinea a Vita la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno. «Questo è il nostro momento “Whatever it Takes” come ha sottolineato la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola».

Ieri l’Emiciclo riunito in Pleanaria ha votato sulla mozione a sostegno dell’Ucraina, chiedendo di adoperarsi per concedere all'Ucraina lo status di paese candidato all'UE. Nello specifico, la risoluzione adottata (si tratta di un testo non legislativo) invita "le istituzioni dell'Unione ad adoperarsi per concedere all'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione all'UE". Tale procedura dovrebbe essere "in linea con l'articolo 49 del trattato sull'Unione europea e sulla base del merito".

«L’ampia convergenza del Parlamento Europeo – commenta Picerno- in particolare sul percorso di adesione all'Unione Europea, è un segnale forte. Dimostra come l'Europa è determinata e unita nel sostenere il popolo ucraino. L’aggressione da parte della Russia non riguarda soltanto l'Ucraina, ma tutti noi.

Al momento sono cinque i paesi ufficialmente candidati all'adesione: Turchia (candidata dal 1999), Macedonia del Nord (candidata dal 2004), Montenegro (candidato dal 2010), Serbia (candidata dal 2012) e Albania (candidata dal 2014). Il Kosovo e la Bosnia sono al momento considerati come dei potenziali candidati al processo di adesione.

L’aggressione da parte della Russia non riguarda soltanto l'Ucraina, ma tutti noi.

Pina Picierno

In un editoriale su Repubblica di pochi giorni fa, Picierno aveva scritto che «la richiesta di un popolo libero, vicino e amico che resiste fieramente ad un’aggressione militare di un autarca, che ha perso il controllo anche dei propri folli disegni egemonici, non può essere disattesa. Non può restare nella pila di richieste che attendono l’avvio dell’istruttoria».

Vicepresidente, pensa che l’adesione “immediata” dell’Ucraina nella Ue sia una strada tecnicamente percorribile?
«L'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, qualche giorno fa ha detto che "L'adesione dell'Ucraina all'Ue nell'immediato "non è in agenda". Ma dell’adesione dell’Ucraina già si discuteva prima del precipitare della crisi con la Russia: Kiev si era impegnata ad un cammino di riforme e modernizzazione del proprio impianto giuridico per essere inclusa tra i 27. Quanto sta accadendo in queste ore non può essere un fattore penalizzante per l’Ucraina in termini tecnici e burocratici visto che l’aggressione che vive riguarda anche l’Europa. Le “colpe” dell’Ucraina nei confronti della Russia sono la sua adesione valoriale alla democrazia liberale, allo stato di diritto e all’alleanza atlantica, anche per questo motivo ritengo che sia urgente superare le incombenze burocratiche e accogliere l’Ucraina tra i Paesi membri».

Da eurodeputata lei si occupa di Medio Oriente, diritti, donne. Questa nuova Europa appare forse più coesa sui temi dell’accoglienza e della protezione internazionale. Cosa ne pensa?
«Credo che i temi dell’accoglienza e della protezione internazionale siano un pilastro di questa nuova fase della politica europea. Anche con l’emergenza afghana l’Europa ha accolto nonostante le idee differenti e i timori in campo».

Sulla Riforma di Dublino solitamente i Ventisette non vanno molto d’accordo…
«Credo che questo conflitto possa portarci anche a rivedere il trattato di Dublino, che soprattutto per i migranti provenienti dell’area euromediterranea ha creato molti problemi agli Stati confinanti e alimentato una narrazione tossica intorno alle migrazioni».

Secondo i dati di ieri sera, sesto giorno e sesta notte di guerra, sono più di 600 mila gli ucraini che hanno già lasciato il loro Paese. L’Alto commissario Onu per i rifugiati, l’italiano Filippo Grandi, ha lanciato l’allarme: «L’Europa affronterà presto la più grande crisi di profughi di questo secolo». Come verrà gestita la loro accoglienza?
«La morsa propagandistica che vedeva i migranti come minaccia è stata ridimensionata. Accogliere, proteggere e inserire in un percorso di sostenibilità economica e sociale per gli Stati non significa “accogliere tutti” ma distribuire quelle risorse eque di cui gli Stati hanno necessità. Va stabilito un nuovo principio di transito e distribuzione. Così come la pandemia ha portato a rivedere le regole del debito pubblico questo conflitto deve portarci a compiere quelle riforme che attendono da troppo tempo in campo umanitario».

Sull'accoglienza va stabilito un nuovo principio di transito e distribuzione

Pina Picierno

Il Governo italiano ha riconosciuto d’ufficio lo status di rifugiato a chiunque sia arrivato in Italia dall’Afghanistan con l’operazione Aquila Omnia, iniziata a giugno. Pensa possa verificarsi qualcosa del genere anche per chi scappa dalla guerra in corso in Ucraina?
«Assolutamente sì. Già a partire da questa settimana la Commissione, su impulso del Parlamento, attiverà la direttiva 2001/55 (sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati, ndr), al fine di garantire una protezione immediata a tutti i rifugiati di questa specifica crisi. Ovviamente i paesi ai confini saranno quelli più coinvolti in prima battuta, ma la distribuzione sarà equa su tutto il territorio dell’Unione. È una procedura già prevista dall’ordinamento, ma sarà adottata per la prima volta in questa occasione. Le rigidità del Trattato di Dublino non consentirebbero di accogliere chi fugge dalla guerra con la necessaria rapidità ed efficacia. Nelle emergenze l’Europa sta dimostrando tutte la propria forza geopolitica ed economica. Stiamo compiendo passi, dalla crisi pandemica ad oggi, inimmaginabili. Superare il Trattato di Dublino, è certamente uno di questi. Nel futuro si tratterà di rendere questi cambiamenti definitivi e non solo emergenziali».

La foto in apertura è fornita dal servizio media del Parlamento Europeo


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA