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Irina, Inna e Alona, una russa e le altre due ucraine e il loro #abbraccioperlapace

Lavorano fianco a fianco allo stabilimento di Deltafina di Ospedalicchio di Bastia Umbra. E , in occasione della festa della donna, hanno lanciato un messaggio di pace per l’Europa colpita dal conflitto russo-ucraino come racconta Perugia today. "Нет войне! Ні війні! No war! No alla guerra": è il messaggio in quattro lingue: russo, ucraino, inglese e italiano lanciato dal palco dal quale hanno parlato le tre donne.

di Redazione

Irina, Inna e Alona, una russa e le altre due ucraine (di cui una originaria del Donbass), sono colleghe. Lavorano fianco a fianco allo stabilimento di Deltafina di Ospedalicchio di Bastia Umbra. E , in occasione della festa della donna, hanno lanciato un messaggio di pace per l’Europa colpita dal conflitto russo-ucraino come racconta Perugia today.

"Нет войне! Ні війні! No war! No alla guerra": è il messaggio in quattro lingue: russo, ucraino, inglese e italiano lanciato dal palco dal quale hanno parlato le tre donne. “Le guerre, tutte le guerre sono un orrore, non ci si può voltare dall’altra parte – dice Irina -. Siamo particolarmente vicini al dramma della popolazione ucraina che soffre, oppressa dalle bombe e dalla paura. Ci auguriamo che prevalga il dialogo, la mediazione e si raggiunga presto la pace”.

“Una guerra che non è partita per volontà del popolo, ma per la brama di potere – sottolinea Inna -. Stanno cercando di mettere l’uno contro l’altro due popoli che fino all’altro ieri erano uniti tra loro. Spero che torni presto la pace nel mio paese e che la situazione possa risolversi nel migliore dei modi per scongiurare la perdita di altre vite umane”.

“La guerra è la cosa peggiore che abbia mai visto! – dice Alona, scappata dal Donbass nel 2016 -. Una granata è piombata sopra la mia casa nel 2014 e ha lasciato un segno indelebile nella mia memoria. Ho vissuto tra i bombardamenti per un anno – racconta con le lacrime agli occhi -: esattamente un anno della mia vita nella paura e nel dolore. Per un attimo mi è sembrato di guardare la morte negli occhi. Sono sopravvissuta e sogno che coloro che ora stanno vivendo ciò che ho vissuto io, sopravviveranno”.

Tra i 220 dipendenti italiani e stranieri di 13 nazionalità diverse, del sito umbro di Deltafina circa il 60% sono donne. L’abbraccio simbolico di pace tra tre lavoratrici nel giorno dell’8 marzo è un segno importante di quanto “le donne siano centrali nella società anche se le comunità non l’hanno ancora capito – sottolinea la sindaca di Bastia, Lungarotti -.


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