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Famiglia & Minori

De Luca sbaglia, sulle adozioni non è il momento di accelerare

Il governatore della Campania, De Luca, vorrebbe accorciare le procedure per l'adozione degli orfani ucraini, ha annunciato una proposta per il Parlamento nazionale e addirittura parla di «quattro mesi». La risposta di AiBi: «L'emergenza rende ancora più necessaria la prudenza. Accogliamo al meglio questi bambini, ma durante una guerra non è il caso di adottare»

di Sara De Carli

Gentile Governatore De Luca, sulle adozioni non è il momento di accelerare. Così scrive AiBi in una lettera aperta al Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che nei giorni scorsi in diretta Facebook, ha annunciato di stare lavorando a una proposta per “accorciare i tempi per l’adozione dei bimbi ucraini orfani”, che consenta l’adozione addirittura in quattro mesi.

«Molti di questi bambini sono orfani, centinaia di bambini che non hanno più famiglia», ha detto De Lca a proposito delle persone in fuga dalla guerra. «Noi abbiamo migliaia di famiglie nel nostro Paese, nella nostra regione, che da anni si battono per poter adottare un bambino o una bambina. Vorremmo lavorare come Regione Campania per favorire le adozioni dei bambini orfani da parte delle nostre famiglie. Il percorso di adozione è di una complessità inimmaginabile, ci vogliono anni e anni. Vorremmo proporre anche una modifica legislativa, decide il Parlamento nazionale purtroppo e non la regione Campania, ma credo sia arrivato il momento di approvare modifiche legislative che consentano di adottare bimbi orfani in quattro mesi. Stiamo lavorando per avanzare una proposta legislativa al Parlamento nazionale».

«Abbiamo ascoltato con attenzione le parole pronunciate durante la Sua diretta Facebook, e riprese da altri diversi organi di stampa, sulla Sua idea di avanzare una proposta al Parlamento per “consentire una modifica legislativa e accorciare a quattro mesi i tempi per l'adozione da parte delle nostre famiglie dei bimbi ucraini orfani”», replica Aibi. «È sempre con piacere che ascoltiamo politici, specie se con un ruolo importante come il Suo, parlare e interessarsi di adozione, a maggior ragione oggi, in una situazione in cui l’emergenza della guerra in Ucraina ha sensibilizzato tutta la comunità verso questo tema». AiBi concorda con la necessità di snellire più che “eliminare” il carico burocratico delle adozioni ma «ciò che ci trova meno d’accordo è quell’aggiunta che dice “quando parliamo di minori che provengono da Paesi in guerra”. La sburocratizzazione, il tentativo di accorciare i tempi, così come quello di abbattere i costi, sono temi fondamentali ma che, proprio per questo, non è saggio affrontare “di getto” in una situazione di emergenza. Anzi, l’emergenza rende ancora più necessaria la prudenza, tant’è vero che la CAI ha diramato una nota in cui sottolinea come il Governo ucraino stesso abbia dichiarato formalmente che non debbano essere applicati in nessun Paese del mondo i procedimenti di adozione internazionale e nazionale nei confronti dei minori cittadini ucraini durante il tempo di guerra». Lo stesso Governo ha specificato che, prosegue AiBi, fin quando perdurerà la situazione di conflitto e la conseguente impossibilità di garantire la piena osservanza della legge ucraina, il Servizio Sociale Nazionale, Autorità ucraina in materia di adozioni internazionali, non darà seguito a nessuna procedura di adozione internazionale.

«Proprio l’esperienza con le adozioni internazionali ci porta a sottolineare come durante una guerra non si possano adottare bambini orfani di genitori, perché possono esserci comunque da qualche parte dei parenti che potrebbero prendersene cura», replica AiBi. «Quello che possiamo fare noi, qui, con urgenza, è favorire l’accoglienza dei bambini e delle famiglie che arrivano in Italia in fuga dalla guerra, come anche AiBi si sta impegnando a fare proprio sul territorio campano, in particolare a Salerno».

Foto Bryan Smith/Avalon /Sintesi


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