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Cooperazione & Relazioni internazionali

Dalla casa-famiglia all’Italia: 17 minori in salvo

AiBi ha accolto nel bergamasco due gruppi di minori in fuga dall'Ucraina, provenienti da due case-famiglia. Un elemento importantissimo di resilienza è stato tenere insieme questi ragazzini: «Hanno voluto dormire insieme, abbiamo attrezzato delle camerate con letti a castello. È la loro forza. Si sentono molto protetti dai loro genitori affidatari», dice Diego Moretti

di Sara De Carli

Al loro arrivo, i bambini tenevano stretto il loro zainetto e la loro borraccia, senza lasciar trasparire alcuna emozione. «Non volevano nemmeno essere aiutati per portare le cose in camera. Sono spaesati, per loro tutta la situazione è illeggibile, esattamente come sono illeggibili i nostri cartelli scritti in alfabeto latino. Si sono ritrovati in un altro mondo»: Diego Moretti, referente per l’accoglienza dei profughi ucraini presso AiBi-Associazione Amici dei Bambini, racconta così il primo impatto con l’Italia di 17 minori ucraini, in fuga dalla guerra. «Solo dopo qualche giorno, giocando con gli animali, hanno ricominciato a sorridere, ad essere bambini».

AiBi è presente in Ucraina dal 1999 e opera nel Paese tramite la Fondazione di diritto ucraino Drusie Ditiei Ukraina (Amici dei Bambini Ucraina), la cui sede è a Kiev. Con il sostegno a distanza aiuta a crescere i 180 minori accolti nell’istituto Volodarka: allo scoppio della guerra sono quasi tutti rientrati in famiglia e un piccolo gruppo è stato accolto in Spagna insieme ad alcuni responsabili dell’istituto. In Ucraina, su una popolazione di 47 milioni di persone, prima del 24 febbraio erano circa 98mila i bambini abbandonati accolti in 663 orfanotrofi del Paese. Alcuni sono orfani, ma in gran parte sono figli di famiglie povere e vulnerabili, che per motivi economici venivano inviati in istituto in modo che potessero studiare. I minori che hanno un documentato uno stato di abbandono e che sono rimasti in istituto, stanno uscendo dall’Ucraina attraverso la “Rete di protezione dei diritti dei bambini”, una rete di associazioni locali che in collaborazione con i servizi sociali del Paese stanno segnalando gli istituti che hanno necessità di essere evacuati. Non sono minori non accompagnati, la tutela resta in capo ai servizi sociali ucraini e all’estero vanno con le persone che si sono sempre prese cura di loro.

AiBi, in questo modo, ha messo al sicuro in Italia i minori provenienti da due case famiglia dell’Ucraina. Sono due gruppi, ospitati insieme nella struttura di una congregazione religiosa in provincia di Bergamo. Un gruppo – nove minori e i due genitori affidatari della casa-famiglia – è arrivato in pullman, attraverso la Moldavia, in un’odissea fatta di strade innevate, lunghissime code, controlli alle dogane. Una seconda casa famiglia– otto bambini più i due genitori affidatari – è arrivata in aereo dalla Polonia. «Una scelta che rifaremmo, se in futuro dovessimo provvedere ad altri trasferimenti sicuri. Il viaggio in pullman non è solo più lungo e faticoso, ma espone i bambini ad un’ulteriore esperienza di quanto sia “epocale” ciò che sta accadendo», riflette Moretti. «Rispetto agli uomini, ci troviamo di fronte persone che pur avendo avuto l’autorizzazione a lasciare l’Ucraina vivono la situazione con un grande conflitto interiore», racconta Moretti.

A supportare la loro l’accoglienza, oltre ai tre operatori di AiBi e alle suore, si è mobilitata la comunità ucraina che già viveva in zona: «Tra i nuclei di profughi che sono stati accolti dalle famiglie di AiBi c’è anche una donna arrivata da Kiev, che si è sempre occupata di tutela di minori e che conosce benissimo l’italiano. L’abbiamo subito coinvolta con questi due gruppi di bambini. Ora le abbiamo appena trovato un alloggio vicino alla nostra sede, così che sia più agevole per lei raggiungere questa struttura», dice Moretti. Un elemento importantissimo di resilienza, in questi primi giorni, è stato tenere insieme questi ragazzini, ognuno nel suo gruppo: «Vivono insieme, è la loro forza. Si sentono molto protetti dai loro genitori affidatari. I bambini hanno voluto dormire insieme, abbiamo attrezzato delle camerate con letti a castello. Ci verrebbe da pensare che la cameretta perfetta, per due o tre, sia la soluzione ideale: ma non è necessariamente così. Anche sul cibo, dopo qualche giorno di entusiasmo per le novità della cucina italiana, ci hanno chiesto una zuppa di barbabietole. C’è la tentazione di “sommergere” questi bambini di giocattoli, per dimostrare il nostro affetto: ho visto che funziona di più farli giocare con cose semplici, fogli e pennarelli, giochi all’aria aperta, stare con gli animali. Alcune famiglie della zona hanno già iniziato a frequentare questo luogo, così che i bambini possano giocare insieme: uno parla in italiano e l’altro risponde in ucraino e magicamente sembrano capirsi».

I piccoli profughi successivamente sono stati trasferiti a Mulazzano, in provincia di Lodi, dove AiBi ha sistemato una ex casa di suore, con una mobilitazione straordinaria di solidarietà da parte del territorio.


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