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Roma, grazie all’Oasi della Salute di Afmal visitati oltre 500 profughi

L’ambulatorio mobile dell’ong dei Fatebenefratelli è alla Basilica di Santa Sofia, punto di riferimento per gli ucraini che arrivano nella Capitale. «Aiutiamo anche i nostri confratelli di Varsavia e in Ucraina a Drohobič dove c’è una casa per i poveri che ora accoglie i profughi interni» rivela fra Gerardo D’Auria, vicepresidente operativo. Per i casi che necessitano approfondimenti dopo le prime visite attivato un canale con l'ospedale San Pietro

di Antonietta Nembri

Dai primi di marzo il camper Oasi della Salute di Afmal – Associazione con i Fatebenefratelli per i malati lontani è alla Basilica di Santa Sofia a Roma, la chiesa di riferimento per i profughi ucraini che arrivano nella capitale. Il rettore della basilica, don Marco Semehen si era rivolto all’associazione proprio per far sì che i profughi ricevessero un primo aiuto medico. Oltre al camper-ambulatorio è stata allestita anche una tenda dove poter effettuare le visite.
«Accanto al nostro impegno in Italia, oltre che a Roma si sono attivati anche il nostro ospedale di Napoli e a Palermo Casa Olallo è a disposizione per l’accoglienza dei profughi, abbiamo anche cercato di aiutare i nostri confratelli in Polonia e Ucraina», racconta fra Gerardo D'Auria, vice presidente operativo Afmal. «A Drohobič che è a sud di Leopoli come Fatebenefratelli abbiamo una casa per l’accoglienza dei poveri che ora funziona per il passaggio dei profughi in Polonia dove a Varsavia i nostri confratelli ci hanno chiesto aiuto: non potendo andare là abbiamo mandato loro 100mila euro per acquistare gli aiuti per i profughi».


Sopra la Basilica di Santa Sofia, in primo piano l'area di raccolta degli aiuti; sotto la tenda di Afmal dove si effettuano le visite mediche

Dopo pochi giorni dallo scoppio della guerra gli ucraini hanno iniziato ad arrivare in Italia e il rettore della Basilica di Santa Sofia ha incontrato Afmal, «con don Marco Semehen abbiamo dapprima organizzato un evento per raccogliere fondi e poi abbiamo dato la disponibilità per fare visite mediche a chi arriva stremato fuggendo dalla guerra. La Regione Lazio ha messo a disposizione delle strutture, ma queste persone hanno bisogno anche di una valutazione sanitaria» continua fra Gerardo.
In queste prime settimane i medici, i pediatri, gli infermieri e i volontari di Afmal hanno effettuato oltre 500 visite soprattutto a donne e bambini «sono persone che hanno vissuto dei forti stress psicologici e infatti abbiamo portato anche degli psicologi» precisa il vicepresidente Afmal. Tra i bambini sono state riscontrate «tante patologie comuni anche ai nostri bimbi e poi malattie respiratorie, dermatiti importanti, molti bambini poi hanno bisogno di un approfondimento di esami e successive cure, e per loro abbiamo attivato il "Canale Afmal" nei nostri ospedali che prevede la possibilità di fare esami e visite mediche che saranno poi a carico di Afmal e non dei pazienti» spiega fra Gerardo.

Al momento all’Ospedale San Pietro di Roma sono ricoverati 40 adulti e 47 bambini. I bisogni sanitari dei profughi sono tanti anche perché la fuga dalle bombe, lo stress subito e il viaggio hanno agito in alcuni come un detonatore per le patologie: è il caso di un piccolo la cui epilessia si è acuita per lo stress subito sotto i bombardamenti. C’è poi il caso di due ragazze adolescenti che vorrebbero ritornare in Ucraina e non mangiano, mentre in quasi tutti i bambini si sono riscontrate dermatiti da curare.


Sopra la tenda adibita ad ambulatorio per le visite; sotto sanitari dell'ospedale San Pietro di Roma durante una visita

«Le visite hanno un picco soprattutto nel weekend, ma la nostra presenza è garantita per tutta la settimana. Ora, lasciando la tenda per le visite alla Basilica con il Camper ambulatorio andremo in missione agli alberghi dove sono ospitati altri profughi» annuncia fra Gerardo facendo riferimento alle strutture messe a disposizione dalla Regione Lazio a Spinaceto e al Parco dei Medici dove i profughi sono ospitati in hotel.

Quella messa in campo da Afmal è una solidarietà a più livelli che ha visto coinvolti anche i dipendenti degli ospedali dei Fatebenefratelli che hanno organizzato delle raccolte fondi e hanno acquistato indumenti nuovi e beni di prima necessità in particolare per l'igiene personale da donare ai profughi. «Il nostro corpo medico quando si tratta di emergenze è sempre molto disponibile e qualcuno ha anche chiesto di essere mandato in Polonia o in Ucraina per portare aiuto», conclude fra Gerardo.

Per continuare a sostenere le attività a favore dei profughi Afmal il 2 aprile al Circolo Due Ponti a Roma promuove un evento dal titolo “Un calice di solidarietà per l'Ucraina”: una serata dedicata ai benefattori e ai sostenitori di Afmal il cui ricavato sarà destinato al progetto di salute per la popolazione ucraina (in allegato il volantino dell'iniziativa).



Per distrarre i bambini ucraini che arrivano alla Basilica di Santa Sofia sono stati anche portati libri da colorare e altri giochi.
«È stato bellissimo vedere la piccola Anastasya (nell'immagine) raccogliere le prime margherite del prato, un momento di serenità dopo tanta paura e stress», racconta una volontaria di Afmal


Tutte le immagini sono di ufficio stampa Afmal


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