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Sociosanitario, sistema al collasso

Più bisogni, più costi per garantire il servizio, più inflazione, contratti di lavoro che giustamente hanno cercato e cercano miglioramenti. Ma le tariffe - di fatto le entrate - sono ferme da dieci anni. Il sistema dell'assistenza ad anziani e disabili rischia di collassare. Le istituzioni lo sanno? E noi? Appello urgente a Draghi, Speranza e Franco per un tavolo di lavoro

di Redazione

L’assistenza sociosanitaria è al collasso. Lo scrivono senza mezzi termini quindi giganti del settore, organizzazioni di rappresentanza e attori interni al sistema dell’assistenza socio-sanitaria, chiedendo un incontro al Presidente del Consiglio, al Ministro della Salute e al Ministro dell’Economia e delle Finanze per la costituzione urgentissima di un tavolo di lavoro. Ci sono CONFCOOPERATIVE FEDERSOLIDARIETà e Legacoopsociali, Aris, Uneba, Anffas e tanti altri nomi sull’appello inviato due giorni fa.

Qual è il problema? Non uno ma molti. Innanzitutto va ricordato che in Italia la quasi totalità delle prestazioni residenziali e semiresidenziali ad anziani, disabili e persone con disturbi mentali è assicurata da soggetti erogatori accreditati con il SSN: soggetti di varia natura (pubblici, religiosi, privati profit, privati no-profit e cooperative), ma accomunati dal fatto che tutti si trovano oggi nella oggettiva impossibilità di coprire i correnti costi di gestione e di procedere ai rinnovi contrattuali. Governo e ARAN procedono a sistematici rinnovi incrementali del CCNL della Sanità pubblica, garantendogli implicita copertura, ma senza che questa copertura sia riconosciuta, parallelamente, ai ai rinnovi contratti di chi lavora per il SSN nel settore socio-sanitario ed extraospedaliero in genere, in settori essenziali del sistema di welfare del Paese. Qui il differenziale retributivo con i lavoratori della sanità pubblica è insostenibile, con tabellari inferiori ormai di più del 20-25%, a parità di mansioni e qualifiche. Gli operatori del settore socio-sanitario operano in via praticamente esclusiva con il SSN, erogando prestazioni e servizi inclusi nei LEA: le proprie entrate sono strettamente regolate dal sistema pubblico regionale con tariffe che nella maggior parte dei casi sono ferme da più dieci anni, mentre la sola inflazione ISTAT è cresciuta dal 2012 di oltre il 16%, di cui più del 5% solo nell’ultimo anno.

L’attuale “inerzia” del sistema regolatorio pubblico rispetto agli adeguamenti tariffari, di fatto impedisce agli operatori del settore di garantire gli aumenti contrattuali previsti dai CCNL, che gravano interamente sull’ente gestore senza alcun aumento delle tariffe ad esso riconosciute. «In base a quanto previsto dall’art. 8 sexies comma 6 del D.lvo 502/92 le tariffe, dovrebbero essere periodicamente aggiornate in base ai costi di esercizio e dei fattori di produzione. È infatti evidente che elemento prioritario di un corretto rapporto di fornitura di servizi sia il riconoscimento della evoluzione dei costi di produzione, per assicurare la compatibilità economica dell’attività e il sostenibile rispetto di adeguati standard di qualità di servizio e di dignità del lavoro», ricordano le organizzazioni. Continuare a non fare nulla, ignorando il problema, significa «mettere a rischio la continuità assistenziale per gli anziani e i disabili ospiti delle strutture, che sempre più necessitano di cure complesse ed articolate, ed ai quali è necessario garantire trattamenti dignitosi e qualificati. Venendo meno la sopravvivenza degli Enti e delle Aziende che gestiscono l’intero settore sociosanitario, il modello stesso di Welfare assistenziale del paese viene meno. Esortiamo pertanto le istituzioni e l’intera società civile ad assumere piena consapevolezza della drammaticità della situazione e ad intraprendere tutte le azioni necessarie a scongiurare un altrimenti irreparabile ed imminente tracollo».

Foto A. Kabajev, Unsplash


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