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Cooperazione & Relazioni internazionali

Carovana per la pace, l’importanza di esserci

Il racconto in prima persona della prima manifestazione per la pace in Ucraina dall’inizio della guerra, tornata in Italia con 300 profughi. «Da sempre siamo accanto agli ultimi. Ma vengono momenti in cui la pace attende i suoi artefici»

di Massimo Vaggi

Quelle che seguono sono brevi cronache di un viaggio di solidarietà (ovvero di come quattro gatti possono fare tanto baccano, e richiamarne molti altri….). Nova ha aderito all’iniziativa “Carovana per la pace”, partecipando con il suo presidente e un socio al convoglio umanitario partito da Gorizia con direzione Leopoli. Un pullman e 65 mezzi privati, con a bordo circa 200 persone, ha raggiunto l’Ucraina riunita sotto le insegne di #StopTheWarNow, con gli scopi espliciti e tra loro indissolubili di portare un sostegno concreto a chi resta, aiutare chi voleva fuggire dalle zone di guerra a trovare un passaggio per l’Italia e contemporaneamente rendere pubblica e visibile la posizione di oltre 150 associazioni del mondo della società civile e del volontariato.

Impossibile ricordarle tutte, non posso dunque che citare solo alcune delle realtà che hanno partecipato, a partire dall’associazione Papa Giovanni XXIII, promotrice dell’iniziativa, che si è fatta carico del difficilissimo e delicato compito dell’organizzazione e della logistica. E poi Cgil, Pax Christi, Movimento dei Focolari, Arci, Focsiv, ForumSad, Rete italiana pace e disarmo, Mediterranea Saving Humans, Centro sociale Labàs, Libera, Albero di Cirene, Gruppo Abele, Un ponte per… Realtà di diversa estrazione e impegno, ma accomunate dall’opzione della scelta pacifista e non violenta, seppure declinata secondo sensibilità differenti. Una scelta che significa esserci: lavorare concretamente per il disarmo, per bloccare la produzione e vendita delle armi, per contenere l’estensione delle alleanze militari internazionali, e soprattutto per stare, sempre e senza distinzione, dalla parte delle vittime della guerra.

Siamo arrivati a Leopoli nella tarda mattinata del 2 aprile, dopo 16 ore di viaggio e 4 di attesa alla frontiera, e abbiamo scaricato nei magazzini di Caritas le casse di aiuti umanitari, costituiti in particolare da medicinali e materiale igienico-sanitario, che avevano riempito i nostri mezzi. Dopo un incontro al quale hanno partecipato tra gli altri l’Ambasciatore italiano e Monsignor Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari, ci siamo recati alla stazione ferroviaria, crocevia dell’arrivo dei profughi dalle parti del Paese più colpite dai bombardamenti.

Leopoli, una città di 700mila abitanti, conta oltre 200mila profughi. Grazie alla collaborazione con le ONG locali che gestiscono il flusso di gente che è costretta a fuggire, e dando preferenza ai nuclei familiari composti da una donna con figlinipoti (gli uomini dai 18 ai 60 anni sono soggetti a leva obbligatoria e non possono lasciare il Paese), abbiamo distribuito tra gli equipaggi circa 300 persone. Tra queste, 30 persone con disabilità che hanno trovato un passaggio su un pullman reperito in loco. Dalla stazione è poi partita una marcia silenziosa che ci ha portato verso il centro della città. Tutti noi portavamo, visibili, le insegne della Carovana: una sciarpa bianca con la scritta #StopTheWarNow. È stata la prima manifestazione per la pace in Ucraina dall’inizio della guerra.

Alcuni equipaggi, tra cui il nostro, sono tornati in Italia la sera stessa. Dopo i posti di blocco disseminati lungo la superstrada tra Leopoli e la frontiera, e dopo altre quattro ore di attesa e discussioni a volte tese alla frontiera, accompagnate da minuziosi controlli sulle persone e sulle merci in uscita, siamo arrivati in Polonia e, il giorno dopo, in Italia. Un secondo e più numeroso gruppo di equipaggi è partito da Leopoli nella mattina della domenica.

Sul sito www.stopthewarnow.eu potrete vedere le immagini della Carovana, e leggere che «da sempre siamo accanto agli ultimi, al fianco delle vittime con azioni umanitarie e iniziative di solidarietà internazionale. Vengono momenti in cui però la pace attende i suoi artefici».

*Massimo Vaggi, Presidente di NOVA OdV


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