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Cooperazione & Relazioni internazionali

“Denazificazione” e “Dekulakizzazione” sul corpo della stessa vittima, l’Ucraina

Nelle pagine di Grossman il racconto dei terribili anni della collettivizzazione, dello sterminio dei kulaki e della carestia in Ucraina. Il “dekulakizzare” di Stalin assomiglia tanto al “denazificare” odierno di Putin

di Riccardo Bonacina

Alla vigilia della Giornata della Memoria, i russi hanno distrutto un monumento alle vittime dell'Holodomor a Mariupol, occupata temporaneamente.
Un'altra prova che l'attuale regime russo segue la politica di genocidio del popolo ucraino.

I ricordi di Anna Sergeevna, in Tutto scorre di Vasilij Grossman, permettono di descrivere i terribili anni della collettivizzazione, dello sterminio dei kulaki e della carestia in Ucraina. Il “dekulakizzare” di Stalin assomiglia tanto al “denazificare” odierno di Putin. L’eccidio diffuso che via via si sta scoprendo oggi, come se si alzasse un grande velo funebre con sotto corpi veri, mani legate, i lividi sulle braccia e sulle gambe, i segni della violenza sessuale e quelli della decomposizione perché sono quasi tutti bambini e adolescenti morti da tempo, durante un mese di occupazione russa. Da Irpin, Dymerka, Mariupol, Bucha, assomigliano molto alle descrizioni delle violenze e della fame che Grossman fa. Nella foto di cover contadini affamati in una strada a Kharkiv, Ucraina, nel 1933.

Fu una tragedia così grande quella della carestia e della dekulakizzazione, che gli ucraini inventarono una nuova parola per descriverla: Holodomor o "sterminio per fame". Holodomor è una parola ucraina formata da “holod” (fame, carestia) e “moryty” (uccidere, ammazzare). Si riferisce alla morte, provocata negli Anni '30 dalle politiche di Stalin che costò la vita a milioni di ucraini. Un'ecatombe che ancora oggi è una delle ragioni del risentimento di Kiev verso Mosca. La tragedia ebbe inizio quando Stalin, tra l'autunno del 1932 e la primavera del 1933, decise la collettivizzazione agraria, costringendo anche i kulaki, i contadini agiati (coltivatori diretti o piccoli proprietari terrieri), ad aderirvi contro la loro volontà.

Fu un massacro: in tutta l'Urss circa cinque milioni di persone – deliberatamente private dei mezzi di sostentamento – morirono di fame. Di questi, secondo le stime, quattro milioni erano ucraini. Per questo “Holodomor”, è parola che divide la memoria ucraina da quella russa, e questa parola nella memoria dell’Ucraina definisce lo sterminio per fame di milioni di contadini, piccoli proprietari, allevatori, e le intere loro famiglie, bambini compresi, sacrificati da Stalin sull’altare della collettivizzazione forzata e del progetto fanatico di “dekulakizzazione” violenta, di eliminazione fisica della classe infetta dei kulaki, non solo da sottoporre ai provvedimenti feroci dell’esproprio, della confisca e della deportazione di massa, ma da indicare come il nemico da estirpare dalla faccia dalla terra, ostacolo “oggettivo” da cancellare. Un terrore che ritorna quasi un secolo dopo.

Impressiona leggere anche una sola pagina di Tutto scorre, “La superfice coltivata era diminuita, il rendimento pure, dove mai andavi a prenderlo quel mare di grano kolchoziano? Dunque, l’avevano nascosto! I kulaki scampati, i mangia-a-ufo. Sì, i kulaki erano stati eliminati, ma il loro spirito era rimasto. Nella testa degli ucraini la proprietà privata seguitava a restare padrona. Chi firmò l’assassinio di massa? Spesso io penso: che non sia stato Stalin? Penso. un ordine simile, da quando esiste la Russia, non è mai stato dato. Un ordine così non l’aveva firmato mai né lo zar, né i tartari, né gli occupanti tedeschi. Un ordine che diceva: uccidere per fame i contadini dell’Ucraina, del Don, del Kuban’, uccidere loro e i loro bambini”.

Dalla “Dekulakizzazione” alla “Denazificazione”, parole vuote, astratte, la storia sembra ritornare con le sue atrocità e le sue domande: chi ha voluto questo assassinio di massA? Torna la deportazione forzata, la morte per fame, sulle stesse strade del 1932-33


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