Welfare & Lavoro

Le politiche sociali ripartano dai sogni

La co-programmazione e la co-progettazione, ma anche la costruzione di reti di partnership allargate che guardino ai bisogni dei singoli cittadini. Temi al centro dell’ evento formativo dal titolo “Innovazione e Terzo Settore: co-programmare, co-progettare”, organizzato dal Consorzio Macramè in partenariato con Legacoop Calabria e il Forum del Terzo Settore Calabria

di Gilda Sciortino

Co-programmare per co-progettare, così da vincere le grandi sfide cui saranno chiamati nei prossimi mesi le organizzazioni sociali e non solo. Un obiettivo non facile da perseguire se si tiene conto delle enormi difficoltà generate dal momento storico che stiamo vivendo. Un traguardo al quale stanno tendendo numerose organizzazioni del Terzo settore come il Consorzio Macramè che a Palazzo “Corrado Alvaro”, sede della Città Metropolitana di Reggio Calabria, ha celebrato l'evento formativo dal titolo “Innovazione e Terzo Settore: co-programmare, co-progettare”, del progetto “Giano – Conoscere il passato e guardare al futuro" del Pon Legalità 2014-2020 in partenariato con Legacoop Calabria e il Forum del Terzo Settore Calabria.

Un momento di confronto alto e partecipato alla cui realizzazione hanno contribuito Legacoopsociali e l’UniRiMi “Rossella Casini “, con il contributo della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

Continua così il lavoro di sensibilizzazione del Consorzio Macramè rispetto ai temi della co-programmazione e co-progettazione, ma anche della prossimità, mutualità e sviluppo di comunità, della salute, della partecipazione, dello sviluppo locale, del lavoro. Temi tutti fortemente connessi a quello dei beni confiscati, ancora più scottante se pensiamo che la loro gestione non è sempre così facile.

«Il nostro Consorzio – dice Giuseppe Carrozza, direttore del Consorzio Macramè, rete di 30 organizzazioni non profit che promuovono progetti e servizi di welfare territoriale, favorendo l'inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate – ha voluto fortemente questo modulo formativo del progetto che, partendo dalla prossimità e intrecciando la mutualità, segue percorsi articolati. In questi anni abbiamo cercato di essere vigili e presenti nello scambio di un partenariato misto tra componenti del Terzo settore, appartenenti allee nostre cooperative che si sono fatte anche una bella camminata per essere oggi qui. Quello che abbiamo voluto offrire anche attraverso questo momento formativo è un servizio culturale che serve poi ad attivare prassi operative che in questo periodo con il Pnrr sono imputanti perché spinta alla coprogettazione è stata più forte. Oggi pensiamo di fare un servizio al territorio, attraverso una tematica che ci porta verso il futuro».

Non a caso Giano porta già nel titolo questa voglia di guardare al futuro.

«Oggi tutto ci porta a ragionare in termini di comunità ma diversi sono i passi da fare per ragionare con la comunità – spiega Luciano Squillaci, portavoce del Forum del Terzo Settore – . Siamo diventati abbastanza bravi a pensare, a programmare e progettare sulla comunità e l’esperienza ancora limitata che stiamo vivendo sul Pnrr ci conferma che è più semplice ragionare, programmare e progettare sulle cose piuttosto che avere la possibilità di condividere, confrontarsi e portare avanti percorsi che abbiano un significato che sia anche di visione, di orizzonte, di relazioni. Abbiamo una necessità non più rinviabile e cioè un cambio di paradigma che ci deve portare a ragionare in una prospettiva diversa per rendere concrete le suggestioni che in questi anni abbiamo approfondito. Il sistema in Calabria è improntato sui servizi sociali fondati sui bisogni. Quello che dico è che, invece, devono avere come tema i sogni, non i bisogni, i servizi sociali devono avere come tema le aspirazioni, il futuro, il modello di città che vogliamo costruire. Dobbiamo uscire da questa gabbia che ci siamo costruiti e che in Calabria è forte, provando a entrare in un’ottica di apertura, coniugando i verbi al futuro. Necessita cambiare il terreno di gioco. Sino a oggi parlare di sociale rimanda a qualcosa che riguarda gli sfigati dei nostri territori. Lo stigma è la paura di andare ai servizi sociali perché c'è il rischio che tolgano i bambini. Come se parlare di politiche sociali significa parlare di una beneficenza istituzionale strutturale. Cambiare paradigma significa partire dalle nostre comunità e fare comprendere prima a noi e poi agli altri che le politiche sociali appartengono a tutti perché riguardano il benessere delle comunità e che le due cose sono strettamente connesse. Questo è il salto di qualità che va fatto».

Necessario fare anche una netta distinzione tra obiettivi e strumenti.

«Parliamo di co- progettazione come se fosse il fine, mentre è solo uno strumento. Dobbiamo lavorare sulle culture di welfare collaborative – aggiunge Guido Ciceri, direttore di Ser.Co.P. – sapendo che la co-progettazione può essere un ottimo strumento. I funzionari pubblici devono essere rassicurati nel loro operato. Il welfare collaborativo può aiutarci a cambiare le relazioni tra pubblico e terzo settore, sapendo che è una fatica enorme cambiare le culture. Dobbiamo imparare tutto nel giro di poco tempo, ma siamo nel mezzo del cammino di un processo di riorganizzazione delle nostre culture, di nuove relazioni. Una nuova visione di futuro che guarda alla costruzione di reti di partnership allargate sui territori e che, per questo, ci alletta, ma che ci deve anche guidare».

Un evento, quello che si è appena celebrato, che è servito anche a conoscere diverse esperienze, come quella di co-progettazione nell’ambito di Caulonia sui servizi di welfare, portata dalla responsabile dell’Ufficio Piano Caulonia, Sonia Bruzzese, come anche l’altra raccontata da Pietro Foti, dirigente della Città Metropolitana di Reggio Calabria, su MetroCity e l’Avviso Pnrr Beni Confiscati. Esperienza, il cui obiettivo è stato quello di rigenerare i beni confiscati coinvolgendo le realtà del terzo settore, in un ampio percorso partecipativo confluito nel progetto approvato nell’ambito del bando “Interventi speciali per la coesione territoriale – Investimento 2 – Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU”, finanziato con fondi del Pnrr missione 5 Inclusione e Coesione.

Voci, queste ultime, che giungono dall’interno di amministrazioni pubbliche e che dimostrano la possibilità di fare la differenza se, alla competenza e alla professionalità, i dirigenti, gli amministratori, i semplici dipendenti, la politica uniscono la sensibilità e la capacità di guardare a un futuro nel quale il benessere della collettività viene prima di tutto e tutti. Ulteriore prova, l’altro bel percorso di buone prassi raccontato da Maria Scinicarello, presidente della cooperativa “Prospetti”, e dal sindaco di Celleno (VT), Mario Bianchi, per il quale "la sinergia tra pubblico e privato, ente locale e terzo settore, è alla base di ogni progettualità".

«Oggi si richiede una partnership condivisa che richiama a una responsabilità diffusa e a un lavoro anche in work in progress – conclude Anna Vettigli, vicepresidente nazionale di Legacoopsociali perché, se si lavora bene, se si crea un processo di reale co- progettazione in itinere, avremo i risultati sperati. Una fase delicata dove tutti dobbiamo sapere come funzionano le procedure, dove sono le differenze e come realizzare questo processo. Le criticità sono tante perché, da un lato c’è la Corte Costituzionale, ma dall’altra parte abbiamo la giurisprudenza amministrativa che segue la strada tracciata dal Consiglio di Stato. Come sottolineava Luciano Gallo, dell’Anci Emilia Romagna, c’è tanta confusione sui concetti di gratuità e non gratuità che, se non si chiariranno bene, creeranno problemi per esempio sugli aspetti relativi alla rendicontazione. Anche le procedure bisogna costruirle in base alla 241. Le linee guida rimandano ai territori, agli enti locali. Proprio i territori devono dotarsi di regolamenti precisi, chiari; devono scomporre i processi sempre in base alla 241. L’altra criticità che rileviamo è il Pnrr. Si decide tutto dall'alto ma, solo se la co-progettazione verrà supportata dal Terzo Settore, i piccoli ma anche i grandi Comuni saranno in grado di stare al passo. Gli spazi per co-progettare sono quasi inesistenti. Il piano è stato deciso rigidamente dal governo. Entro il 31 marzo i Comuni dovevano "prenotare" i soldi per la Missione 5, ora hanno tempo sino a 31 maggio per dare attuazione ai progetti. Dico che é veramente difficile rispettare la scedenza. Il Pnrr è una grandissima opportunità, ma è anche un contenitore vuoto. Se non saremo in grado di riempirlo, rischia di creare delle cattedrali nel deserto perché non avrà pensato a un reale processo di rigenerazione del luoghi, dell'imprenditorialità e del sociale».