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Prima di essere orfani erano già vittime. Inizia il progetto Orphan of Feminicide. Invisible Victim

Presentato uno dei quattro progetti dedicati agli orfani di femminicidio finanziati dall’impresa sociale Con i Bambini. “Il progetto Orphan of femicide.Invisible victim" opererà in 5 regioni, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, nei prossimi 48 mesi

di Sabina Pignataro

Si stima che siano 2000 le orfane e gli orfani di femminicidio nel nostro paese, bambine e bambini, ragazze e ragazzi che sono rimasti soli dopo la morte violenta della madre causata per lo più per mano del padre o di un familiare.

Bambine e bambini, ragazze e ragazzi non considerati dal nostro sistema di welfare, in conseguenza della scarsa rilevanza politica ricoperta nel nostro paese dal tema della violenza maschile contro le donne. Come abbiamo raccontato nell'istant book “A braccia aperte. Un faro acceso sui figli delle vittime di femminicidio” (si scarica gratuitamente da qui), sono persone lasciate sole, insieme alle famiglie affidatarie, a rielaborare un trauma che ha come responsabile anche la scarsa rilevanza politica che il tema della violenza maschile sulle donne ricopre nel nostro paese.

“Il progetto Orphan of femicide.Invisible victim", che opera in 5 regioni, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, è finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini con 1 milione 750mila euro, e verrà
realizzato nei prossimi 48 mesi.

"Il progetto parte dell’esperienza dei Centri Antiviolenza e dall’assunto che la violenza di genere e il femminicidio come suo esito più nefasto vadano contrastati investendo sulla prevenzione, sulla sensibilizzazione e garantendo una Rete che sostenga e accompagni la donna nel suo percorso di autonomia e fuoriuscita dalla violenza, una Rete che sia presente e attiva anche a sostegno di chi resta” dichiara Giorgia Fontanella, Presidente Cooperativa sociale Iside, soggetto capofila.

“La metodologia con cui lavoreremo sarà quella propria dei centri antiviolenza, ossia di mettere al centro le persone, orfani/e e famiglie affidatarie, rispettando i loro bisogni, i loro tempi e i loro desideri. Senza calare dall’alto interventi standardizzati, ogni percorso sarà individualizzato e tarato sulle caratteristiche dei destinatari!. Grande cura sarà data al benessere psico-sociale delle persone coinvolte, tanto dei destinatari, quanto delle operatrici e operatori coinvolte/i nell’attività di sostegno e accompagnamento. "Per noi è una grande sfida, ma ne sentiamo l’urgenza perché non possiamo più permetterci di non vedere queste bambine, bambini, ragazze e ragazzi e le tante famiglie che finora hanno dovuto contare soprattutto sulle proprie forze".

I dati raccolti dall’Eures, che riguardano le Regioni interessate dal progetto, mettono in evidenza 159 minori rimasti/e orfani/e a seguito di 97 casi di femminicidi compiuti dal 2009 fino al 2021: Lombardia (74 orfani e orfane), Emilia Romagna (35 orfani e orfane), Veneto (33 orfani e orfane), Trentino Alto Adige (9 orfani e orfane), e Friuli Venezia Giulia (8 orfani e orfane).

Di questi, 79 (circa il 55,2% ) sono femmine e 64 (circa il 44,8%) sono maschi. Rispetto alla loro età attuale, emerge che circa il 78% sono minori e il 22% sono maggiorenni (18-21 anni).

Il 78,3% di loro è figlio/a sia della vittima sia dell’autore del femminicidio, mentre il 21,7% è figlio/a solo della vittima. Di loro, uno su tre era presente all’omicidio della propria madre. L’età media delle donne uccise è di circa 36 anni. In seguito al femminicidio, 77 minori (circa il 69,4%) sono stati/e affidati/e alla famiglia della vittima, il 2,7% a fratelli o sorelle, il 7,2% a parenti e l’11,7% ai Servizi sociali. Inoltre, l’8,1% è stato/a affidato/a alla famiglia dell’autore del femminicidio e un/a orfano/a al proprio padre naturale.

La rete

Insieme a Cooperativa Iside opererà un partenariato di altri 8 centri antiviolenza appartenenti alla rete D.i.Re – Donne in rete contro la violenza (Associazione Belluno DONNA, Centro Veneto Progetti Donna Auser, Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate, Cerchi d'Acqua cooperativa sociale, Associazione Coordinamento Donne Onlus, Associazione Voce Donna onlus, Casa delle donne per non subire violenza, Centro Donna Giustizia), 2 università (Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" – Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Milano-Bicocca) , 3 tra centri specialistici, di ricerca e di formazione professionale (Fondazione “Emanuela Zancan” onlus Centro Studi e Ricerca Sociale, Istituto Minotauro, Angelo Pescarini Scuola Arti e Mestieri), 2 enti del terzo settore (Rel.Azioni positive scs, E.D.I. Educare ai diritti dell’Infanzia cooperativa sociale) e 2 enti pubblici (Azienda Usl Bologna, Comune di Bologna).

“Prendere parte a questo progetto è per noi una nuova sfida e un’opportunità per mettere in campo le competenze acquisite in tanti anni di lavoro con le donne che hanno subito violenza e i loro figli anch’essi vittime dirette o indirette", commenta Francesca Garisto – Vice presidente CADMI, Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate di Milano. "Crediamo che la nostra metodologia possa dare ottimi risultati anche nella relazione con i familiari e caregiver di questi bambini e bambine e che si possano elaborare buone pratiche per continuare il lavoro anche in futuro”.

L’Istituto Minotauro opereà attraverso diversi professionisti, tra cui Matteo Lancini, Carmen Giorgio, Marta Rossi Galante, "In linea con la nostra mission, parteciperemo al progetto contribuendo, alla presa in carico di minori il cui processo di crescita è stato drammaticamente sconvolto dalla traumaticità dell’uccisione della propria madre. Allo stesso modo, in continuità con l’attività di ascolto e sostegno al ruolo genitoriale che è parte fondante del nostro lavoro, intendiamo contribuire nel supporto e accompagnamento alle famiglie affidatarie nella relazione con il minore. Altrettanto imprescindibile e delicata sarà il lavoro da svolgere a fronte delle complesse dinamiche esterne e intrapsichiche con il genitore omicida e i suoi parenti. Infine a fronte dell’esperienza maturata nell’ambito preventivo, in cui crediamo fortemente, contribuiremo alla prevenzione in ambito scolastico dando spazio di elaborazione e rielaborazione dei vissuti e alle rappresentazioni affettive che caratterizzano il modo di vivere le relazioni sentimentali e il loro termine”.


L’obiettivo comune è quello di promuovere lo sviluppo di pratiche e saperi efficaci nella presa in carico degli orfani e delle famiglie per non lasciarli più nella condizione di invisibilità bensì sostenuti da una comunità più accogliente e responsabilizzata. Gli interventi progettuali forniscono un sostegno mirato agli/alle orfani e alle loro famiglie in tutte le fasi, già a partire dai momenti immediatamente successivi all’evento traumatico, un supporto specializzato per la riparazione del trauma a medio e lungo termine, percorsi di accompagnamento per il reinserimento sociale e la piena autonomia professionale/lavorativa.

Il progetto di Con I Bambini

Il bando A braccia aperte, dell'Impresa Sociale Con I Bambini, si è chiuso a giugno 2020 con l’individuazione di quattro partenariati qualificati e con esperienza per co-progettare interventi a favore degli orfani di vittime di crimini domestici e femminicidio. I progetti selezionati coprono l’intero territorio nazionale (Nord Est, Nord Ovest, Centro Italia e Sud), avranno una durata di 48 mesi e sono sostenuti complessivamente con 10 milioni di euro. L’obiettivo ultimo del percorso è stato quello di elaborare progetti condivisi con caratteristiche sperimentali e innovative che contenessero risposte originali, personalizzate e tagliate sui bisogni del target, evitando il rischio di replicare modelli standardizzati


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