Economia & Impresa sociale 

La sartoria sociale che cuce relazioni

Un incontro tra donne residenti nella costa sud di Palermo che, attorno a una macchina per cucire si sono aperte e raccontate. Un percorso attivato nei locali dell’Istituto “Casa Lavoro e Preghiera" di Padre Messina, nell’Hub del progetto "Odisseo", finanziato da “Con i Bambini”, l’impresa sociale interamente partecipata da Fondazione CON IL SUD

di Gilda Sciortino

"Ago e filo per dare vita a nuovi percorsi di vita”. Si potrebbe sintetizzare così il percorso che ha fatto incontrare e animato le donne della sartoria sociale, nata all’Istituto “Casa Lavoro e Preghiera" di Padre Messina a Sant’Erasmo nell’Hub del progetto "Odisseo", finanziato da “Con i Bambini”, l’impresa sociale interamente partecipata da Fondazione CON IL SUD che gestisce il “Fondo nazionale per il contrasto alla povertà educativa”.

Un corso rivolto a donne e mamme disoccupate del territorio della Costa Sud, il territorio marino della città di Palermo. Intervento nato in partnership con Comune di Palermo, Fondazione Casa Lavoro e Preghiera di Padre Messina, associazione “La Linea della Palma”, cooperativa sociale “Pantogra”, Ecomuseo Mare Memoria Viva, Legambiente Sicilia, Confesercenti Palermo e con 5 scuole quali l’Istituto comprensivo "Padre Pino Puglisi", la scuola secondaria di primo grado "Don Lorenzo Milani", l’Istituto superiore "Alessandro Volta", le Direzioni didattiche "Francesco Orestano" e "Maneri – Ingrassia".

Un percorso che, a due anni dal suo avvio, sospeso per un breve periodo dalla pandemia, ha dato modo alle donne di presentare i prodotti frutto non solo della tecnica ma anche di una creatività alla quale è stata data l’occasione di esprimersi nel confronto con gli altri.

«Io sono autodidatta – afferma Marianna, 38 anni – ma volevo capire se potevo dare di più. Ho imparato tanto, ma soprattutto oggi ho tante belle amicizie”.

Marianna è anche una delle donne che sta sperimentando concretamente quel che ha imparato. Insieme ad Alice Wesman, tra le più giovani del corso, si è inserita nel laboratorio di sartoria sociale in via di decollo della "Missione di Speranza e Carità" di Biagio Conte, il missionario laico che da anni accoglie nelle sue strutture palermitane i più fragili, coloro che non hanno un tetto sulla testa, italiani e stranieri indistintamente per i quali rientrare a fare parte del tessuto produttivo e sociale della comunità è molto difficile.

«È un progetto che si sta ancora definendo – spiega Alice, 28 anni – ma quel che abbiamo imparato qui ci sta dando la spinta giusta per metterci alla prova. Ci auguriamo che possa diventare un’attività lavorativa, ma vedremo. Sono arrivata qui, non dico per caso ma quasi. Mentre stavo pranzando con mia madre davanti alla televisione, hanno dato la notizia di questo corso e non ci ho pensato un minuto. Mi sono fondata e mi hanno preso subito. È, così, partita questa avventura che speravo mi desse tanto. Avevo ragione. Non solo ho conosciuto delle bellissime persone, ma ora ho anche una prospettiva di futuro».

Un successo dato anche da chi ha seguito il percorso di queste donne.

«Vederle lavorare è stato molto bello – spiega Alice Salmeri, la stilista che le ha seguite come docente- . Hanno tirato fuori la loro grinta e non si sono risparmiate. Certo, entrare a fare parte del mondo del lavoro non è facile. Dovranno imparare a unire la capacità di restare creative alla commerciabilità, ma col tempo impareranno».

«Io sono venuta qua per migliorare quel che già facevo a casa – aggiunge Giusi, 61 anni – e sto andando via con un bagaglio di conoscenze unico. Un’esperienza indimenticabile, che mi auguro possa proseguire anche sotto altra forma».

«Quello che dico io – si inserisce Maria Loredana, 52 anni – è che, se dovessimo fermarci qui, avremmo buttato a mare quel che abbiamo imparato anche umanamente. Quando trovi ambienti ostili, infatti, non ti arriva niente. Qui tutto il contrario».

Veramente speciale questo angolo di città nel quale gonne, camicette, sciarpe e cartamodelli hanno in un certo senso preso vita, vestendo le storie di un gruppo di donne desiderose di riscattarsi. Grazie alla sinergia con Confesercenti, inoltre, sarà data loro la possibilità di entrare in contatto con aziende nelle quali potersi inserire e sperimentarsi sul campo.

«Stiamo valutando tutti i passi da compiere per rendere più produttivo possibile un percorso veramente speciale – spiega Maria Pia Pensabene, direttore di progetto – che prosegue anche con le altre attività del progetto. Parlo dello "sportello lavoro", attivo due volte alla settimana per fare incontrare domanda e offerta di lavoro, ma anche dei laboratori didattici che Legambiente e l'Ecomuseo Mare Memoria Viva hanno pensato per i bambini. Un modo per avvicinare i genitori di questa zona della città. Il mare ci guida, affacciandosi questo istituto sul porticciolo di Sant'Erasmo. Il 29 aprile, per esempio, verranno liberate alcune tartarughe "caretta caretta". Un’altra occasione per unire le persone attorno a un progetto che parte delle loro umanità per costruire buone prassi di vita».