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Economia & Impresa sociale 

Imprese, territori e Pa: welfareX e i progetti di comunità

L'infrastruttura digitale sviluppata da CGMoving, una start-up nata nel 2020 dalla partnership di CGM e Moving, tra i suoi clienti conta oltre 100 imprese e una novantina di Comuni, in prevalenza del Centro e Nord Italia. Le soluzioni che consentono di redistribuire le risorse sul territorio, contribuendo ad arricchirlo

di Luigi Alfonso

Continuiamo il nostro percorso nel mondo del welfare aziendale, con un approfondimento su uno dei contenuti di Vita Focus allegato al numero di maggio del magazine, disponibile on line da alcuni giorni. Parliamo di una piattaforma multicanale che favorisce i processi di integrazione tra welfare pubblico, territoriale e aziendale, con l’obiettivo di sviluppare progetti di welfare su misura. Si chiama welfareX ed è una infrastruttura digitale sviluppata da CGMoving, una start-up nata nel 2020 dalla partnership di CGM e Moving. «Per canale – sottolinea Francesca Scarinci, direttrice di welfareX – intendiamo la piattaforma di welfare aziendale, piuttosto che le piattaforme territoriali di Tradate o Sondrio o una delle altre 16 piattaforme collegate a welfareX. Ogni canale ha specifiche proprie e tutti i canali lavorano sulla stessa infrastruttura digitale, che riesce a far dialogare le diverse dimensioni del welfare: aziendale, territoriale e pubblico, con processi integrati. La capacità di integrare processi, inoltre, consente lo sviluppo di progetti innovativi da parte delle cooperative e dei consorzi presenti nella rete CGMoving, in collaborazione con imprese, territori ed Enti pubblici».

Assimoco, Cepi, Federazione Trentina della Cooperazione e Raiffeisen Bank sono alcuni dei suoi clienti (oltre 100 imprese) che fanno welfare aziendale, ai quali si aggiungono una novantina di Comuni per il welfare pubblico (tre di loro hanno adottato anche piattaforme di welfare integrato), in prevalenza del Centro e Nord Italia. Al suo attivo figurano 16 piattaforme territoriali già operative e altre in fase di realizzazione, con oltre 8.000 servizi erogati. Le sue piattaforme sono aggregative, orientate alla co-progettazione, inclusive e accessibili.

«Il nostro lavoro – spiega Scarinci – parte sempre da un’attenta attività di valutazione integrata delle esigenze di ogni singola azienda nel proprio contesto territoriale e produttivo in tema di benessere dei lavoratori e work-life balance e dei territori in tema di servizi e bisogni emergenti».

In seguito all’esperienza territoriale sviluppata in provincia di Varese con la piattaforma tradatewelfare.it, lanciata nel 2019 da CGM, oggi la società propone un sistema di welfare integrato molto articolato, che risponde alle esigenze di tutte le aziende e dei rispettivi dipendenti. «Ci sono grandi realtà, come il nostro storico cliente Cepi, del settore metalmeccanico, che implementano gli interventi strada facendo», puntualizza Scarinci. «Cepi era partita nel 2017 con i piani di welfare legato al contratto collettivo nazionale e i premi di produzione, quindi ha aggiunto quello volontario e, da oltre due anni, sta portando avanti il progetto “Blu Donna”, un programma di welfare parallelo per le sue dipendenti volto a facilitare la conciliazione tra lavoro e vita personale. A loro disposizione mette delle risorse che alleviano il carico di lavoro e consentono di prendersi cura di se stesse, attraverso differenti modalità a loro scelta: servizi di assistenza sanitaria, counselling personale e per la famiglia, servizi per la casa (dalla pulizia alla lavanderia, sino all’acquisto di gruppo di prodotti freschi locali), self-care e servizi prevenzione della salute. Tutti i servizi sono forniti da una rete di partner locali, in collaborazione con il Consorzio Solidarietà Sociale Forlì, una realtà del Terzo settore. È il classico esempio di come il rapporto viene costruito durante il percorso, attraverso i nostri Welfare manager: si può tranquillamente partire da un intervento di base per poi sviluppare i progetti di comunità».

La forza di CGMoving è data dalla rete territoriale (in particolare le cooperative sociali che hanno aderito) e dalle competenze dei suoi 48 Welfare manager, intesi non soltanto come consulenti aziendali vecchia maniera, bensì come operatori che coniugano il welfare aziendale con il ruolo sociale delle imprese nei territori. «È una figura decisamente ibridata rispetto al passato – spiega Scarinci – che, negli ultimi anni, è andata oltre la consulenza tradizionale: è uscita dai confini del welfare aziendale e oggi riesce a coniugare la dimensione progettuale propria del mondo delle cooperative sociali con il ruolo sociale dell’impresa. Il welfare aziendale ha un focus legato al benessere dei propri lavoratori, ma l’azione che un’azienda ha sul proprio territorio va oltre il confine dell’impresa, ed è un impatto di grande valenza sulla collettività. Nel Veronese, per esempio, stiamo collaborando con una grande azienda che ha l’interesse di realizzare dei centri estivi dedicati ai figli dei dipendenti e lì il ragionamento che si è cercato di portare avanti è la possibilità di aprire questi centri anche ad altri bambini del territorio».

Scarinci poi rileva che «sta aumentando il numero delle cooperative sociali che stanno attivando piani di welfare per i propri soci lavoratori. La pandemia è stata davvero difficile per loro, a causa dell’interruzione dei servizi, della chiusura delle strutture, e della riorganizzazione rapida e forzata. Sempre di più si sente la necessità di fare qualcosa per i soci e di sostenerli nella conciliazione vita-lavoro. Per venire incontro a questa esigenza, CGMoving ha messo a punto un’iniziativa dedicata al welfare aziendale per la cooperazione sociale. Abbiamo poi registrato un aumento notevole dei servizi erogati online, in alcuni casi abbiamo accompagnato le cooperative e i consorzi che hanno aderito a welfareX in veri e propri processi di re-design del servizio, tanto che ora questo servizio di consulenza e di accompagnamento è diventato un elemento strutturale della nostra offerta».

«Il cambiamento delle modalità di accesso ai servizi, il cambiamento dei bisogni delle persone e delle aziende, ha reso necessaria un’azione di rafforzamento delle competenze dei Welfare manager, cosa che ci ha spinto ad attivare un’Area Academy di welfareX attraverso cui veicolare materiali, approfondimenti e corsi», conclude Scarinci. «A breve creeremo un’area open data con dei report sulle attività svolte ed erogate perché crediamo nell’importanza del dato come strumento di progettazione e programmazione non solo territoriale ma anche aziendale. Infine, sono in aumento le richieste di co-progettazione per lo sviluppo di “piattaforme territoriali” promosse da tavoli di soggetti pubblici e privati. L’obiettivo di queste piattaforme è creare degli ecosistemi territoriali, in cui vengono messi a disposizione dei cittadini degli ambienti in cui trovare i servizi aggregati. Allo stesso tempo, questi servizi aggregati vanno a costituire la base del paniere di welfare aziendale per le aziende del territorio che in questo modo agiscono in maniera responsabile, adottando soluzioni di welfare aziendale con cui le risorse non solo restano sul territorio, ma contribuiscono ad arricchirlo».


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