Economia & Impresa sociale 

Lavoro, terra, persone. “Opera Seme” genera inclusione

“Opera Seme” è il progetto promosso dalla Caritas Diocesana di Nardò-Gallipoli, in provincia di Lecce, per prevenire forme di povertà attraverso la valorizzazione del lavoro, delle persone, del territorio e delle relazioni tra produttori locali

di Emiliano Moccia

Una delle loro ultime produzioni si chiama “Ex Vite”, Dalla Vite. Si tratta del primo e unico vino per la Santa Messa prodotto in Puglia nato dalla filiera messa in moto grazie ad “Opera Seme”, il progetto di economia civile voluto e promosso dalla Caritas Diocesana di Nardò-Gallipoli, in provincia di Lecce, per la promozione e la valorizzazione del lavoro, del territorio e della persona umana. «Vogliamo prevenire forme di povertà attraverso la creazione di occupazione e di processi di inclusione» spiega Sara Donadei, referente dell’iniziativa avviata due anni fa con risorse dell’8×1000 della Chiesa Cattolica. Filiera corta, commercio equo e solidale, lotta agli sprechi alimentari, promozione del lavoro, tutela del territorio. Sono alcune delle coordinate del progetto che vuole «mettere al centro del percorso l’uomo e la terra, promuovendo un’esperienza concreta basata sull’economia distributista: compartecipazione nella gestione e responsabilità sull’impresa e corresponsabilità nel raggiungimento degli obiettivi». Non il profitto fine a sé stesso, dunque, ma la promozione integrale dell’uomo attraverso l’esperienza del lavoro

Come la produzione del vino “Ex Vite”, realizzato da Cupertinum, antica cantina del Salento, membro di Opera Seme. Rigorosamente “ex genimine vitis” (dal frutto della vite) a norma del Codice di Diritto Canonico e di tutte le prescrizioni ecclesiali in materia, la sua idoneità all’uso sacramentale è controllata e certificata dal Vicario Generale della Diocesi di Nardò-Gallipoli. Del resto, l’intero progetto nasce «da un’attenta lettura del territorio a vocazione agricola e turistica, ricco di tipicità e di storia, dove però si registra un’allarmante situazione lavorativa». Di qui, l’esigenza di dare delle risposte, di impegnarsi direttamente nel territorio, facendo leva nel Magistero della Chiesa sui temi dell’economia, del lavoro e del bene comune. Temi particolarmente sentiti da don Giuseppe Venneri, direttore della Caritas diocesana, tra i soci fondatori insieme a Fondazione Fare Oggi, Cooperativa Sociale Ipso F.A.C.T.O., Cooperativa Agricola Galatea 1931. Oggi la rete è cresciuta, arrivando a coinvolgere 13 aziende e micro-imprese e 2 cantine sociali.

«In questo percorso abbiamo coinvolto piccole aziende a conduzione famigliare e giovani rimasti nel territorio con l’idea di dare un’opportunità, di mettere a sistema processi di sviluppo, di essere più forti, di avviare relazioni tra produttori locali e di creare una sorta di filiera produttiva con un bollino etico registrato» aggiunge Donadei. Da questa fitta collaborazione e contaminazione tra i soggetti coinvolti, fatta anche di condivisione di spazi e di capitale umano, “Opera Seme” punta a promuovere il senso di economia civile in un ambiente agricolo che ha pagato duramente in termini di produzione e posti di lavoro la piaga della Xylella. Da queste contaminazioni e dalla visione che ha animato il cammino, il marchio “Opera Seme” è adesso presente su tantissimi prodotti agroalimentari: legumi, olio, vino, miele, caffè, marmellate, conserve, pasta, sughi pronti, prodotti da forno. Ma non solo. Perché ha preso avvio anche il progetto “Opera Seme Farm” che permette di produrre e distribuire i prodotti agricoli freschi alle mense per i poveri della Caritas e a coloro che vogliono entrare in questo circuito che ha anche la finalità di contrastare lo spreco alimentare.

“Opera Seme”, dunque, è un’azione caratterizzata da tre i filoni: «Quello della formazione, legata all’economia civile, al lavoro, allo sviluppo delle risorse» conclude Donadei. «Quello della promozione del turismo lento e della mobilità sostenibile, con percorsi cicloturistici, rurali e a piedi per riscoprire il territorio. E quello principale, con la produzione e vendita dei prodotti, coinvolgendo la realtà cooperativistica sociale e le piccole imprese del territorio». Per i promotori, quindi, la visione innovativa e sostenibile dell’esistente, che guarda alla memoria e all’esperienza, per valorizzare e rileggere il territorio attraverso due settori fondamentali: la cultura agricola e la vocazione turistica.