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Sostenibilità sociale e ambientale

La transizione ecologica italiana perde posizioni ed è in crisi (energetica)

Secondo il rapporto annuale stilato da SolarPower Europe, l’Italia perde posizioni nella classifica dei Paesi che ricorrono al fotovoltaico, «ma soprattutto investe ancora moltissimo nel gas naturale, nonostante le promesse di fare il contrario, impresse nero su bianco nel Pnrr», dice la responsabile clima ed energia del Wwf Mariagrazia Midulla

di Luca Cereda

Nel 2021 l'Australia ha scavalcato l'Italia per capacità di produrre energia green dagli impianti solari istallati nell’intero anno. È questo il dato più significativo che emerge dal rapporto annuale di SolarPower Europe. Questo specifico mercato globale è in crescita per il nono anno consecutivo, con il record di installazione annuale di 168 GW di nuova capacità solare fotovoltaica. L’Italia perde il sesto posto nella top ten dei mercati mondiali. La Penisola, con 22,1 GW, è stata superata dall'Australia con 27 GW ed è ora seguita da vicino dalla Corea del Sud con 21,3 GW, che è salita all'ottavo posto dal nono dello scorso anno. L'Italia, si legge nel rapporto, è «una delle maggiori economie dell'Ue con molto spazio e sole», ma cresce annualmente al di sotto di 1 GW. «Sebbene i suoi obiettivi solari per il 2030 siano ambiziosi e richiedano l'installazione di ulteriori 50 GW, il quadro politico non ha consentito agli investitori di sviluppare progetti solari, mentre il governo sta lavorando a procedure per facilitare le autorizzazioni», spiega il rapporto.

Le classifiche per natura non dicono tutto, «ma aiutano ad inquadrare bene la situazione dell’Italia che nel momento in cui tutti, in tutto il mondo, investono nell’energia solare ed eolica, si perde tra competenze nazionali e regionali e i meandri della burocrazia che allungano i tempi e allontanano gli investitori e gli investimenti», sintetizza analizzando la graduatoria la responsabile clima ed energia del Wwf Mariagrazia Midulla.

Gli altri dati sull’energia prodotta dai pannelli solari in Europa

Stringendo sui dati del mercato dell’energia solare dell’Unione Europea, pubblicati da SolarPower Europe, il quadro complessivo resta più che ottimistico sull’andamento del fotovoltaico nel 2021 e, in generale, sugli sviluppi nel corso dei prossimi anni. Secondo il rapporto nel 2021 la capacità complessiva dei 27 Paesi membri pari a 25,9 GW, con una crescita del 34% rispetto al 2020. Dati che, come dichiara Aristotelis Chantavas, presidente di SolarPower Europe, incoronano il 2021 come l’anno migliore di sempre per il settore fotovoltaico. La Germania rimane il Paese leader nel fotovoltaico con +5,3 GW di capacità installata nel 2021, in crescita dell’8% rispetto all’anno precedente. Il Paese si riconferma tra le nazioni più attente ai temi legati alla sostenibilità ambientale e transizione energetica. I Paesi Bassi registrano un record rispetto alla capacità procapite pari a 765 W, in crescita del 42% rispetto al 2020. Nel 2021, l’elenco dei grandi installatori si è inoltre arricchito di 2 nuovi membri: la Grecia, che riprende il suo posto in questa categoria dopo un sensibile rallentamento nel numero e nella capacità installata e la Danimarca. Le stime del rapporto di SolarPower Europe preannunciano, inoltre, un quasi raddoppio della capacità totale cumulata entro il 2025: lo scenario medio più probabile è di 327,6 GW, ma c’è ancora un ampio margine di miglioramento per un’accelerazione verso la transizione energetica.

La crescita delle centrali a gas

L’obiettivo noto come “Net Zero”, ovvero il bilanciamento tra le emissioni nette di gas serra prodotte dalle attività umane e quelle assorbite/rimosse, si avvicina per l’Europa, ma l’Italia rallenta, «anche perché molte delle politiche che sono state messe in atto dall’accordo sul clima del 2015 in seguito alla Cop di Parigi, e che sono state progressivamente e ulteriormente rafforzate negli ultimi anni, hanno messo in bella vista la transizione ecologica e il ricorso alle fonti rinnovabili per produrre energia, ma negli stessi “pacchetti” di norme – a partire dal Pnrr e fino ai decreti semplificazione – hanno favorito le centrali a gas. Che per quanto sia una fonte energetica migliore del carbone è pur sempre non rinnovabile», spiega la responsabile clima ed energia del Wwf Mariagrazia Midulla. La picchiata italiana nella classifica di SolarPower Europe è dovuta «anche al fatto che nel Belpaese ci sono delle lungaggini e complessi passaggi burocratici che si ripercuotono sia sugli investitori stranieri, che sulle imprese e le famiglie italiane che aspettano a puntare sull’energia solare». Questo succede nonostante il conflitto russo in Ucraina abbiamo fatto alzare ancora di più il prezzo dell’energia che però già da un anno stava salendo.

Scendo il corso del fotovoltaico, sale vertiginosamente quello del gas

Per un’Italia che perde posizioni nel solare e investe nel gas, diventa fondamentale capire quel mercato energetico come si stia muovendo, visto che gli attuali prezzi del mercato energetico sono spinti al rialzo proprio dall'aumento del costo di approvvigionamento del gas naturale. A metà del 2021 è iniziata una stagione in cui i prezzi dell’energia elettrica hanno raggiunto vette che non si vedevano da anni. Sulla borsa elettrica il prezzo medio del chilowattora ha oscillato per anni tra i 4 e gli 8 centesimi. Ma già a luglio dello scorso anno ha superato i 10 centesimi per arrivare a fine 2021 alla quota di 28 centesimi. «Con questi prezzi dell'energia gli incentivi sono addirittura una perdita secca per chi investe. È opportuno sottolineare come, nonostante quanto alcuni osservatori lascino intendere, l’aumento dei prezzi dell’elettricità dipende interamente dall’aumento del prezzo del gas. Infatti secondo il World economic forum (WEF forum), il costo dell’elettricità fotovoltaica è diminuito di circa l’85% nell’ultimo decennio. Di conseguenza, è ancora più inspiegabile il perché l’Italia non metta pannelli, ma inventivi i rigassificatori fino al 2043, a soli 7 anni da quando l’Europa vuole ottenere la neutralità energetica», aggiunge Midulla.

Il ruolo delle comunità energetiche conta, ma meno di buone norme che guidino la transizione

L’attuale esecutivo – va detto – ha snellito alcune delle procedure per installare, con qualunque modalità, impianti solari fotovoltaici e termici sugli edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici, nonché la possibilità di realizzare opere funzionali alla connessione alla rete elettrica senza subordinarla all'acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso: «Manca però una una legge unitaria e nazionale che renda prescrittivo i mettere pannelli solari o pale eoliche nelle aree che le stesse Regioni hanno già definito idonee. Questo oggi, nonostante i soldi spesi per la mappatura, non avviene. Così come in Italia siamo indietro sull’agrivoltaico che permette di usare gli spazi agricoli per impiantare pannelli solari senza impattare sui raccolti, ma sfruttando gli ampi dei campi e degli allevamenti», chiosa Midulla, che spera che il quadro normativo nazionale possa puntare in modo deciso sulle fonti rinnovabili, ma allo stesso tempo – e non come momento secondario – alla prevenzione sistematica degli sprechi energetici. «In questa “partita” dell’energia, le comunità energetiche svolgono un ruolo culturale significativo, anche se il loro impatto può arrivare a coprire al massimo un terzo del fabbisogno energetico, e soprattutto quello dei privati. L’augurio è che siano un traino per stimolare il legislatore perché segnalano un interesse della collettività in questa settore», conclude la responsabile clima ed energia del Wwf.


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