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Cooperazione & Relazioni internazionali

Abolizione della pena di morte, l’Africa si muove

Un cammino lento e inesorabile che conquista sempre più Stati . La notizia della decisione del Parlamento centrafricano di abolire la pena di morte, dopo che nel 2021 l’ha abolita la Sierra Leone. In Guinea e in Ghana se ne sta discutendo

di Luca Cereda

Il 27 maggio l’Assemblea nazionale della Repubblica Centrafricana ha approvato per acclamazione e in uno scroscio di applausi l’abolizione della pena di morte: un gesto di straordinaria importanza, in un paese che dal 2013 ha conosciuto pochi momenti di pace stabile e che comunque ha deciso che non è con la pena capitale che quella pace andrà ritrovata.

Governo e società civile ora auspicano che l’approvazione del presidente Faustin Archange Touadéra non si faccia attendere e che presto, dunque, la Repubblica Centrafricana si aggiungerà ai due terzi del mondo che hanno già abolito la pena di morte.

Appena due giorni prima, il 25 maggio, in occasione della Festa dell’Africa, il presidente dello Zambia Hakainde Hichilema aveva comunicato al parlamento e alla nazione l’intenzione di abolire la pena capitale. Da anni l’Africa subsahariana sta facendo grandi passi avanti in tema di pena di morte. Nel 2021 l’ha abolita la Sierra Leone. In Guinea e in Ghana se ne sta discutendo e non è escluso che da qui alla fine dell’anno la lista degli stati abolizionisti africani si sarà allungata.

Lo scorso anno, con la pandemia, non si sono fermate le esecuzioni capitali, anzi

Nel 2021 sono state attuate 579 esecuzioni capitali, un dato in aumento del 20% rispetto all'anno precedente in cui si è registrato uno stop per la pandemia di Covid. Per giunta alla fine dello scorso anno almeno 28.760 persone erano detenute con una condanna alla pena capitale, 40% in più rispetto al 2020.

A riferirlo è Amnesty International nel suo rapporto annuale dedicato alla pena di morte nel mondo, denunciando un “aumento preoccupante" anche se attualmente ad applicarla sono soltanto 18 Paesi, "il numero più basso da quando teniamo questo conteggio”. Tuttavia la statistica dell'ong non tiene conto delle pene capitali eseguite in Cina, Corea del Nord e Vietnam, Paesi che bloccano l'accesso a tali dati.

La maggioranza delle persone detenute per una condanna a morte si trovano in Iraq, Pakistan, Nigeria, Stati Uniti, Bangladesh, Malesia, Vietnam, Algeria e Sri Lanka.

Il record di esecuzioni è detenuto dall'Iran, dove nel 2021 almeno 314 pene capitali sono state attuate. Il secondo posto va all'Egitto, con 83 esecuzioni capitali, seguito dall'Arabia Saudita, con 65.

Pena di morte, uno strumento “di Stato” ancora radicato negli Usa. E in Europa, non è sparita

Negli Stati Uniti sono ancora 28 gli Stati che prevedono la pena capitale. Nel 2014 l'86 % delle esecuzioni si è concentrato in Texas, Georgia e Missouri; solo sei Stati hanno eseguito condanne, e la maggioranza relativa dei giudici della Corte suprema ha espresso dubbi di costituzionalità. Nel 2021 le esecuzioni sono state 11 rispetto alle 17 del 2020 e a entrambi i numeri aveva contribuito la l’allora presidente Trump aveva dato via libera – scadendo il suo mandato il 20 gennaio 2021, complessivamente a 13 condanne ed esecuzioni federali, tre delle quali negli ultimi giorni del suo mandato. Con l’insediamento di Biden alla Casa Bianca a livello federale è in vigore una moratoria sulle esecuzioni.

Intanto anche in Europa la pena di morte continua ad esistere: la Bielorussia è l’unico Paese del Vecchio continente che adotta le esecuzioni capitali come pena presente nel codice penale dal 1991, e la impiega con regolarità. Anche se non esistono statistiche ufficiali in merito alle esecuzioni e le informazioni che si riescono ad ottenere sono scarse e incomplete. Inoltre dittatore Lukashenko ha introdotto la punizione capitale per il reato di pianificazione di atti terroristici: una mossa che colpisce i molti esponenti dell’opposizione detenuti nelle carceri dopo gli arresti di massa degli ultimi anni.


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