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“The Passengers”, una casa per ritrovare il proprio cammino

“The Passengers” è il docufilm realizzato dai registi Tommaso Valente e Christian Poli che attraverso la voce dei protagonisti racconta la vita dei senza dimora inseriti nel progetto di “Housing First – Prima la casa”, promosso dal Comune di Ravenna e gestito dal Consorzio di Cooperative Sociali Solco

di Emiliano Moccia

Le storie, le voci, i volti, le cadute, i sogni, la voglia di farcela. La loro umanità, i sorrisi, I matrimoni falliti, le crisi aziendali in cui si è perso tutto, i maltrattamenti subiti in famiglia, le migrazioni da Paesi del terzo mondo. Il dolore, quello che ha accompagnato parte della loro vita, che li ha resi più fragili, più vulnerabili, fino a farli finire a vivere in strada. Come senza dimora. Uomini e donne, giovani ed adulti, italiani e migranti. Storie di vita stropicciate che per uscire dalla polvere si sono aggrappate ad un’opportunità, ad una speranza, come quella dei progetti di Housing First. Perché offrire alle persone senza dimora la possibilità di abitare una casa e di riportarle all’autonomia che avevano perso, è l’elemento indispensabile per avviarle concretamente in un percorso di inclusione sociale e lavorativa. Per restituire dignità e consapevolezza. «Per ritrovare il proprio percorso di vita dopo un cortocircuito con la società» spiega Tommaso Valente che, insieme a Christian Poli, è il regista del docufilm “The Passengers”, che racconta la vita dei “passeggeri” del progetto di “Housing First – Prima la casa”, l’iniziativa di contrasto alla marginalità sociale ed adulta gestita dal Consorzio di Cooperative Sociali Solco e finanziato dal Comune di Ravenna, dall’Unione dei Comuni della Bassa Romagna e dall’Unione dei Comuni della Romagna faentina.

Prodotto dalla società di produzione Kamera Film, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, in collaborazione con il Consorzio di cooperative sociali Solco Ravenna e Instant Documentary, il film dà voce alle fragilità umane, a chi per i motivi più diversi è caduto, ha perso tutto ed è finito in strada. Senza dimenticare le storie degli operatori e degli assistenti sociali che rendono possibile il viaggio di ripresa verso un luogo chiamato “casa”. L’housing first, infatti, ha come obiettivo quello di offrire alle persone senza dimora l’opportunità di “abitare” una casa, con il supporto di un’equipe transdisciplinare, dove gli stessi partecipanti al progetto contribuiscono alle spese del fitto dell’appartamento, alla gestione e manutenzione ordinaria, con il presupposto di migliore i processi di autonomia e di responsabilità.

«Avere una casa non è scontato, probabilmente per la maggior parte della gente lo è» dice Marino, uno dei protagonisti del film. «La vita può cambiare in un istante, decidere di intraprendere questo percorso con housing first non è stato facile. Dovevi essere pronto a condividere la tua storia, le tue sofferenze e allo stesso tempo avere la forza di metterti in gioco, di ricominciare. Alla fine del percorso, avere le chiavi in mano e aprire la porta di casa, è stata un’emozione fortissima. E vorrei che proprio questa emozione arrivasse al pubblico in sala». Del resto, l’idea di “The Passengers” è quella di «ribaltare il concetto che, persone che hanno avuto difficoltà talmente grandi da fargli perdere la casa, siano necessariamente dei bisognosi» evidenzia Valente. «Dalle loro voci emerge la capacità di essere partecipi nella vita sociale delle nostre comunità, quanto hanno da dare, quanto le loro storie siano parte integrante e ricchezza per la nostra società».

Per realizzare il docufilm, quindi, i due registi si sono recati nelle case dei protagonisti, seguendoli da vicino, registrando i toni, le risate, le ansi, le sconfitte, anche per «ribadire il diritto che hanno tutti, anche i più fragili, a decidere come raccontarsi». Un cinema sociale che attraverso un processo narrativo che cambia in base alle persone e alle storie incontrate, diventa strumento non solo per avvicinare il pubblico senza filtri al tema della povertà, ma anche per far conoscere una tipologia di servizio che sta dimostrando risultati importanti per quel che riguarda la reale inclusione sociale e lavorativa dei beneficiari. «Il dramma dei senza casa» continua il regista Valente «viene da un disagio che la società non può più ignorare. Dobbiamo capire la motivazione sociale per cui nel nostro Paese, che fa parte del gruppo del G8, ci sono ancora persone che vivono in strada».

L’intenzione, quindi, è anche quello di far conoscere la sperimentazione dell’housing first, che «si inserisce in una visione diversa dal welfare che sfugge alla visione assistenziale. E’ un progetto» rimarca il regista «che genera autonomia fra le persone coinvolte e dovrebbe essere l’obiettivo di qualsiasi progetto che si propone di superare determinate criticità che causano povertà ed emarginazione». Ma soprattutto, gli appartamenti abitati dai senza dimora grazie all’housing first diventano il luogo ideale «per ritrovare il proprio percorso di vita dopo un cortocircuito con la società. Perché al momento» precisa Valente «non c’è uno spazio per chi va in cortocircuito con gli attuali modelli imposti dalla società, a partire dalla corsa alle competenze, al lavoro, alla fretta, all’aspetto economico. Tutte situazioni che possono portare le persone a non essere più funzionali e ad essere scartate».

Perché l’housing first è molto di più di un dormitorio o di un alloggio di emergenza per chi non ha un’abitazione. Sviluppato dal dottor Sam Tsemberis a New York negli anni Novanta, questo modello si è rivelato di successo nei tentativi di risolvere la condizione di senza dimora di persone con disagio multi-fattoriale negli USA, in Canada ed in molti paesi europei incluso l’Italia. In pratica, le persone con anni di vita in strada o a serio rischio di perdere l’abitazione, ricevono dai servizi sociali territoriali l’opportunità di entrare in un appartamento autonomo, senza passare dal dormitorio, godendo dell’accompagnamento di una equipe di operatori sociali direttamente in casa. Le priorità del servizio, quindi, sono quelle di dare accesso alla casa, mettere la persona nelle condizioni ottimali per poter reagire alla propria condizione in un ambiente supportato, promuovere la riduzione del danno e offrire un percorso per tutto il tempo necessario. Fino a quando non sviluppano un livello di autonomia che consenta loro di lavorare, di pagarsi un affitto, di staccare dal progetto perché ormai non ne hanno più bisogno.

Dal 2014 anche in Italia è stata avviata la sperimentazione del modello Housing First. Oltre 50 organizzazioni che lavorano con le persone senza dimora nel settore pubblico, privato e privato sociale hanno deciso di applicare il modello come innovazione dei propri servizi e hanno aderito al programma del Network Housing First Italia, fondato e coordinato da fio.PSD (Federazione Italiana degli Organismi per le Persone Senza Dimora). Proprio la fio.PSD di recente ha rilevato che nel triennio 2019-2021 in Italia 31 città hanno avviato piccole sperimentazioni che sommate tra loro hanno dato a casa a 575 senza dimora. Il Comune di Ravenna ha colto questa opportunità ed affidato il servizio, dopo un bando ad evidenza pubblica, al Consorzio di Cooperative Sociali Solco. “The Passengers” ha l’ambizione di spiegare tutto questo. Il docufilm sta girando per le città, portandosi dietro il carico di storie e di umanità con la speranza che altre iniziative del genere possano fiorire nei nostri territori.


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