Sanità & Ricerca

Bergamo, l’arte scende in strada contro l’Hiv

Dal 10 al 16 giugno, una performance dello street artist bergamasco Etsom per promuovere la collaborazione nella lotta al virus e allo stigma delle persone sieropositive. Sul posto i volontari di Bergamo Fast Track City, rete bergamasca per la prevenzione e l’informazione sull’HIV, a disposizione per rispondere alle domande dei cittadini e distribuire materiali informativi

di Redazione

Da venerdì 10 giugno a martedì 14 il centro di Bergamo sarà animato da un’iniziativa di performing art contro il pregiudizio nei confronti delle persone che vivono con l’Hiv e per promuovere la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti. Alessandro Conti, street artist bergamasco, in arte Etsom, darà vita a un murale di 6 metri di larghezza e 3 di altezza proprio per sensibilizzare la popolazione, attraverso il linguaggio universale dell’arte, sui grandi problemi che ancora esistono quando si parla di Hiv: sommerso, pregiudizio e qualità di vita. A rappresentare il tema della collaborazione il simbolo “&”, una sorta di evoluzione dell’originario nastro rosso simbolo dell’Hiv, da cui ha preso ispirazione l’opera di Etsom.
L’opera sarà inaugurata il 14 giugno alle ore 12 dall’assessora alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo Marcella Messina che commenta: «Da marzo 2019, Bergamo ha aderito alla rete delle Fast Track City, un network mondiale di città focalizzato al raggiungimento degli obiettivi contenuti nella Dichiarazione di Parigi di luglio 2017, in particolare quello del 90-90-90 (90% di tutti i casi di HIV viene diagnosticato; il 90% delle persone sieropositive ha accesso alle terapie antiretrovirali; il 90% delle persone trattate raggiunge la soppressione della carica virale) e quello della riduzione dello stigma a 0. L’impegno dell’amministrazione è quello di promuovere la massima diffusione della cultura della prevenzione attraverso luoghi non convenzionali, come il Check Point in via Moroni 93 che ha permesso di ampliare l’offerta di test alla cittadinanza nel centro della città, o il sostegno ad iniziative come questa che, attraverso il linguaggio artistico, permetterà certamente di sensibilizzare i cittadini e dialogare soprattutto con quelli più giovani a cui rivolgiamo la nostra massima attenzione rispetto ai temi della cultura della salute»

L’opera rimarrà esposta in viale Papa Giovanni XXIII – largo Porta Nuova fino al 16 giugno, per poi essere donata alla città. Per tutta la durata dell’evento, nei pressi del murale saranno distribuiti materiali informativi e i visitatori saranno invitati a diffondere l’iniziativa sui social attraverso l’hashtag #InsiemecontroHiv.

L’iniziativa è promossa da Gilead Sciences, azienda farmaceutica impegnata da 35 anni nella lotta all’Hiv, per incentivare la collaborazione tra Istituzioni, non profit, società civile e industria per un futuro senza Hiv. L’evento ha inoltre ricevuto il patrocinio del Comune di Bergamo, del Congresso Icar (Italian Conference on Aids and Antiviral Research), che si svolgerà in città tra il 14 e il 16 giugno, della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), e di 14 Associazioni non profit operanti nell’area della prevenzione e dell’assistenza dell’Hiv.
Il Congresso Icar rappresenta un appuntamento importante per la comunità scientifica italiana che quest’anno, insieme alle altre iniziative previste, farà di Bergamo la capitale della lotta all’Hiv. Un’infezione di fronte alla quale ancora oggi non è ancora possibile abbassare la guardia.
A Bergamo e provincia si stimano oggi 3.225 persone viventi con l’infezione da Hiv; di queste l’87.9% ha ricevuto la diagnosi dell’infezione ed è in follow-up attivo. Il 100% delle persone in cura riceve una terapia antiretrovirale ed il 98,5% ha una viremia soppressa. Questi dati confermano per la città di Bergamo il raggiungimento dell’obiettivo 95-95-95 fissato dall’Oms per il 2030, principio secondo cui il 95% di tutti i casi di Hiv deve essere diagnosticato, il 95% delle persone che vivono con Hiv deve avere accesso alle terapie antiretrovirali e il 95% delle persone trattate deve ottenere la soppressione della carica virale, con l’obiettivo di porre fine all’epidemia da Hiv come minaccia di sanità pubblica entro il 2030.
«A Bergamo osserviamo negli ultimi anni un lieve e costante calo delle nuove infezioni, ma il problema non è risolto e permangono infezioni in tutte le fasce della popolazione. In aggiunta circa un terzo delle diagnosi avviene alcuni anni dopo l’infezione. Permane così una quota importante di persone portatrici del virus che non sanno di averlo (il c.d. sommerso) e che, a loro insaputa, facilitano la diffusione del virus. Per questo è importantissimo diffondere la cultura del test e favorire l'approccio al test in contesti diversi. Il test insieme alla terapia precoce sono i cardini del concetto di U=U. Purtroppo i giovani sono anche meno consapevoli e si proteggono di meno anche perché proprio le terapie attuali hanno permesso di cronicizzare l’infezione e quindi modificato la sensibilità nei confronti del rischio oltre a ridurre l'impatto mediatico», commenta Franco Maggiolo, responsabile della Unità Semplice di Patologie HIV correlate e terapie sperimentali della Asst Papa Giovanni XXIII e presidente dell’edizione bergamasca di Icar.

Le terapie oggi disponibili consentono infatti di ridurre la quantità di virus nell’organismo tanto da renderlo non solo non più rilevabile, ma anche non trasmissibile secondo l’equazione U=U, Undetectable = Untransmittable, permettendo alle persone con Hiv di avere una buona qualità di vita alla stregua del resto della popolazione. Se, quindi, decenni di innovazione scientifica hanno trasformato l'Hiv da malattia un tempo fatale a cronica, che può essere ben controllata e prevenuta, la possibilità di sconfiggere il virus per un futuro senza Hiv oggi non passa solo dalle terapie, ma anche dalla collaborazione di tutti gli attori coinvolti: Istituzioni, Terzo settore, società civile e industria.

Da questo punto di vista Bergamo rappresenta un esempio virtuoso. La città ha infatti aderito al Progetto delle Fast Track Cities, iniziativa mondiale che vede unite tutte le città che si sono impegnate a combattere le infezioni da Hiv, Hcv, tubercolosi e lo stigma sociale ad esse correlato. Friendly Test rappresenta un’altra eccellenza bergamasca nella lotta all’Hiv: un Checkpoint nel pieno centro cittadino, realtà che ha permesso di ampliare l’offerta di test Hiv, Hcv e per la sifilide alla cittadinanza e di progetti di informazione e educazione, contribuendo a migliorare la cultura della prevenzione e della cura della salute.
«Parlare di Hiv/Aids non significa semplicemente prevenire, ma anche combattere lo stigma che era e rimane uno dei problemi maggiori. La nostra città è stata attiva fin dagli anni Novanta e la nostra associazione è sempre stata in prima linea» spiega Paolo Meli, pedagogista, Associazione Comunità Emmaus di Chiuduno (BG). «Nel corso degli anni sono cambiate molte cose, ma lo stigma rimane purtroppo ancora troppo diffuso. Ed è su questo che dobbiamo lavorare, tutti insieme».

Per l’occasione, i volontari di Bergamo Fast Track City saranno a disposizione dei cittadini per fornire informazioni sulle diverse iniziative, sul Check Point di Bergamo e per distribuire materiale divulgativo. Nello spazio occupato dal murale saranno, inoltre, esposte le opere del progetto #cHIVuoleconoscere realizzate dagli studenti delle scuole secondarie del comune di Bergamo nell’ambito del progetto di sensibilizzazione della Comunità Emmaus di Chiuduno (BG) per raccontare in chiave artistica la lotta all’Hiv.

È nel contesto fortemente collaborativo bergamasco che Gilead Sciences ha deciso di promuovere l’iniziativa con l’artista Etsom. «Gilead continuerà a fare ricerca per farmaci sempre più efficaci e sicuri, così come è stato negli ultimi 35 anni. Sappiamo però che per mettere la parola fine alla storia dell'Hiv dobbiamo agire insieme a tutti coloro che sono impegnati nella nostra stessa battaglia», afferma Cristina Le Grazie, Direttore Medico di Gilead Sciences. «Collaborando insieme vogliamo favorire la prevenzione e l’informazione, combattere pregiudizio e stigma, contribuire a migliorare la qualità di vita delle persone con HIV. Solo insieme possiamo guardare a un futuro senza Hiv. Per tutti, ovunque».
La collaborazione è un tema ricorrente ed è anche al centro di Icar che ha scelto per l’edizione di quest’anno il titolo “Alliance to leave no one behind” che sottolinea la volontà di rafforzare l’alleanza tra tutte le componenti scientifiche, cliniche, sociali e dell’associazionismo che a vario titolo si impegnano nella lotta all’Hiv/Aids e di adoperarsi sul territorio per raggiungere le popolazioni più fragili ed esposte.

In apertura photo by Mattia Bericchia on Unsplash


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