Sostenibilità sociale e ambientale

Agri-feedstock: l’energia di Eni per l’agricoltura

Nel Report di sostenibilità della multinazionale guidata da Claudio Descalzi in evidenza gli investimenti nell’ambito dei biocarburanti. Un filone di sviluppo che accompagna la crescita delle comunità agricole dei Paesi in via di sviluppo presso i quali l’azienda opera a cui il numero di VITA magazine di giugno dedicata un focus speciale di otto pagine

di Mattia Schieppati

Un approccio concreto che guarda al 2050 con un obiettivo ambizioso, ma dettagliato in tappe estremamente concrete: arrivare alla neutralità carbonica (Net Zero), come contributo determinante alla mitigazione dell’emergenza climatica in atto. Una trasformazione epocale, che vuole essere messa in atto in maniera giusta. Non solo nel rispetto dell’ambiente, quindi, ma anche delle persone e delle comunità. Al di là dei (tanti) numeri, delle analisi e delle specifiche task, è questo l’orizzonte disegnato da Eni for – A just transition, il report volontario di sostenibilità presentato da poche settimane da Eni, le cui principali evidenze sono raccontate nel Focus dedicato dal numero di VITA di giugno (scaricabile qui).

Tra i filoni di progetto più interessanti emergono gli investimenti sull’agri-feedstock, l’agricoltura orientata alla produzione di materie prime per la produzione di biocarburanti, elementi fondamentali – oggi e in futuro – per la strategia di decarbonizzazione. Collaborando con le comunità locali presso le quali l’azienda è presente, in tutto il mondo, Eni sta sviluppando progetti per la creazione di vere e proprie filiere agro-industriali. I progetti di agri-feedstock consentono – avvalendosi delle competenze, dell’esperienza e delle soluzioni innovative già applicate in Italia a sostegno di questo modello di filiera integrata – il recupero di terreni marginali, creando nuove opportunità di lavoro e garantendo accesso al mercato alle comunità locali. Vengono coltivate piante che non entrano in competizione con la filiera alimentare, in linea con la direttiva europea, valorizzando aree abbandonate, minacciate dal cambiamento climatico, dalla desertificazione, dall’erosione e dall’inquinamento.

Il modello produttivo prevede che i prodotti agricoli confluiscano negli agri-hub, centri di raccolta e spremitura dei semi prodotti, dove l’olio estratto viene poi inviato alle bioraffinerie. La rigenerazione dei terreni ha un grande valore sia per gli agricoltori che per l’industria, che si approvvigiona con la garanzia di un processo certificato in linea con i più alti standard internazionali di sostenibilità. Questo approccio distintivo di Eni ha un impatto positivo sia sulle comunità locali che sull’industria energetica, generando valore nel lungo termine. In particolare, l’impatto sociale ed economico sulle popolazioni rurali è molto rilevante, garantendo l’accesso alla terra e creando nuove opportunità economiche grazie a contratti di lungo periodo, nel pieno rispetto dei diritti umani e promuovendo sviluppo sostenibile grazie ai “semi” della nuova energia.
Un modello di sviluppo win-win che dimostra come anche dalle transizioni più complesse possano germogliare buone idee, che siano anche giuste.


Foto: Coltivazione di spighe di ricino presso l’azienda agricola Agriresources, Louvakou, in provincia di Niari (Repubblica del Congo).


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