Attivismo civico & Terzo settore

Per riappropriarsi del futuro occorre investire nella bellezza e nel territorio

Ha fatto tappa a Catania la Carovana sui Beni Comuni di Rete Communia e SIBaTer in collaborazione con Fondazione Èbbene e Spazio 47

di Redazione

Dal bene comune può nascere nuovo sviluppo. Non solo attraverso azioni di rigenerazione urbana e riqualificazione dei beni comuni, ma anche con percorsi di educazione e formazione necessari per avviare un cambiamento culturale sulle persone e spingerle a riappropriarsi dei beni comuni. Un’azione che va fatta in sinergia con enti pubblici e privati, aziende, imprenditori, giovani professionisti e studenti. È quando si comincia a investire nella bellezza e nelle risorse del territorio, infatti, che si riscopre la voglia di fare, di esserci, di costruire. E che nasce, specialmente nei più giovani, quella voglia, quel bisogno di riprendersi non solo un pezzo della loro vita, ma un pezzo del loro territorio per proiettarlo verso il futuro.

Questo il focus del pomeriggio organizzato dalla Rete Communia Fondazione di Partecipazione ETS con il supporto di SIBaTer – progetto di supporto istituzionale all’attuazione della Banca delle Terre finanziato dal Programma complementare al PON Governance e Capacità istituzionale 2014-2020 e gestito da ANCI con il supporto tecnico della sua Fondazione IFEL – , che per la tappa catanese della carovana di eventi dedicati al Bene Comune che in queste settimane sta girando lo Stivale si è affidata a Fondazione Èbbene e al suo Hub Spazio 47.

Laboratorio di Futuro

Un’occasione per parlare di beni comuni che ha messo insieme professionisti, imprenditori e studenti per confrontarsi su temi quali cittadinanza attiva, recupero dei territori e competenze da mettere al servizio delle comunità. Ma anche, certamente, un’opportunità per mettere a punto strumenti e buone pratiche per non lasciare questi concetti semplici slogan da prima pagina, ma renderli elementi operativi per rimboccarsi le maniche e piantare, oggi, i semi del domani.

Al centro loro, studenti liceali e universitari e giovani attivi sul territorio, che hanno partecipato al primo momento previsto dall’incontro, il Laboratorio di Futuro curato da Ethics4Growth. Due ore intense di attività, confronto e riflessioni condivise che sono state restituite al pubblico da Giuseppe Macca e Caterina De Benedictis, che dopo varie esperienze al Nord Italia e all’Estero hanno scelto di tornare e investire sulla Sicilia e di guidare i giovani nella costruzione consapevole del loro futuro.

Il futuro va affidato ai giovani, ora non domani

Giovani, sviluppo dei territori e futuro diventano quindi elementi cruciali quando si parla di futuro, specialmente in una terra che vede ancora troppi giovani andare via alla ricerca di un futuro possibile. Un fenomeno che non accenna a diminuire e che Fondazione Èbbene, anche attraverso l’Hub Spazio 47, cerca di contenere offrendo strumenti e risorse per dare alle giovani generazioni un’opportunità per restare e investire sul proprio territorio, intercettando i giovani nel periodo scolastico o nei primi anni di Università per provare a costruire, insieme, un futuro a Catania e in Sicilia.

È la Rete, quindi, una delle risposte possibili, anche per i ragazzi e le ragazze che per l’occasione, attorno a un tavolo, hanno riflettuto sul futuro immaginando scenari positivi e negativi che hanno poi condiviso con gli speakers dell’evento: Cinzia Rossi, tesoriere della Rete Fondazione Communia che ad oggi conta 122 nodi di rete, Giuseppe Renda, coordinamento progetto Sibater – Banca delle Terre, Elisa Furnari, presidente di Fondazione Èbbene, Adriana Patella, assessora ai servizi sociali e alle politiche per la famiglia del Comune di Catania, Mirko Viola di Città Insieme, Edoardo Barbarossa, fondatore di Fondazione Èbbene, Davide Arcidiacono, Università degli Studi di Catania e Comitato scientifico di Fondazione Èbbene, e Florinda Saieva di Farm Cultural Park.

Univoco il pensiero dei relatori: se le Comunità vanno intese come beni comuni, tocca alle giovani generazioni prendersene cura e proiettarle verso il futuro. Comunità fatte di persone, azioni, pensiero. Ma anche comunità digitali, che producono beni “di tutti”, condivisi, ma in cui troppo spesso manca il lato relazionale.

Comunità affidate dai “grandi” ai giovani che tornano per portare una marcia in più al loro territorio e a quelli che restano, che sperano, che lavorano attivamente affinché quel futuro possa essere realmente alla portata di tutti.


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