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Outdoor education: moda o nuova via per costruire una coscienza sociale?

Dopo la pandemia, si sono moltiplicate le esperienze didattiche all'aria aperta. Ma non basta uscire un'ora in giardino per fare outdoor education: «La tutela del mondo naturale non deve essere il fine primario dell’educazione ambientale, ma soprattutto un mezzo attraverso il quale ogni persona può costruire una propria coscienza personale e sociale». Intervista ad Alberto Di Monaco, autore di "Nuove Frontiere di Educazione Ambientale Outdoor"

di Fabio Ruta

«L’Outdoor Education (OE) è da considerarsi come una strategia educativa agita in contesti naturali e all’aperto, basata sull’apprendimento esperienziale e sulla pedagogia attiva. Lavorare e formarsi all’aria aperta significa usufruire di quanto la natura e l’ambiente mettono a nostra disposizione al fine di acquisire nuovi apprendimenti e di dare qualità al processo educativo»: a dirlo è Alberto Di Monaco, dottore in Scienze dell’Educazione e Pedagogia, autore di un volume dedicato proprio a queste tematiche (Nuove Frontiere di Educazione Ambientale Outdoor. Fra sostenibilità ed ecologia, percorsi didattici e attività espressive – Edizioni Underground, 2021). Il tema è molto attuale viste le emergenze ambientali e climatiche e lo è diventato ancor di più in seguito alla crisi sanitaria che si è determinata con l’emergenza pandemica, quando la circolazione del virus negli ambienti chiusi è diventata un’insidia ancor più minacciosa.

Di Monaco affianca alla sua attività di educatore professionale quella di formatore e di narratore nei servizi rivolti alla terza età, all’infanzia e all’educazione ambientale, adottando un’ottica intergenerazionale. Ha fondato e dirige il gruppo “La Bottega dei Narratori” all’interno dell’associazione di promozione sociale Arkys Rete di Idee Aps, con la quale svolge da anni progetti, laboratori, percorsi ed eventi su tutto il territorio nazionale. Gli abbiamo chiesto di spiegarci meglio i costrutti teorici ed i benefici prodotti dalla outdoor education: «L’ambiente esterno è da intendersi come uno spazio deputato all’esperienza e all’educazione, nel quale vengono a delinearsi itinerari formativi significativi capaci di dare vita a infiniti collegamenti in ottica multidisciplinare. Le caratteristiche principali dell’outdoor education sono la flessibilità e l’adattamento. Lo scrittore Carlo Sgorlon qualche anno fa affermò: “Non possiamo più aspettare. È indispensabile quanto prima ricollocare l’uomo nella natura, fargli ritrovare l’umiltà di riconoscersi parte di essa e ad essa legato per necessità vitale”».


Come può l’outdoor education incidere nei percorsi legati all’età evolutiva?
La pedagogia dell’outdoor education, favorisce nei bambini esperienze dirette e concrete in natura. Tutto parte dal presupposto che stabilire un legame con l’ambiente aiuti i bambini a sviluppare aspetti importanti della loro formazione e della loro personalità. Presuppone che vi sia un’intenzionalità che orienta lo stare all’aria aperta, riconosce l’ambiente esterno come luogo privilegiato per lo sviluppo psicofisico del soggetto in età evolutiva. Il contatto diretto e in prima persona con la natura aiuta a sviluppare la percezione della realtà in chiave multisensoriale, promuove la stimolazione della creatività, della fantasia, dell’autonomia, del senso di avventura, della scoperta, della curiosità e le capacità di autoregolazione. Inoltre amplia la varietà delle esperienze, perché permette di andare oltre le sole modalità uditive e visive che al giorno d’oggi sono preponderanti. L’esperienza in natura consente al bambino di armonizzare il binomio mente-corpo riconducendolo ad unitarietà e favorisce l’interazione e la socializzazione con il gruppo dei pari e con gli adulti, tramite l’esecuzione di giochi, percorsi e attività. L’applicazione dell’OE, se agita con continuità, produce indubbiamente molteplici benefici, andando ad accrescere in modo positivo lo sviluppo globale del bambino.

L’esperienza in natura amplia la varietà delle esperienze, perché permette di andare oltre le sole modalità uditive e visive che al giorno d’oggi sono preponderanti. Inoltre consente al bambino di armonizzare il binomio mente-corpo, riconducendolo ad unitarietà e favorisce l’interazione e la socializzazione con il gruppo dei pari e con gli adulti. L’applicazione dell’outdoor educatione, se agita con continuità, produce molteplici benefici

Spesso la scuola e la didattica appaiono ancora rigidamente confinate all’interno di mura fisiche e concettuali. Ma allo stesso tempo prendono piede anche sperimentazioni positive: come è possibile aprire la scuola ad un rapporto più fecondo con gli ambienti naturali?
L’educazione ambientale diventa un’occasione di innovazione scolastica perché contribuisce ad arricchire l’offerta formativa della “scuola dell’autonomia”, rendendola capace di sviluppare interazioni produttive tra la scuola e il territorio e di ridare significato ai saperi disciplinari mettendoli fra loro in relazione. La scuola oggi si apre al contesto sociale e al territorio per leggere l'identità dei bambini, per costruire insieme a loro una cultura di appartenenza e partecipazione, di educazione al rispetto reciproco, alla convivenza, alla cittadinanza consapevole; è la prima comunità in cui, attraverso l’esperienza e il gioco, si parla, si comunica, si incontrano diverse culture e si diventa cittadini attivi. Diventa, in altre parole, un progetto di ricerca-azione per gli alunni – perché coniuga la conoscenza con l’impegno sociale – e per gli insegnanti, ai quali offre l’opportunità di riconsiderare la propria professionalità “sul campo”. Le attività proposte possono dare una risposta ai principali bisogni formativi individuali e sociali che sono alla base dell’educazione ambientale: bisogno di scoprire e vivere l’ambiente; bisogno di costruire la propria identità dentro un contesto reale, non virtuale, non formalizzato; bisogno di appartenere e crescere in un contesto di relazioni ricco e complesso; bisogno di conoscere in modo globale in un processo che comprenda il piano sensoriale, emotivo e cognitivo.

A cosa deve mirare oggi una corretta educazione ambientale?
L’educazione ambientale deve mirare a modificare i valori ed i comportamenti sociali, servendosi anzitutto degli stimoli che la natura offre. La tutela del mondo naturale non deve essere il fine primario dell’educazione ambientale, ma anche e soprattutto un mezzo attraverso il quale ogni persona può costruire una propria coscienza personale e sociale. Un ruolo decisivo lo gioca l’adulto. Il formatore e il conduttore di esperienza svolgono il ruolo di educatore ambientale che deve essere sempre in presenza, in vigilanza cognitiva, sapendo riflettere su ciò che sta accadendo modificando l’itinerario e seguendo anche bussole estemporanee. Secondo Schön l’agire riflessivo è un costrutto epistemologico: il professionista che agisce in “maniera riflessiva” è colui che si pone come ricercatore e grazie a tale atteggiamento, accresce conoscenze e competenze riflettendo sull’azione mentre essa si svolge”.

L’educazione ambientale deve mirare a modificare i valori ed i comportamenti sociali, servendosi anzitutto degli stimoli che la natura offre. La tutela del mondo naturale non deve essere il fine primario dell’educazione ambientale, ma anche e soprattutto un mezzo attraverso il quale ogni persona può costruire una propria coscienza personale e sociale

Giardini e orti sociali, riuso degli spazi dismessi, percorsi sensoriali e piste ciclabili… l’outdoor education può favorire anche politiche di rigenerazione urbana?
Gli esseri umani dovrebbero prendere consapevolezza del proprio ruolo, soprattutto dopo un disastro planetario, quale è stata la pandemia. Dovremmo saper occupare meglio gli spazi a disposizione e prima di consumare ulteriori risorse, dovremmo imparare a utilizzare al meglio quelle presenti, basandoci su riciclo e riuso. Se è necessario ridurre i nostri consumi, c’è da sottolineare che lo sviluppo sostenibile non è da intendersi come semplice limitazione quantitativa: esso appare viceversa come una “crescita di qualità”. Di grande importanza è la difesa della biodiversità biologica per evitare l’estinzione di specie vegetali ed animali, ma anche la difesa della biodiversità culturale, dei linguaggi e dei saperi.

Photo by Kelly Sikkema on Unsplash


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