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Raccolta fondi, ecco le nuove Linee Guida per gli ETS

Le Linee Guida non aggiungono indicazioni operative nuove, ma segnano un sostanziale passo in avanti nella concezione della raccolta fondi come attività strategica ed essenziale per gli enti di Terzo settore. Il direttore della Scuola di Fundraising di Roma commenta i documenti pubblicati ieri dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

di Massimo Coen Cagli

Le Linee guida in materia di raccolta fondi degli Enti del Terzo settore emanate di recente dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sostanzialmente non aggiungono indicazioni nuove, se non per quanto riguarda gli aspetti rendicontativi delle raccolte fondi (in allegato, in fondo all'articolo, le Linee Guida e il Decreto del ministro Andrea Orlando, ndr). Tuttavia mi sembrano importanti soprattutto perché ribadiscono e sottolineano quanto già stabilito nel Codice del Terzo Settore, ossia che il fundraising (o raccolta fondi che dir si voglia) è una attività strategica ed essenziale per gli enti di Terzo settore, superando quella vecchia concezione per cui le raccolte di fondi erano concepite quali attività episodiche o occasionali, spesso viste anche con un po’ di sospetto in quanto possibile occasione per raggirare le persone o per evadere il fisco e quindi di per sé oggetto di attenzione sotto il profilo contributivo e fiscale ma non sotto quello giuridico o politico generale.

Devo dire che questo sostanziale passo in avanti nella concezione della raccolta fondi mi dà una grande soddisfazione poiché l’inserimento dell’art. 7 del CTS è avvenuta anche come frutto di una forte azione di pressione da parte mia e di molti altri colleghi e grazie alla disponibilità da un lato dell’allora sottosegretario Bobba e dall'altro di alcuni parlamentari quali Patriarca che raccolsero questa nostra istanza.

Adesso, anche sotto l’aspetto giuridico, la raccolta fondi assume tutto un altro “statuto” e un ruolo che è essenziale per la sostenibilità degli enti e quindi per garantire l’autonoma iniziativa della cittadinanza attiva in forme organizzate. È un passaggio di non poco conto, che se preso sul serio apre anche nuove prospettive ad un maggiore riconoscimento del ruolo professionale dei fundraiser.

Per il resto le linee guida ripropongono i principi di fondo di verità trasparenza e correttezza che per quanto da sempre sono presenti nel codice etico dei fundraiser oggi diventano elementi imprescindibili del concepimento e soprattutto della valutazione delle campagne di raccolta di fondi soprattutto a tutela dei donatori e, di riflesso, logicamente, a tutela della qualità dell’intero terzo settore, spesso criticato magari anche solo per un caso di cattivo fundraising da parte di qualche organizzazione.

L'elenco delle modalità possibili più che proporre delle linee da seguire è la presa d’atto che da anni la raccolta fondi si fa con quelli (e con altri) strumenti e non aggiunge indicazioni specifiche alle quali attenersi per adottarli. Insomma, più che linee guida in senso operativo sembrano essere un commentario più approfondito di alcuni principi contenuti nella Riforma. Ma questo non è un danno. Anzi.

*Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di Fundraising di Roma

Foto di Stefano Pedrelli


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