Politica & Istituzioni

Conferenza di Vienna per l’abolizione delle armi nucleari: l’Italia non può disertare

Sono più di 40 le organizzazioni cattoliche che si appellano al Governo e alla diplomazia italiana perché ripensi alla scelta di non partecipare - nemmeno come osservatore - alla Conferenza che apre domani a Vienna. L’Italia sarà l’unica dei quattro paesi dell’Unione Europea che ospita testate nucleari Nato sul proprio territorio a non partecipare

di Redazione

L'Italia non può disertare la conferenza di Vienna sul trattato per l'abolizione delle armi nucleari. Un’ampia platea di realtà cattoliche, dalle Acli all’Azione Cattolica Italiana, dalla Papa Giovanni XXIII alla Focsiv, da Confcooperative al Masci parlano di una scelta quella italiana – «incomprensibile» e sollecitano la diplomazia italiana, in coerenza con la campagna “Italia ripensaci” promossa dalla società civile, a compiere un passo concreto per una qualsiasi forma di presenza del nostro Paese nella Conferenza che si svolgerà dal 21 al 23 giugno a Vienna per iniziativa dell’International Campaign for the Abolition of Nuclear weapons (premio Nobel per la Pace 2017), assieme all’International Physicians for the Prevention of Nuclear War (premio Nobel per la Pace 1985).

Ad oggi infatti l’Italia ha deciso di non partecipare alla Conferenza neanche come Paese Osservatore, al contrario di quando faranno Germania e Olanda.

Il Trattato che sancisce l’abolizione delle armi nucleari è già stato ratificato da 62 Paesi di ogni parte del mondo ed è in vigore dal 22 gennaio 2021, al termine dei 90 giorni previsti dopo la 50esima ratifica. La recente Assemblea Generale dei vescovi italiani ha ripreso e rilanciato nel suo messaggio finale l’appello di oltre 40 associazioni e movimenti cattolici che chiede all’Italia di aderire al “Trattato per l’abolizione delle armi nucleari”, adottato dalle Nazioni Unite fin dal 2017. Lo scorso 18 maggio 2022 la Risoluzione approvata dalla Commissione Esteri della Camera dei Deputati impegnava il Governo «a valutare la partecipazione dell’Italia come Paese osservatore alla Prima Riunione degli Stati Parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW)». Davanti alla temuta escalation della guerra in Ucraina si rivelano di una stringente attualità le parole profetiche di don Primo Mazzolari: «Abbiamo bisogno di giustizia sociale, non di atomiche». Qui l’appello al Governo italiano e tutte le firme degli aderenti.

L’Italia sarà l’unica dei quattro paesi dell’Unione Europea che ospita testate nucleari NATO sul proprio territorio a non partecipare alla Prima Conferenza degli Stati Parti del Trattato per l’abolizione delle armi nucleari (TPNW), confemano gli organizzatori della campagna “Italia Ripensaci”, promossa da Rete italiana Pace e Disarmo e da Senzatomica, partner italiani di ICAN – International Campaign to abolish nuclear weapons, premio Nobel per la Pace nel 2017. Germania, Olanda e Belgio hanno infatti già dichiarato la loro presenza come Stati osservatori, insieme ad Australia e Norvegia, anche loro membri della Nato. «La scelta di non partecipare alla Conferenza di Vienna dimostra una mancanza di coraggio politico. Rivolgiamo ancora un ultimo appello al nostro Governo affinché decida di ripensarci ed essere presente», è la richiesta.

A Vienna invece è arrivata oggi l’onorevole Laura Boldrini, prima firmataria della recente risoluzione sulle armi nucleari adottata dalla Commissione Esteri della Camera dei Deputati, che partecipa alla Conferenza internazionale dei Parlamentari convocata per oggi. «Finché ci saranno armi nucleari non saremo mai al sicuro. Sono invece molto dispiaciuta che l’Italia non abbia firmato il Trattato e che – a differenza di altri paesi, inclusi alcuni membri della Nato come Germania e Norvegia – non partecipi neanche alla Conferenza in veste di paese osservatore, come sollecitato in una Risoluzione a mia prima firma approvata da tutta la maggioranza in Commissione Esteri. È comunque un segno di attenzione, se pure a mio avviso insufficiente, che l’Italia partecipi a un’iniziativa a latere, che riguarda gli impatti umanitari delle armi nucleari. Il mio impegno andrà avanti».


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