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5 per mille, quel calo di firme che ci deve svegliare

Consorti (NPSolutions): «Continuiamo a rilevare lo stallo delle preferenze, che porta un numero crescente di enti a contendersi sempre le stesse preferenze. Ma cosa facciamo per conquistare quei 12 milioni di contribuenti che il 5 per mille forse non sanno neanche cosa sia?»

di Mario Consorti

Un dato è certo ed è lo scarso interesse che quest’anno sembra aleggiare attorno ai dati del 5 per mille. Eppure le curiosità potrebbero essere tante, dal momento che si tratta del primo dato sul comportamento degli italiani, rispetto al 5 per mille, dopo la pandemia. Forse sarò stato poco attento ma davvero è uscito molto poco a questo proposito e ciò pare in sintonia con il dato del 5 per mille del 2021 – anno d’imposta 2020 – che non è certo tra i più esaltanti della storia di questo strumento. Anzi, forse il dato più importante da sottolineare è proprio il fatto che per la prima volta da alcuni anni la copertura messa a disposizione dall’Amministrazione non è stata superata. E non stiamo parlando nemmeno di una distanza da poco, visto che le 16.282.585 firme destinano un importo di 506.956.649 di euro, rispetto al tetto fissato a 525 milioni.

Sul fronte dell’importo, un calo c’era da aspettarselo per effetto dell’importante riduzione del reddito medio nelle dichiarazioni del 2021. Forse quello che non ci aspettavamo era il calo del numero di preferenze, che ha anch’esso impattato sul volume delle risorse che arriveranno dallo Stato al non profit.

È vero che si è ridotto anche il numero delle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2021, ma per dare un’idea dello scarso peso di questo indicatore si guardi il dato del 2019 quando avevamo 16,77 milioni di firme su 41,37 milioni di dichiarazioni: nel 2021 abbiamo avuto 16,28 milioni di firme su 41,18 dichiarazioni. Inoltre ricordiamo che sono state perse nell’ultimo anno 166mila preferenze espresse che si aggiungono alle oltre 300mila perse nel 2020, che in soldoni fanno circa 15 milioni di euro.

Come leggere questo fenomeno è difficile dirlo. Di certo non è per la riduzione dell’interesse delle organizzazioni verso il 5 per mille: le realtà che si sono iscritte alle liste per beneficiare del contributo 2021 infatti sono ulteriormente aumentate, passando a 72.738 con una crescita di oltre il 5 % rispetto al 2020. Gli enti sono aumentati sì, ma la maggior parte di essi continua a collocarsi nelle fasce più basse in termini di preferenze raccolte: un fenomeno particolarmente evidente nell’ambito delle Onlus.

Guardando gli importi continua la forte concentrazione di pochi enti che captano moltissime preferenze. Sono 158 gli enti che si accaparrano il 50% dei 506 milioni destinati in questa edizione. La situazione è del tutto analoga all’anno precedente, salvo il fatto che lo scorso anno le prime 158 realtà si erano spartite il 50% di 518 milioni di euro.

Osservando le top20 (per firme e per contributo) è evidente l’importante riduzione dell’importo ricevuto, dovuta alla riduzione del contributo medio per il 5 per mille di ciascun contribuente che passa da poco più di 32 euro a 31,65 euro. Ma se sugli importi quasi tutte le realtà vedono una riduzione, lo stesso non accade per le preferenze. Lasciamo comunque merito alla Lega del Filo d’Oro che ha ottenuto un risultato davvero esaltante e che dal 2006 conosce soltanto una progressiva crescita di preferenze.

Andando alla ripartizione tra gli ambiti, vediamo come è vero che le Onlus continuano a farla da padrone, ma osserviamo anche che è proprio questo l’ambito maggiormente penalizzato dall’andamento in corso: infatti alle Onlus vanno il 65% delle risorse destinate dagli italiani con il 5 per mille, contro il 68% del 2019.

Sono anni che si è avviato un processo di progressiva conquista da parte di enti presenti nel territorio. Nei primi 4-5 anni di vita del 5 per mille protagoniste sono state le grandi organizzazioni che hanno investito e sensibilizzato i contribuenti ad utilizzare questo strumento per sostenere il non profit, ma poi via via il numero degli enti è cresciuto mentre il numero delle preferenze si è tendenzialmente attestato attorno ai 16 milioni. Il numero degli enti invece è passato da quasi 30.000 a oltre 70.000 nell’arco di 15 anni. Ben evidente questo trend nell’osservare la concentrazione tra Lazio e Lombardia (Roma e Milano), luoghi dove risiedono le sedi nazionali di grandi organizzazioni: negli ultimi 10 anni si vede come in tutte le regioni il numero degli Enti è cresciuto ma il numero di preferenze si è ridotto in maniera consistente nelle regioni come Lazio e Lombardia.

Non abbiamo un dato sul settore maggiormente premiato dai contribuenti, ma senza dubbio l’ambito sanitario è quello privilegiato. Considerando solo le Onlus, fra le prime 80 organizzazioni (che raccolgono circa 1/3 delle preferenze dell’elenco) il sanitario raggiunge quasi il 40% delle preferenze.

*Mario Consorti è fondatore di NP Solutions

Le infografiche sono state realizzate da Vita su dati NP Solutions

Photo by Markus Krisetya on Unsplash


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