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Bologna, un laboratorio creativo di cittadinanza attiva

L'iniziativa di Cittadinanzattiva che fa conoscere, comunica e valorizza un patrimonio di esperienze che molto spesso è nascosto o dimenticato: quello di azioni, comportamenti e progetti orientati al miglioramento della qualità della vita e dei beni comuni, che vedono protagonisti i singoli cittadini o i gruppi informali

di Luigi Alfonso

Bologna, ancora una volta, si propone come modello positivo del buon vivere. E la sezione locale di Cittadinanzattiva cerca di mettere in risalto le buone pratiche della società civile, attraverso un progetto che, come spiega il responsabile Walther Orsi, sociologo e volontario che in passato ha lavorato nei servizi sanitari, «nasce tre anni fa e si propone di far conoscere, comunicare e valorizzare un patrimonio di esperienze che molto spesso è nascosto o dimenticato: quello delle buone pratiche sociali. Molto spesso le si confonde con le buone prassi. Ci riferiamo ad azioni, comportamenti e progetti orientati al miglioramento della qualità della vita e dei beni comuni, che vedono protagonisti i singoli cittadini o i gruppi informali. Le esperienze sono le più disparate: nel nostro sito ne abbiamo raccolto oltre 250». Ne riportiamo alcune.

Il portierato sociale di via San Leonardo. Un gruppo di condòmini ha deciso di valorizzare le reti di vicinato, anche solo per piccoli aiuti reciprochi (“A chi lascio il cane o le chiavi in mia assenza?”), sostenere i residenti in situazioni di fragilità, svolgere un’azione di prevenzione e di riduzione dei conflitti, tutelare e curare gli spazi comuni di questa strada.

Il cohousing “Il giardino dei folli”, in via Stradelli Guelfi a Bologna. Un gruppo di amici ha progettato una nuova organizzazione residenziale che, oltre alla condivisione di alcuni spazi tra le famiglie, origina nuove relazioni e stili di comportamento, nuovi modelli di consumo, l’utilizzo di tecnologie per il risparmio energetico, un modo differente di socializzare, condividere esperienze e competenze, farsi carico insieme delle situazioni di fragilità e solitudine anche per combattere l’isolamento che, in periodo di pandemia, è cresciuto enormemente.

Child Care e Families Share. Un gruppo di genitori condivide tempo e risorse nella cura dei bambini e per promuovere una comunità educante.

Alla scoperta di Milano da casa. Alcuni cittadini hanno progettato un modo diverso per conoscere il patrimonio storico e artistico di Milano, per diffondere la cultura attraverso l’intrattenimento digitale ed effettuare itinerari virtuali in città. «Anche questo esempio è citato nel nostro sito perché non ci limitiamo al territorio bolognese. I buoni esempi non hanno confini», sottolinea Orsi.

Gira la cartolina. Conoscere la città di Bologna dal punto di vista di chi la vive, scoprendo storie e luoghi sconosciuti dal turismo tradizionale, attraverso il coinvolgimento di testimoni significativi che hanno vissuto quelle storie e quei luoghi.

Camminaemangia. Brevi escursioni nei dintorni di Bologna per visitare antichi borghi, musei, luoghi di valore artistico, conoscere la storia del territorio e promuovere l’attività motoria. Si pranza in trattorie o bar per sostenere quelle attività delle aree interne che sono a rischio chiusura.

No tag Porto-Saragozza. Un gruppo di cittadini cura e riqualifica le aree interessate dal vandalismo grafico, attraverso la rimozione delle scritte negli edifici e nei portici del quartiere di Bologna.

Manutenzione e tutela igienica del giardino Rosa Parks. Numerosi cittadini hanno deciso di prendersi cura di un giardino che è nelle vicinanze delle loro abitazioni. Questa esperienza promuove il miglioramento dell’ambiente fisico ed è in grado di coinvolgere altri cittadini, di combattere la solitudine, di promuovere il senso civico, di educare le nuove generazioni al rispetto e alla valorizzazione dei beni comuni.

Interventi di cura e riqualificazione di via de’ Falegnami. Un gruppo di commercianti si prende cura della Via in cui operano, attraverso un percorso illustrativo dedicato alla storia della strada nel centro storico, un’attività di pulizia integrativa, iniziative culturali e ricreative per rendere più accogliente e vivibile tale via per residenti e turisti, ma anche per sostenere le attività commerciali dei negozianti.

«Il progetto – precisa Walther Orsi – prevede incontri con amministratori locali, interviste a testimoni significativi, focus group, convegni, attività di comunicazione pubblica attraverso i social, un sito internet, seminari, oltre 50 newsletter. Vedo tre elementi innovativi in questo progetto: nuovi paradigmi interpretativi; coprogettazione diffusa; esperienze che diventano illuminanti sui nuovi bisogni, spesso non colti dalle istituzioni».

«Le buone pratiche sociali ribaltano la prospettiva: i bisogni/problemi vengono trasformati in opportunità di miglioramento, grazie all’intelligenza collettiva della comunità e la creatività dei giovani. Inoltre, promuovono una co-progettazione diffusa, non affidata ai soliti attori sociali (istituzioni, cooperative sociali, imprese), dando ai giovani un ruolo da protagonisti. La comunicazione parte dal basso e riguarda le tematiche individuate dai cittadini, in una prospettiva di sviluppo equo, solidale e sostenibile. Le buone pratiche sociali, oltre a rappresentare modelli significativi di cittadinanza attiva e di volontariato, fanno emergere nuovi bisogni e nuovi ambiti imprenditoriali e di lavoro».

Cittadinanzattiva sta elaborando un Report che elenca, in 5 aree operative (Solitudine e fragilità, Emergenza ambientale e transizione ecologica, Attività culturali, ludiche e sportive, Comunità educante, Turismo sostenibile ed inclusivo), i nuovi ambiti imprenditoriali e professionali che emergono dalle buone pratiche sociali. Un focus group valuterà e approfondirà tali scenari coinvolgendo i giovani di Cittadinanzattiva, studenti e neo-laureati di Bologna. Sarà attivata una rete di attori sociali con cui condividere un percorso di confronto e coinvolgimento di associazionismo imprenditoriale, Terzo settore, enti locali, organizzazioni sindacali, istituzioni formative, per individuare possibili convergenze e ambiti di collaborazione.


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