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Parole che discriminano, parole che includono

Il Glossario su discriminazione e inclusione di CBM Italia Onlus: un vademecum per imparare a scegliere con cura i termini quando si parla di disabilità

di Redazione

«Abilismo: discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, da considerarsi al pari delle altre discriminazioni verso specifiche categorie sociali: razzismo, sessismo, omofobia, eccetera. Il termine deriva dall’idea secondo cui le persone con disabilità siano inferiori (meno abili, meno dotate) delle persone senza disabilità». È questa la prima voce del Glossario su discriminazione e inclusione realizzato da CBM Italia Onlus: un vademecum combattere gli stereotipi e i pregiudizi ancora molto presenti nella disabilità e per imparare a scegliere con cura i termini più rispettosi quando si parla di disabilità (lo potete scaricare qui).

Il Glossario è frutto di un percorso iniziato parecchi mesi fa, fatto di incontri online gratuiti. La prima parte del Glossario approfondisce il significato di alcuni dei termini più diffusi e utilizzati nell’ambito della discriminazione e dell’inclusione: abilismo, stigma, intolleranza, razzismo, violenza, pregiudizio, xenofobia… La seconda parte raccoglie le espressioni più usate, spesso in modo scorretto, nell’ambito della disabilità e le affianca a quelle che dovrebbero essere usate per evitare discriminazioni e offese. Le parole, infatti, possono fare la differenza. Il Glossario spiega perché dire “disabile” non è un modo più breve per dire “persona con disabilità”, perché nel primo caso si mette l’accento sulla disabilità e nel secondo sulla persona. Così, espressioni come “soffre di” o “affetto da” nel tempo hanno contribuito ad alimentare lo stigma sociale sulle persone con disabilità, generando sentimenti di pietismo e commiserazione: «Evitiamo di identificare necessariamente le persone con disabilità come vittime sofferenti, prive di volontà e capacità decisionali, sempre costrette a subire scelte imposte», annota Cbm.

«Il Glossario è un’ottima opportunità per riflettere sul significato profondo dei termini che utilizziamo o ascoltiamo quotidianamente», commenta Massimo Maggio, direttore di CBM Italia. «Per noi di CBM al centro di ogni comunicazione ci sono le persone, e l’utilizzo dei termini corretti è un importante gesto di consapevolezza. Le parole hanno un’incredibile forza e in tema di disabilità possono essere macigni. Nessuno infatti vorrebbe essere identificato sulla base della propria disabilità e per questo motivo suggeriamo di impegnarci a usarle nel modo più corretto e rispettoso possibile, per far sì che diventino le fondamenta del mondo inclusivo in cui abitare tutti insieme».

Photo by Surendran MP on Unsplash